Per chi vuole dibattere e chiacchierare sulle serie TV, sui cartoni animati, su programmi televisivi o su film cinematografici... e ovviamente anche sui protagonisti dello schermo.
PuroIndyLove ha scritto: ↑04/05/2020, 13:21
Io in tutta onestà io mi sono fermato a... Rambo I!
Non so perché ma è una saga di Stallone che non ho mai avuto un grande interesse ad approfondire.
Tango & Cash II correrei a vederlo, anche se si prospettasse una cazzata.
Fra tutta la sua filmografia di film fracassoni in puro stile anni '80, è quello che preferisco di più e rivedo con piacere.
Non sono fan dei Rambo, il primo vabbeh è tutta un'altra cose, doveva essere un mega pistolotto contro l'odio verso i reduci.
Il terzo è un floppone che segna un po' la fine dell'action anni '80, Schwarzy lo capì prima di lui e con Total Recall passa all'Action comedy, lui ci mise un pochino di più, prendendosi qualche batosta.
John Rambo alla fine era quel giusto compromesso di revival post rinascita con Rocky Balboa.
Stallone e Schwarzy sono comunque i capostipeti di un genere nell'action e come tali hanno il loro giusto posto nel panorama del cinema. Assieme a Norris (che con Missing IN Action anticipò Rambo II di pochi mesi) e poi alla seconda/terza fascia di Seagal, JCVD e Lundgren.
Tango & Cash non mi fa impazzire, vuoi perchè giunge oltre tempo massimo, Walter Hill e i Buddy Cop Movies li aveva creati quasi 10 anni prima, poi rubacchiava troppo di qua e di là, cioè la scena iniziale presa da Police Story.
Visti tutti sti discorsi, mi avete fatto venire voglia di rivedere Commando.
Continuo a non capire come faccia, dopo 30 e più anni, ad avere picchi d'ignoranza tali da far ancora impallidire gli action odierni.
"Ricordi quando ti ho detto che ti avrei ucciso per ultimo?"
"Si! L'hai detto, l'hai detto!"
"Ti ho mentito!"
Tango & Cash stuzzica più la mia sfera sentimentale che intellettuale, dato che è un film che vedevo di frequente da piccolo sulle reti Mediaset.
Sì, pur non essendo un mostro di originalità, simpatizzi per la trama vivace, le buone scene d'azione, una adeguata dose di humour e la buona alchimia tra Sly e Russell.
Arnold è stato sempre il più intelligente tra i due a scegliersi i ruoli, pisciando quasi mai fuori dal seminato.
Conosceva i suoi limiti e sapeva anche scherzarci sopra.
Solo anni dopo mi sono accorto che la poliziotta era interpretata da Sandra Bullock
Comunque saranno i casi della vita, ma mentre stavo scrivendo questo post ho cercato Demolition Man su google e ci sono notizie di poche ore fa in cui Stallone ne ha annunciato un seguito dicendo che sarà fantastico....non ne sarei cosi sicuro, ma prevedo che sarà molto, molto tamarro. Lo amerò.
Corilo1 ha scritto: ↑05/05/2020, 19:09
Vabbè vogliamo parlare di Demolition Man?
Solo anni dopo mi sono accorto che la poliziotta era interpretata da Sandra Bullock
Comunque saranno i casi della vita, ma mentre stavo scrivendo questo post ho cercato Demolition Man su google e ci sono notizie di poche ore fa in cui Stallone ne ha annunciato un seguito dicendo che sarà fantastico....non ne sarei cosi sicuro, ma prevedo che sarà molto, molto tamarro. Lo amerò.
Come dicevo prima, lui è solito fare sta cosa.
ANnunciare nelle interviste, giusto per, lo fa dai tempi di Rocky per dire.
