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da James Butler » 27/03/2016, 13:05
Non è un film perfetto, chiaramente.
Ma ha più pregi che difetti. Insomma nel sottogenere cinecomics è ottimo, anzi a parer mio ha contribuito a dare una fortissima spallata a quella che è divenuta una pericolosa omologazione, inconsapevole o meno, dettata da Jon Favreau quasi una decade fa, facendo maturare l'idea che non di sottogenere si tratti, ma che proprio come un genere 'alto', si possa al suo interno declinare la storia a una mano che non si limiti a seguire linee dettate dall'Universo che tutto ciò vuole contenere. Non è un discorso anti-Marvel, per chiarirci. Perché non è il punto focale e perché tentativi di emanciparsi in qualche modo (in alcuni degli aspetti), all'interno della stessa cosmogonia cinematografica marvelliana sono stati fatti (per onestà, talvolta anche rigettati bruscamente), pur con il rigido controllo del factotum, Kevin Feige.
E' scardinante per molteplici motivi, questo Batman V Superman, e ognuno di essi, se esaminato con attenzione dicevo, contiene in sé più che biasimo, ammetterei tranquillamente, il suo esatto contrario.
Certo, vien da sé che se scardina un modello, il modello di riferimento deve essere presente, e dunque in qualche misura l'influenza della Casa delle Idee c'è nella mente di chi dirige e sopratutto di chi guarda lo schermo, e ci si allontana da essa (ma pure ci si distingue chiaramente dalla trilogia di Nolan, poiché non è il grim and gritty che fa un autore, ne tanto meno da la patente di autorialità a qualsivoglia) con fortissima volontà e potenza.
Le questioni sul tradimento della figura di Batman, così come su quella di Superman e perché no di Luthor o Wonder Woman, sono a margine del cuore stesso del discorso, ne sono diretta conseguenza, consapevole conseguenza.
Se il film si pensa e viene trattato come 'film', appunto - non solo come generante di un filone che da qui in poi si svilupperà - la sua anima è decisamente prossima a quella del primo Batman di Burton, che non alla sequela scaturita dal post Iron Man che si citava prima.
In dettaglio, il decidere di dividere il film in quattro atti, piuttosto che i canonici tre, di non dare alcuna indicazione di tempo e percezione di luogo, sopratutto nel separare le sequenze oniriche dalla realtà, la non linearità narrativa di tutta la prima parte, già da soli contribuiscono a farne un unicum nell'intero panorama. Anzi, in ragione di quanto detto, tutto questo a suo modo lo solleva dal panorama stesso.
E a ben pensarci non è stato un errore. Perché per il regista - sospendendo momentaneamente qualsiasi giudizio di valore - era forse necessità dare forma a un film che fosse prima di tutto manifesto di un suo pensiero, mediato quanto si vuole, che non fosse riconducibile all'ingombrante passato cinematografico dei due protagonisti.
Ed ecco quindi il riferimento letterario/fumettistico sottolineato a più riprese, che ci dichiara che è da lì che si parte, è a quello che ci si vuole riferire.
La trinità fumettistica, viene trattata quindi esattamente per quello che è: trinità mitica, a cui non si associa un modello specifico, ma caratteristiche generali, che scavano molto più a fondo di quello che è dato pensare.
Per inciso: il fatto che Batman usi la violenza come mezzo e che la stessa sia proporzionata al mondo, situazione, momento che Batman vive - oltre che fattuale, pure psicologico - è il motivo trainante di tutto il lavoro di Miller per il Cavaliere Oscuro. Se il regista fa questa scelta, e la dichiara, diviene incomprensibile l'incomprensibilità del pubblico proveniente dai comics che se ne lamenta, ma che tutto questo dovrebbe averlo più che assorbito negli anni, pena il non aver davvero compreso ciò che per anni ha osannato.
Non è differenza da poco, ma è l'anima stessa con cui si è generato l'universo fumettistico della Detective Comics, che si è sempre distinto (e Snyder letteralmente lo urla, in questo) per il prototipo epico, così distante dal super umano troppo umano, idea simbolo del sorridente Stan.
Coraggioso - ma io credo spirito di questo triste tempo - nella scelta di dire altro, di darci un racconto popolato da eroi 'classici', che non strizzano mai e poi mai l'occhio alla platea (si contano due battute ironiche in tutto il film, e io neanche le avrei messe), che vada fuori dagli schemi e che al contempo ne recuperi di antichissimi, donandoci un prodotto main stream fuor di dubbio, ma meno guidato, e più pensato, cosa che ho apprezzato moltissimo, come ogni qual volta si fa appello alla mia intelligenza piuttosto che pancia.