Riflessione sullo status del calcio italiano

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AFM2000
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Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da AFM2000 »

La notizia di Tonali secondo me porta in obbligo ad aprire una riflessione, ormai ciclica ma che secondo me è giusto ed inevitabile da riaprire.

Negli anni precedenti, tutto quello che è stato detto sul movimento in crisi in Italia, tanto da farlo diventare un cliché.
Allora negli anni passati era anche giusto, perché le italiane veramente non producevano risultati in modo tale da giustificare una permanenza dei big. Soprattutto in campo europeo.

Ma qui si è arrivati ad un punto dove nonostante 3 finali europee e un movimento in netta ripresa negli ultimi anni, ormai si è entrati in un meccanismo praticamente di default.

Perché se Tonali al primo anno del NEWCASTLE in Champions vuole andare in Inghilterra per lasciare il MILAN, allora bisogna porsi due domande.

Ormai noi tifosi abbiano mentalizzato che se arriva un'offerta per un Osimhen, un Leao, un Kvara o un Theo Hernandez e altri 1000 casi simili, se arriva un'offerta con un ingaggio assolutamente fuori portata, sono giocatori che sicuramente non sono destinati a rimanere a lungo. E questo riflette ormai sullo status del calcio italiano.

Perché di sicuro che se non lasciano quest'anno, è questione di un addio l'anno prossimo. Solo nella maturazione fisiologica dei tempi.

E qui mi sento di dover incolpare inevitabilmente le situazioni economiche della società principali (milanesi e gobbi in primis), che sono così disastrate da non potersi permettere di sostenere una campagna con soldi propri.

Ormai penso che siamo entrati in un loop infinito, dove ormai le squadre nostre sono solamente un portale per le squadre che possono permettersi di offrire degli ingaggi superiori, per poi trovare nuovi fenomeni a basso prezzo.
Però la conclusione è che non vedo all'orizzonte un cambiamento, perché se non bastano le finali europee ad accendere un po' la vetrina del nostro movimento calcistico, allora onestamente qui non è un discorso del calcio italiano di una volta che attirava campioni e che si dovrebbe tornare a quel tipo di splendore, penso che semplicemente ci siamo stabilizzati nell'essere un campionato di seconda fascia a tutti gli effetti.



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christian4ever
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da christian4ever »

Non c'è niente di nuovo, il sistema calcio è gestito in maniera atroce e girano pochi soldi, con queste due condizioni preliminari c'è poco da fare, quel poco è lavorare bene nei limiti del possibile sapendo che ad oggi il gap non è strutturalmente colmabile.

Poi ecco, ci sarebbe da dire che la Premier oramai è un universo a parte rispetto pure agli altri campionati (tolte le big).

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IlBiondo
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da IlBiondo »

Va bè ma cosa ti aspettavi da Tony Montato lì a fare il fake Mafia boss a capo del Milan?
Questo lo ha detto chiaro e tondo: qua si cerca di fare profitti, nessuno è indispensabile.

Non che sia necessariamente d'accordo con lui ma se guardiamo al livello del calcio italiano oggi, non ti servono certo le bandiere per vincere il campionato.
La vittoria del Napoli ne è l'esempio lampante.

Parere mega personale: Tonali non è così imprescindibile.

Ray magini
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da Ray magini »

IlBiondo ha scritto: 21/06/2023, 23:34 Questo lo ha detto chiaro e tondo: qua si cerca di fare profitti, nessuno è indispensabile.
Che poi sarebbe il modo più sensato di gestire un azienda (e le società calcistiche lo sono).
Si è perso il treno, nei primi anni 2000 le società dovevano fare il passo di crearsi i loro stadi e di mettere gente intelligente al potere, e oggi saremmo stati a un livello decisamente migliore.
Invece si è vista la borsa solo come un modo di pescare denari per tornaconto personale e chi comanda la lega calcio è sempre stato un incapace.

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AFM2000
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da AFM2000 »

IlBiondo ha scritto: 21/06/2023, 23:34 Va bè ma cosa ti aspettavi da Tony Montato lì a fare il fake Mafia boss a capo del Milan?
Questo lo ha detto chiaro e tondo: qua si cerca di fare profitti, nessuno è indispensabile.

Non che sia necessariamente d'accordo con lui ma se guardiamo al livello del calcio italiano oggi, non ti servono certo le bandiere per vincere il campionato.
La vittoria del Napoli ne è l'esempio lampante.

Parere mega personale: Tonali non è così imprescindibile.
Ma il discorso dell'imprescindibile lo si potrebbe fare con chiunque.
Cioè fondamentalmente è solo un caso che i soldi siano arrivati da Tonali e non da un Theo Hernandez o Leao, che semplicemente sono solo rimandati.