Ema di Pablo Larraín
Dopo Jackie un altro ritratto di una donna alle prese con il lavoro del lutto. Ma se in Jackie l'oggetto amato è definitivamente perduto nella morte e quindi l'attaccamento narcisistico all'oggetto impone l'impossibilità del lutto come melanconia, qua invece l'oggetto è perduto per colpa propria ma non in maniera definitiva così da attivare meccanismi di negazione, sostituzione, riottenimento dello stesso oggetto, insomma, l'impossibilità del lutto si esprime come mania, come delirio dell'io. Se in Jackie l'uscita da quella condizione, cioè il distacco del soggetto narcisistico dalla propria ferita, è data dalla reinsituzione del Nome del Padre (JFK era più un padre che un marito), cioè di Dio, qua invece il soggetto narcisistico impera schiacciando il desiderio dell'Altro e rendendo impossibile alcuna via di uscita per tutti. Ma se Jackie è un soggetto troppo particolare, una donna ricca rimasta bambina che non sapeva rispondere alla morte, Ema è invece un soggetto forte, individualizzato, femminista, contemporaneo, che vive in pieno la società ipermoderna. In L'uomo senza inconscio Recalcati descrive la mania come la patologia prevalente della società ipermoderna fondata sul discorso del capitalista cioè sul godimento illimitato e l'espulsione della Legge, della castrazione, del simbolico, della colpa (sull'espulsione della colpa anche L'espulsione dell'altro di Byung-Chul Han). Ema affronta inizialmente il lutto attraverso l'autocolpevolizzazione del melanconico fidanzato, vero greco, che però si rivela anche lui un soggetto debole, schiacciato dalla potenza narcisistica del mondo maniacale. In accordo a questo lavoro del lutto il film procede con un linguaggio traumatizzato, frammentato, disconnesso. Nella seconda parte però Ema si pone sempre più come soggetto forte, assume come compito il soddisfacimento dei bisogni del proprio io in un chiaro meccanismo di negazione del lutto e progetta un piano per risolvere i suoi problemi. Nel seguire la logica della mente maniacale e del suo piano, il film si linearizza, al linguaggio della melanconia si sostituisce il linguaggio della mania, all'identificazione attraverso il fidanzato si sostituisce la presa di posizione dello sguardo di Ema con conseguente espulsione di ogni altra possibile identificazione. Questa presa di posizione come individualità singolare coincide con un'indipendenza creativa (Ema è danzatrice, il fidanzato è il suo coreografo) che è soprattutto lavoro sul proprio corpo. La riconquista del proprio corpo la porta in una spirale libertina di godimento sfrenato dell'io che porta a schiacciare chiunque gli sta intorno. Al suo nocciolo il film è una delle critiche più feroci alla società ipermoderna, al femminismo contemporaneo, al soggetto narcisista, alla libertà come proprietà dell'individuo, alla cultura del corpo. Il soggetto femminista non è molto lontano dalle femme fatale del melodramma classico, solo la sua pulsione di morte è oggi nascosta come pulsione di vita, come esperienza individualizzata del proprio corpo. Il film della consacrazione di Larraín.
Les misérables di Ladj Ly
Poliziotto buono, poliziotto cattivo, ma poliziotto buono che diventa cattivo, esclusi buoni, esclusi cattivi, ma esclusi buoni che diventano cattivi. Per certi versi il film esprime bene la "rabbia per la rabbia" delle sollevazioni popolari nella società ipermoderna e l'immaginazione distopica dietro, d'altra parte la naturalizza come stato delle cose, non la critica. Il grande assente di questo film, come nei discorsi di molte sollevazioni popolari, gilet gialli in primis, è la base economica. La cattiveria nasce dal capo che trama alle spalle degli individui e al tempo stesso la cattiveria del capo nasce dalle circostanze stesse, cioè dalla cattiveria degli indivdui. Insomma, la grande stortura delle democrazie moderne sarebbe che la "rabbia per la rabbia" produce la "cattiveria per la cattiveria", dog eat dog. Grazie, peccato che ce l'avesse già detto Hobbes due secoli prima di Victor Hugo quando manco esisteva la democrazia moderna quindi che cazzo stai a dì. Ridicolo il paragone con Joker. Joker espone la sua narrazione come narrazione dell'escluso così da evidenziare i meccanismi di inclusione ed esclusione sottesi nella società ipermoderna, quindi l'immaginazione distopica appare come una conseguenza dell'esclusione, non il naturale stato delle cose. Joker coglie i meccanismi che rendono escluso un escluso, in Les misérables l'escluso è già colto in quanto escluso. Film assolutamente inutile.
