I giornali secondo me stavolta fanno bene a sparare a zero, basta farsi prendere per il collo dai giocatori.
Se vuole rimanere ha un ingaggio adeguato e la fascia da capitano.
Se vuole andare via, quella è la porta. Però si fa un anno in tribuna.
Raiola è quello che è ma nessuno ha puntato una pistola alla testa di Gigio, se lui parte è perchè lui e la sua famiglia vogliono che vada, Raiola o non Raiola.
A tal proposito, leggete questa bella intervista al procuratore Fulvio Catellani, roba da far accaponare la pelle (sottolineo la parte relativa a Donnarumma ma consiglio di leggerla tutta):
"Donnarumma via a zero? Raiola sarebbe da radiare. E Giuseppe Riso..."
Uno dei lati oscuri del mondo del calcio, i rapporti tra club e procuratori, raccontato da uno che li vive in prima persona. In esclusiva per FoxSports, l'intervista all'agente Fulvio Catellani.
Il calcio italiano è malato, lo è da tempo, ma i segnali di ripresa ci sono e sono confortanti. La Juventus ormai stabilmente nel ristretto club delle superpotenze continentali, un campionato che finalmente ha iniziato ad attirare ricchi investitori stranieri, un movimento giovanile che sta sfornando talenti a ripetizione, toccasana per le nostre società quanto per la nazionale. Ma non tutto ha ripreso a funzionare come dovrebbe. I rapporti tra società e procuratori, per esempio, rappresentano una delle parti meno trasparenti di questo business. Ne parliamo con Fulvio Catellani, che seguendo le orme del padre Sauro, agente di lungo corso nonché ex giocatore di Inter e Napoli, è da ormai 15 anni nel mondo delle procure calcistiche. Insieme hanno scoperto, tra gli altri, Francesco Acerbi, hanno portato in Italia Milinkovic-Savic e, in collaborazione con Letterio Pino, sono stati i primi a proporre sul nostro mercato i nomi di Mauro Icardi e Keita Balde.
Fulvio, cosa non funziona più nel vostro lavoro?
Se me l’avessi chiesto qualche anno fa non avrei potuto risponderti, nel senso che gli esempi sarebbero stati quasi tutti virtuosi, si veda la scuola dei vari Silvano Martina, Giovanni Branchini, Beppe Bonetto, lo stesso Antonio Caliendo. Oggi le cose sono diverse, molti guardano soltanto all’aspetto mediatico e a quello economico. Il procuratore guadagna una piccola percentuale sull’ingaggio annuo, ma il vero business è trasferire un giocatore da un club all’altro. E in questo il “cattivo maestro” è sicuramente Mino Raiola, cioè il prototipo dell’agente che non vorrei mai essere.
Sii più preciso. In cosa consiste questa cattiva condotta?
La cattiva condotta sta nel prendere giovani campioni, come per esempio Donnarumma, e riempirgli la testa di cose sbagliate. Accanto a questi ragazzi ci vorrebbe qualcuno che sappia cosa significa essere calciatore ad alto livello. Gigio è un bravo ragazzo, mentalmente molto più maturo della sua età, e gioca in un club al quale deve riconoscenza. Un procuratore serio avrebbe il dovere di consigliargli ciò che è il meglio per lui, cioè firmare il rinnovo con il Milan alle cifre giuste per il suo valore e per la sua età. Fare un passo alla volta. Non di certo chiamare l’Inter per offrirgli il ragazzo.
Mino Raiola, cattivo maestro...confermi che quella telefonata c’è stata veramente?
Credo proprio di sì.
Peraltro, l’Inter era già stata vicina a Donnarumma in passato. Poi è successo qualcosa.
L’Inter ha pagato Donnarumma per quasi due anni per rimanere a Napoli. Poi è arrivato il Milan, che ha offerto un contratto ricco al fratello Antonio, ha trovato vitto e posto di lavoro al padre, e loro si sono rimangiati la parola con l’Inter. E questo spiega anche perché la famiglia si sia poi rivolta a Raiola…
Insomma, c’è il rischio concreto che Raiola voglia davvero portare via Donnarumma dal Milan?
Certo. Perlomeno, mi auguro che Raiola, se proprio vuole puntare a un trasferimento faraonico, lo faccia seguendo un percorso di crescita per il ragazzo. Cioè firmare il rinnovo con il Milan, consacrarsi qui definitivamente, e poi eventualmente prendere la decisione migliore per tutti. Dovesse farlo andar via a parametro zero sarebbe da radiare. Prendiamo l’esempio di Balotelli. Mario era ed è un talento pazzesco, oltre che una brava persona. Se fosse stato seguito da un procuratore come si deve avrebbe ottenuto ben altro dalla sua carriera. Il calcio è pieno di giocatori tutto genio e sregolatezza, e questi più di altri andrebbero seguiti da gente che non punta solo a mettergli in testa soldi ed esposizione mediatica.
Si parla anche di alcuni agenti che “acquistano” la procura di calciatori assistiti da altri colleghi.
Funziona così. O si offrono direttamente soldi ai giocatori, regali molto costosi alle loro compagne. Oppure si portano all’interno delle proprie strutture i familiari, il fratello o il padre di turno. C’è da chiedersi da dove arrivano quei soldi: ci sono dei club dietro, o magari addirittura una questione di riciclaggio di denaro? Tu dammi del denaro, e io ti faccio vedere cosa ti posso far fruttare dal trasferimento di un… Roberto Gagliardini, per esempio.