Però se si vuole fare un discorso del genere allora si dovrebbe aprire un mondo su come all'epoca si poteva fare a meno di chiunque perché nessuno è come Maradona. Però se per alcuni periodi si è dominati ci sarà un motivo. Ed il motivo è che all'epoca non si facevano discorsi sul fatto che tizio mediamente forte potesse o meno irrinunciabile, ma si andava a spendere soldi per giocatori anche col rischio che potessero essere dei flop.

È cambiata proprio la metodologia, solo che se prima era giustificati con i mancati risultati in Europa, allora uno poteva giustificare questa scesa.

Ma ora che comunque nonostante tutto i risultati ci sono e continuiamo nonostante tutto a vendere, allora uno dovrebbe semplicemente rassegnati allo status ormai raggiunto (in discesa).

Io penso che Osimhen, Kvara, Leao e Lautaro siano in maniera meritevole da top 10 del pallone d'oro. Tutti e 5.

La consapevolezza di essere completamente sotto scacco di squadre con potenzialità economiche nettamente superiori devo dire che non mi stizza e non poco. Cioè è solo un caso che adesso siano ancora nelle rispettive squadre.

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IlBiondo
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da IlBiondo »

AFM2000 ha scritto: 22/06/2023, 22:59 Ma il discorso dell'imprescindibile lo si potrebbe fare con chiunque.
Cioè fondamentalmente è solo un caso che i soldi siano arrivati da Tonali e non da un Theo Hernandez o Leao, che semplicemente sono solo rimandati.

Però se si vuole fare un discorso del genere allora si dovrebbe aprire un mondo su come all'epoca si poteva fare a meno di chiunque perché nessuno è come Maradona. Però se per alcuni periodi si è dominati ci sarà un motivo. Ed il motivo è che all'epoca non si facevano discorsi sul fatto che tizio mediamente forte potesse o meno irrinunciabile, ma si andava a spendere soldi per giocatori anche col rischio che potessero essere dei flop.

È cambiata proprio la metodologia, solo che se prima era giustificati con i mancati risultati in Europa, allora uno poteva giustificare questa scesa.

Ma ora che comunque nonostante tutto i risultati ci sono e continuiamo nonostante tutto a vendere, allora uno dovrebbe semplicemente rassegnati allo status ormai raggiunto (in discesa).

Io penso che Osimhen, Kvara, Leao e Lautaro siano in maniera meritevole da top 10 del pallone d'oro. Tutti e 5.

La consapevolezza di essere completamente sotto scacco di squadre con potenzialità economiche nettamente superiori devo dire che non mi stizza e non poco. Cioè è solo un caso che adesso siano ancora nelle rispettive squadre.
Il mercato è appena iniziato, arriveranno inevitabilmente i sondaggi per loro.
:justwatching:
Comunque non so voi ma se vendendo Sandrino "Cuore rossonero" Tonali, il Milan prendesse SMS e Frattesi sfido chiunque a chiamarlo un downgrade o comunque una scelta sbagliata.
Sul discorso a più ampio raggio riguardo al calcio italiano. Il mondo diventa ogni giorno più piccolo, ai tempi in cui la Serie A dominava non c'era la comunità europea e questo cambiamento secondo me è quello che ha sdoganato definitivamente l'estero per i giocatori italiani. Questo dal punto di vista dei club.
Parere personalissimo e non atto a giudicare ma solo ad analizzare: dal punto di vista dei giocatori, il cambiamento epocale è stato che oggi molti sono laureati, tutti sono diplomato e, bene o male, parlano l'inglese. Quando la Serie A era all'apice, la maggior parte dei calciatori era semi-analfabeta e faceva fatica a non parlare in dialetto. Andare all'estero era come andare su un altro pianeta.

Poi ovvio che la Premier di merda ha distrutto il calcio europeo. Anche l'ultimo dei cani guadagna come un top rispetto agli altri campionati europei.
A me stanno parecchio sul cazzo per questo, credo sia oramai di dominio pubblico, perché hanno capacità finanziarie ineguagliabili in Europa ma, allo stesso tempo, non capiscono un cazzo di calcio se non "Questo dicono sia forte = compriamolo" pochi calciatori locali forti e zero allenatori. Potter al Chelsea esempio lampante: una colata demmerda.

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deadman3:16
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da deadman3:16 »

Ma infatti l'unico modo per farmi rivalutare il trasferimento è se questa società di pezzenti porta a casa sia Frattesi che Sergej.
Ma essendo, per l'appunto, una società di pezzenti, la fiducia rasenta lo zero.