Girl di Lukas Dhont
In realtà visto ormai un mese fa ma non potevo mancare di esprimere un GODOPOLI per avere triggerato i fondamentalisti muselleschi di tutto il Mondo. In pratica in quando diretto da un "cis-gender" per un pubblico "cis-gender" allora non può parlare in alcun modo dell'esperienza "trans-gender" e tutto il film è un'appropriazione "cis" dell'esperienza "trans", poi vai a vedere e il film è tratto da una vera esperienza di un amico del regista e ti rendi conto di quanto siano ridicoli, essenzialisti e autoreferenziali i genderisti. Pazzesco Musy.
Rivisti Capt. America - Civil War e Guardiani della Galassia vol. 2.
L'unica pecca che trovo in Civil War è non aver messo su un "parco supereroi" più numeroso per il combattimento nell'aeroporto, o comunque averlo riempito con altre figure tipo esercito o cose così, diciamo una battaglia un po' spoglia.
Guardiani 2 è invece splendido, ha veramente tutto: comedy ben fatto, azione, drama, finale strappalacrime...
Ieri sera ho visto Black Panther e beh, non m'é piaciuto, ma che tipo dopo la visione lo ritenevo un film carino e nulla più, mentre stamattina riflettendoci un po' su ho già abbassato il giudizio a mediocre. Mi é piaciuto com'è stato trattato il tema razziale, con un punto di vista molto razionale ad ampia portata, e penso il discorso di T'Challa al Congresso dopo i titoli di coda sia la scena più riuscita del film. Il problema é che Black Panther rimane un film supereroistico, e come supereroe T'Challa non funziona, almeno non in questo film.
Personalmente ritengo che un prodotto superoeroistico di qualsiasi natura non possa prescindere da un protagonista ispirante, dev'essere un uomo ideale, sì, ma deve anche mostrare perché goda dello status di superuomo, deve meritarsi il suo lieto fine e convincermi che l'impegno ha sempre un valore. E in Black Panther non c'é letteralmente nessuna scena che mostri T'Challa, come si dice, "farsi il culo", é un bravo ragazzo, un ottimo regnante, ma non c'é un singolo momento che me lo venda come supereroe. Io riconduco questa mancanza alla sconfitta contro Killmonger, avviene troppo in là nel film per includere un percorso di crescita tra la sconfitta e la rivincita, che non appare "meritata", perché T'Challa non legittima con una crescita personale il cambiamento dello status quo stabilito dal primo scontro.
Non aiuta nemmeno il fatto che T'Challa esca da due ore di film senza mostrare alcuna inclinazione o tratto distintivo nel carattere oltre a un forte senso di lealtà, che basterebbe, se non facesse parte di un universo narrativo in cui tutti i protagonisti in varia misura condividono quel valore. In teoria i rapporti con i tanti side-characters dovrebbero mostrarci tutte le sfaccettature del suo personaggio, ma nella pratica non é davvero sviscerato in nessuno di questi. IMHO rimuovendo in toto il personaggio di Nakia e riducendo l'importanza di Okoye, concentrando tutto sul rapporto con i familiari (che lo contrappone a Killmonger che una famiglia non l'aveva) sarebbe uscito un personaggio forse meno tridimensionale, ma molto più profondo.
E' proprio scritto male, in tutti gli aspetti, e la cosa mi ha molto deluso perché in Civil War T'Challa funzionava benissimo.
Oltretutto anche da un punto di vista artistico il film non mi ha impressionato, scenografia meravigliosa, la messa in piedi del Wakanda e la cura dei costumi é notevole, ma registicamente non ha alcuna sequenza d'impatto, e nemmeno le musiche mi hanno toccato, nonostante sia un aspetto a cui solitamente do molto peso.