Gagliardini è passato dall'Atalanta all'Inter ed il suo procuratore è Giuseppe Riso…
Certo, non ho problemi a fare nomi. Perché nessuno dice come mai, dopo sei mesi che aveva preso il patentino – a proposito, come l’ha preso? Studiando? – ha avuto il mandato di trattare uno come Carlos Tevez? Perché Giuseppe Riso è un uomo di Adriano Galliani. Ora che Galliani non è più amministratore delegato del Milan, chissà che non vada proprio a fare l’agente, “coprendosi” dietro le spalle di Riso. La posizione che andrà a ricoprire ufficialmente in Fininvest (settore immobiliare, ndr) potrebbe essere anche di pura facciata.
Detto del lato oscuro del tuo mestiere, ora parliamo magari di chi opera con correttezza e senso etico.
Prendiamo uno come Giovanni Branchini, con il quale peraltro abbiamo avuto qualche problema in merito ad Angelo Ogbonna. Guardate il legame che ha stretto con uno come Demetrio Albertini, con cui ha iniziato il percorso a 16 anni, portandolo ai massimi livelli. O con Ronaldo, che quando era in Italia si rivolgeva a Giovanni per qualunque problema. Idem Beppe Bonetto, che coi vari Maldini e Peruzzi aveva stretto un rapporto che andava oltre la professione. Maldini sposò la famiglia Milan e il suo agente non ha mai provato a strapparlo da quella che era la sua casa. Non c’è da essere ingordi. È così che ci si guadagna il rispetto del mondo del calcio. Io con Francesco Acerbi ho guadagnato pochissimo, ma sono fiero di avergli ritagliato un percorso che lo ha condotto dalla Beretti del Pavia alla nazionale italiana.
Possiamo dire che i procuratori dovrebbero rinunciare a questo nuovo ruolo che alcuni di loro si sono ritagliati, quasi da direttori sportivi, e tornare all’origine, a un lavoro in cui lo scouting riveste una parte fondamentale?
Sicuramente. E questo mi porta a un altro problema: ormai i nostri referenti nei club sono sempre meno abituati a fare il direttore sportivo. Uno come Giovanni Sartori conosce tutti, non c’era verso di proporgli un giocatore che lui non avesse già annotato. Idem Antonio Di Battista, responsabile del settore giovanile del Pescara: è uno dei più profondi conoscitori del calcio italiano che abbia mai incontrato. Se invece dall’altra parte la competenza non è massimale diventa un problema. Ora finalmente anche il Milan, con Mirabelli, sembra aver preso questa direzione.
C’è un giocatore che hai contribuito a portare in Italia, Milinkovic-Savic, che è al centro delle attenzioni di molti grandi club.
Noi collaboriamo con Mateja Kezman, che ha la procura del giocatore, un professionista straordinario. La prima volta che andai in Serbia fui folgorato: lo proponemmo a Lotito a 850mila euro, ma finì al Genk per un milione di euro. E l’anno dopo la Lazio per comprarlo fu costretta a sborsare quasi 10 milioni di euro. Sono cose che capitano, eh. Per dirne una: avevamo proposto Mauro Icardi a De Laurentiis per 80mila euro, prima che finisse alla Sampdoria. A volte capita che le società si sentano sicure della qualità di un giocatore solo se lo pagano tanto.
Milinkovic-Savic, pezzo pregiato della Lazio, partirà in estate?
Le offerte ci sono, e lui secondo me è destinato a una grande carriera, ma non dimentichiamoci che trattare con la Lazio è complicato. Il signor Lotito ha un’etica particolare, ma che in un certo senso condivido: io ti do la possibilità di cambiare squadra, ma tu devi farmi guadagnare i soldi che dico io. E se fai il mercenario ti ostacolo. Talvolta è un atteggiamento controproducente, perché si va alla guerra con il giocatore, col rischio di perderci. Vedi cosa sta capitando con Keita, o cosa è successo in passato con Luis Jimenez, con Mauro Zarate, con Goran Pandev. Lui è fatto così. Quando andammo da lui per il rinnovo di Diakité, che guadagnava 30mila euro all’anno, Lotito accettò senza battere ciglio la nostra richiesta di 220mila euro. E lo fece perché aveva di fronte un giocatore educato e rispettoso, e dei procuratori che non avevano mai tirato la corda con la società.
L’arrivo di proprietà straniere cambierà anche il vostro modo di lavorare?
Secondo me sì, e sarà un cambiamento per il meglio. Le proprietà straniere avranno meno problemi, secondo me, a tagliare i ponti con certi soggetti e con certe dinamiche: rapporti poco chiari tra dirigenti, agenti, soldi che girano, che vengono fatti rientrare, parametri zero bizzarri alla Senderos e Onyewu… Perché il Milan prende giocatori del genere? Perché l’Inter, quando doveva rinnovare il contratto a Recoba, finiva per mettere sotto contratto anche i Pacheco e i Sorondo? Sono queste le cose che devono cambiare, per il bene di tutto il movimento.
Cosa ne pensi della scelta dell’Inter di puntare su Walter Sabatini?
È una persona in gamba, che ascolta tutti. Può fare bene, l’Inter ha bisogno di uno come lui. Quando mandarono via Frank De Boer, Kia Joorabchian aveva consigliato a Suning di affidare la panchina a un tecnico straniero (Marcelino, ndr). Ma alla fine ha avuto la meglio il partito di Piero Ausilio, che voleva sin dall’estate un tecnico italiano. E arrivò Pioli.
Dammi un giovane che secondo te è pronto a fare il grande salto.
Te ne dico due. Uno è Plizzari, il terzo portiere del Milan. È un 2000, se Donnarumma dovesse partire i rossoneri sarebbero in ottime mani. L’altro è Dimitrije Kamenovic, 17 anni a luglio, terzino sinistro mancino serbo già nel giro della nazionale e da un anno titolare nel campionato serbo.