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Colt877
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da Colt877 »

Io credo che semplicemente si debba smettere di utilizzare la definizione top 5 campionati europei. La Premier League è diventata (sta diventando) la Superlega, tocca accettarlo e reagire. Escluse le big europee: Real, Barca, Bayern e PSG (i francesi solo per una questione di soldi), nessun'altra squadra può competere col fascino della Premier League e con le potenzialità economiche di quel campionato.

Io non ne farei neanche un discorso sportivo (anche se quest'anno si sono portati a casa due coppe europee su tre e a lungo andare vinceranno sempre di più grazie allo strapotere economico), ma proprio di brand: la Premier League sta diventando come l'NBA. In materia di diritti televisivi e introiti compete con la Champions, non con gli altri campionati nazionali (altra ragione per la quale non ha più senso parlare di top 5 campionati). O si capisce che l'unico modo per invertire questo trend è una superlega europea gestita dall'UEFA, alla quale partecipano le più grandi squadre europee (Inghilterra esclusa a questo punto) per andare in diretta competizione con la Premier e non lasciarle crescere ancora di più il suo potere commerciale, oppure fra qualche anno questa situazione sarà ancora di più estremizzata e ci renderemo conto che la Superlega se la sono fatta gli inglesi e a noi resteranno solo le briciole.

PS: Ho lasciato implicito il discorso sul nostro calcio perché c'è poco che possiamo fare. Sono anni che tiriamo a campare con l'arte di arrangiarsi in cui siamo maestri; compensiamo con la tattica le lacune tecniche e caviamo il sangue dalle rape per ottenere risultati insperati. A lungo andare però anche noi finiremo per essere risucchiati sempre più dal vortice se non iniziamo a fare delle modifiche strutturali al nostro sistema calcio. Poi, va detto, la possibilità di colmare il gap da parte della Serie A nei confronti della Premier non esiste. Come non esiste per la Bundes, la Liga e la Ligue 1. O ne prendiamo atto e capiamo che è il momento di unire le forze per evitare la rovina del calcio europeo, altrimenti nei prossimi anni ne pagheremo sempre più le conseguenze con squadre inglesi di metà classifica che avranno pari potere d'acquisto delle big europee e con un campionato mille volte più attrattivo per i calciatori degli altri campionati nazionali europei.
Ultima modifica di Colt877 il 23/06/2023, 10:03, modificato 2 volte in totale.

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uomodelmonte88
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da uomodelmonte88 »

Io in tutta sincerità non ce la faccio proprio ad auspicare che "il movimento calcistico" in Italia cresca e prosperi.
Non so, in un momento in cui un giovane laureato fatica a portarsi a casa 1200 euro al mese, mi sembra assurdo che il sistema calcio debba crescere perchè gente che prende tre milioni all'anno possa prenderne cinque e gente che prende sette milioni all'anno ne prenda dieci.
Per me serve un riequilibrio, non un'ulteriore espansione.

Il problema è la Premier, non la Serie A. Un problema che "risolvi" introducendo gradualmente a livello internazionale un salary cap, cosa che negli sport di squadra porta solo benefici, "spalmando" i giocatori forti su più squadre invece di concentrarli tutti nelle stesse e "aiutando forzatamente" i club a non fare stronzate finanziarie.
Lasciare tutto, come oggi, al libero mercato, introducendo solo due o tre regolette che sono specchi per le allodole, crea un sistema assurdo. Per dire, l'unica cosa bella di un PSG con soldi infiniti è vederli ogni anno uscire con la coda tra le gambe, però non è normale che esista una squadra così. Non è normale che il Newcastle di turno ti tiri fuori 80 milioni per Tonali, non è normale che qualche "pretendente" inglese prometta 8 milioni a Chiesa dopo un anno passato tra un brutto infortunio e l'essere la caricatura brutta di se stesso nei mesi del ritorno.
Poi ci sarà sempre la Cina o l'Arabia di turno a offrire venti milioni all'anno, ma almeno lì si è tutti concordi nel ritenerli fuori dal circuito internazionale e sostanzialmente ininfluenti.

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KaiserSp
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da KaiserSp »

uomodelmonte88 ha scritto: 23/06/2023, 9:58 Un problema che "risolvi" introducendo gradualmente a livello internazionale un salary cap, cosa che negli sport di squadra porta solo benefici, "spalmando" i giocatori forti su più squadre invece di concentrarli tutti nelle stesse e "aiutando forzatamente" i club a non fare stronzate finanziarie.
teoricamente sì, praticamente no

il salary cap funziona solo se lo fai rispettare ma è un sistema che si presta a moltissime scappatoie.