Non dico sia il peggior film della Fase Tre del MCU solo perché non guarderò mai nella vita Thor Ragnarok (da quanto ho sentito sullo stile mi farebbe cagare) e non ho interesse nemmeno in Captain Marvel (il modo in cui l'MCU scrive i personaggi femminili mi repelle, e in Endgame era terribile), ma per quanto mi riguarda Black Panther prende le pizze sia da Spidey Homecoming (da un punto di vista narrativo) che da un Doc Strange (da un punto di vista artistico).
Siccome arrivo in ritardo alla visione di tipo due anni volevo recueprare un po' i pareri sul Foro, ma la funzione ricerca di 'sto sito é la merda delle merde da tipo quando mi sono iscritto.
Io nell'ultimo periodo sto recuperando delle filmografie dall'inizio.
Per dire Pasolini, sono arrivato all'Edipo Re, poi mi sono perso via a vedere video di Carmelo Bene.
Fellini, sono arrivato al binomio Vitelloni/La Strada. Sempre tutto splendido.
Fassbinder, che mi manca praticamente tutto, avevo visto i classici diciamo, poi essendo stato l'icona hipster (almeno a Milano, non so da altre parti) per anni, mi ero dissociato, ora che gli Hipster sono tutti morti e ricaduti nella borghesia che li ha allevati e votano Calenda, posso dedicarmici.
Si e anche Michele Soavi, ma quello delle fiction, sebbene sia un'agonia, ma cazzo le scene d'azione di Ultimo 2 e Uno Bianca se sono fighe. Però troppo pesanti e brutte, mi sa che lascio stare.
E a ritroso di Castellari, vedendo Caribbean Basterds, ma la roba prima non si trova, quindi ho abbandonato.
Ieri sera ho visto Black Panther e beh, non m'é piaciuto, ma che tipo dopo la visione lo ritenevo un film carino e nulla più, mentre stamattina riflettendoci un po' su ho già abbassato il giudizio a mediocre. Mi é piaciuto com'è stato trattato il tema razziale, con un punto di vista molto razionale ad ampia portata, e penso il discorso di T'Challa al Congresso dopo i titoli di coda sia la scena più riuscita del film. Il problema é che Black Panther rimane un film supereroistico, e come supereroe T'Challa non funziona, almeno non in questo film.
Personalmente ritengo che un prodotto superoeroistico di qualsiasi natura non possa prescindere da un protagonista ispirante, dev'essere un uomo ideale, sì, ma deve anche mostrare perché goda dello status di superuomo, deve meritarsi il suo lieto fine e convincermi che l'impegno ha sempre un valore. E in Black Panther non c'é letteralmente nessuna scena che mostri T'Challa, come si dice, "farsi il culo", é un bravo ragazzo, un ottimo regnante, ma non c'é un singolo momento che me lo venda come supereroe. Io riconduco questa mancanza alla sconfitta contro Killmonger, avviene troppo in là nel film per includere un percorso di crescita tra la sconfitta e la rivincita, che non appare "meritata", perché T'Challa non legittima con una crescita personale il cambiamento dello status quo stabilito dal primo scontro.
Non aiuta nemmeno il fatto che T'Challa esca da due ore di film senza mostrare alcuna inclinazione o tratto distintivo nel carattere oltre a un forte senso di lealtà, che basterebbe, se non facesse parte di un universo narrativo in cui tutti i protagonisti in varia misura condividono quel valore. In teoria i rapporti con i tanti side-characters dovrebbero mostrarci tutte le sfaccettature del suo personaggio, ma nella pratica non é davvero sviscerato in nessuno di questi. IMHO rimuovendo in toto il personaggio di Nakia e riducendo l'importanza di Okoye, concentrando tutto sul rapporto con i familiari (che lo contrappone a Killmonger che una famiglia non l'aveva) sarebbe uscito un personaggio forse meno tridimensionale, ma molto più profondo.