Esempio banale: il salary cap è di 10 milioni (cifra a caso), allora io te ne offro 8 (poi però mi metto d'accordo con lo sponsor, che te ne gira altri 3, superando così il limite del salary cap); in parole povere, il metodo utilizzato dalla FIGC per assumere Conte, con parte dello stipendio pagato dalla Puma

e stai sicuro che nè l'Uefa, nè chi per lei, oserà mai aprire bocca contro uno sponsor, quindi il salary cap nascerebbe già morto

a parte poi ci sarebbe il discorso sugli stadi: in italia è incredibilmente difficile costruirne uno di proprietà perchè le amministrazioni comunali fanno il possibile per impedirtelo (vedi Milano, Roma, Firenze ecc ecc...)

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Mauro
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da Mauro »

KaiserSp ha scritto: 23/06/2023, 10:53 a parte poi ci sarebbe il discorso sugli stadi: in italia è incredibilmente difficile costruirne uno di proprietà perchè le amministrazioni comunali fanno il possibile per impedirtelo (vedi Milano, Roma, Firenze ecc ecc...)
Ecco, questa è una cosa che sinceramente fatico a capire. Come mai si fa di tutto pur di non costruire nuovi stadi? Non si vogliono perdere gli introiti di quelli attuali diretti alle casse comunali?

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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da PF11 »

Mauro ha scritto: 23/06/2023, 11:04 Ecco, questa è una cosa che sinceramente fatico a capire. Come mai si fa di tutto pur di non costruire nuovi stadi? Non si vogliono perdere gli introiti di quelli attuali diretti alle casse comunali?
Perché ogni anno i comuni ci prendono una bella fetta per l'affitto e non hanno neanche da perdere tempo con la manutenzione che è a carico delle squadre il più delle volte.

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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da uomodelmonte88 »

KaiserSp ha scritto: 23/06/2023, 10:53 il salary cap funziona solo se lo fai rispettare ma è un sistema che si presta a moltissime scappatoie.
Per carità, quello è sicuro: però, tra "niente regolamentazione" e "un tentativo di regolamentazione" scelgo la seconda opzione.
...se parte dello stipendio del mio top player me lo paga la Puma, quantomeno il mio club sostiene un rischio economico in meno; inoltre, anche gli sponsor non hanno disponibilità infinita e se su 25 giocatori che ho in rosa, chiedo una compartecipazione allo stipendio per 20, magari al ventunesimo mi mandano al diavolo...

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Colt877
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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da Colt877 »

uomodelmonte88 ha scritto: 23/06/2023, 11:50 Per carità, quello è sicuro: però, tra "niente regolamentazione" e "un tentativo di regolamentazione" scelgo la seconda opzione.
...se parte dello stipendio del mio top player me lo paga la Puma, quantomeno il mio club sostiene un rischio economico in meno; inoltre, anche gli sponsor non hanno disponibilità infinita e se su 25 giocatori che ho in rosa, chiedo una compartecipazione allo stipendio per 20, magari al ventunesimo mi mandano al diavolo...
Sì, ma se poi gli sponsor iniziano ad essere società controllate dalle famiglie proprietarie o addirittura da stati nazionali (per capirci, quello che fanno gli arabi) tutta l'impalcatura viene meno.

Non fraintendermi, Panda, io sono perfettamente d'accordo con te che il calcio andrebbe regolamentato più e meglio di adesso. Ci sono alcune zone grigie però che difficilmente si potranno superare senza una riforma drastica che farebbe anche male al sistema. Per come va il mondo del calcio in tutti gli ambiti ti direi che una roba del genere non si farà mai: nel nostro piccolo, guarda il modo in cui gestiamo la Nazionale. Abbiamo saltato due Mondiali di fila (una roba che se ne avessimo parlato 20 anni fa calcisticamente sarebbe stato l'equivalente di un deafult dell'intero movimento) e sono rimasti tutti al loro posto senza cambiare davvero nulla nel sistema. Qui, oltre alla questione del potere, si intrecciano anche cifre nettamente superiori rispetto a quelle che girano nella Nazionale. Insomma, non c'è la minima volontà di cambiare qualcosa e si andrà spediti verso il dirupo.

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Re: Riflessione sullo status del calcio italiano

Messaggio da Ray magini »

È così un problema il dirupo? Io sono per un darwinismo totale: se uno sport non può più stare in piedi, che muoia.
Secondo me l’unica soluzione per riorganizzare il calcio è la rottura del flebile equilibrio su cui poggia: quando le TV cominceranno a chiudere i cordoni della borsa ci sarà un bel patatrac e forse si ripenserà ad un nuovo modello di sport

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