E' proprio scritto male, in tutti gli aspetti, e la cosa mi ha molto deluso perché in Civil War T'Challa funzionava benissimo.
Oltretutto anche da un punto di vista artistico il film non mi ha impressionato, scenografia meravigliosa, la messa in piedi del Wakanda e la cura dei costumi é notevole, ma registicamente non ha alcuna sequenza d'impatto, e nemmeno le musiche mi hanno toccato, nonostante sia un aspetto a cui solitamente do molto peso.
Non dico sia il peggior film della Fase Tre del MCU solo perché non guarderò mai nella vita Thor Ragnarok (da quanto ho sentito sullo stile mi farebbe cagare) e non ho interesse nemmeno in Captain Marvel (il modo in cui l'MCU scrive i personaggi femminili mi repelle, e in Endgame era terribile), ma per quanto mi riguarda Black Panther prende le pizze sia da Spidey Homecoming (da un punto di vista narrativo) che da un Doc Strange (da un punto di vista artistico).
Siccome arrivo in ritardo alla visione di tipo due anni volevo recueprare un po' i pareri sul Foro, ma la funzione ricerca di 'sto sito é la merda delle merde da tipo quando mi sono iscritto.
Concordo su tutta la linea.
Uno dei pochi film Marvel che non sento proprio il bisogno di rivedere (e che non ho rivisto nel rewatch che ho fatto durante il lockdown).
Personaggio che è riuscito davvero male (e concordo che in Civil War le premesse erano invece ottime) e film che non lascia praticamente nulla.
E aggiungo come forse Capt. Marvel sia il secondo peggior character, il film manco me lo ricordo per quanto è stato insignificante.
Ho visto invece Ragnarok per la prima volta, praticamente è un film stand alone che non serve a quasi nulla in vista di Endgame se non per il rapporto Thor-Loki e Hulk.
MacheteKowalski ha scritto: ↑14/05/2020, 18:54
Concordo su tutta la linea.
Uno dei pochi film Marvel che non sento proprio il bisogno di rivedere (e che non ho rivisto nel rewatch che ho fatto durante il lockdown).
Personaggio che è riuscito davvero male (e concordo che in Civil War le premesse erano invece ottime) e film che non lascia praticamente nulla.
E aggiungo come forse Capt. Marvel sia il secondo peggior character, il film manco me lo ricordo per quanto è stato insignificante.
Ho visto invece Ragnarok per la prima volta, praticamente è un film stand alone che non serve a quasi nulla in vista di Endgame se non per il rapporto Thor-Loki e Hulk.
Su Thor Ragnarok l'ho rivalutato parecchio col tempo, per distacco il miglior Thor e tutto sommato un film che scorre via bene. Son contento di Waikiti ancora alla regia per il quarto.
Già che Mysto li ha tirati fuori, per me i due Spider-Man sono due buonissimi film, i migliori per distacco sul ragnetto da Spider-Man 2. Ho preferito Far From Home ad Homecoming, ma siamo lì.
Infine, ho rivalutato tantissimo pure Iron Man 3, l'ho rivisto con l'inizio della Fase 2 (non sto scherzando ) e alla fine penso che soffra per la questione Mandarino, ma tutto il percorso psicologico di Tony è scritto molto bene, ed è ciò che fa partire la traccia che condurrà ai fatti di Civil War.
Michele d. Luffy ha scritto: ↑14/05/2020, 19:28
Ragnarok dà le piste agli altri due thor
Non fraintendermi, infatti non ho detto che è brutto (anche i Thor precedenti non spiccano particolarmente) solo che come storia non da praticamente nessuno spunto in vista dell'imminente Infinity War, tant'è che ho guardato IW senza averlo visto e non ne ho risentito..
) e alla fine penso che soffra per la questione Mandarino, ma tutto il percorso psicologico di Tony è scritto molto bene, ed è ciò che fa partire la traccia che condurrà ai fatti di Civil War.