Eh, mi dispiace ma in democrazia, che piaccia o meno, vanno tutelati anche i fancazzisti o chi è comunque impossibilitato ad esprimere la sua opinione nelle date prestabilite, qualsiasi sia il motivo (uno potrebbe avere problemi ben più gravi del "non c'ho sbatta"). Siccome non si può dire "Sì va beh, ma ci sono più fancazzisti che reali impossibilitati, quindi cazzi loro", manco c'avessero le stime ufficiali, il quorum serve proprio a garantire che quelli impossibilitati a votare per qualsiasi motivo non vengano scavalcati dalla decisione di 10 persone. Quello è antidemocratico.Karran ha scritto: Aspettiamo un attimo, però.
Io non sto certo qui a voler difendere il m5s ma è altresì vero che questa visione lassista è oltremodo stucchevole.
Non è tanto il "potevi pure votare". Ricordiamo anche che esprimere la tua opinione, oltre che un inviolabile diritto, è anche un imperioso dovere (almeno per quanto riguarda la "cosa pubblica").
Son sempre stato dell'idea che "se uno si lascia schiaffeggiare allora merita di esser schiaffeggiato". Col voto non la vedo diversamente. Se rinunci ad esprimere la tua opinione, allora meriti di subire le scelte degli altri.
E per altro, ricordo che si sta parlando di ritmi di referendum serranti, eh. Il Paese non può muoversi con una riforma all'anno: immagina di duplicare il processo referendario per ogni emendamento, DDL o decisione che il parlamento dovrebbe prendere nell'arco di un'intera legislatura, ti credo che prima o poi becchi il giorno sbagliato in cui far votare e si presentano in "quattro gatti" (relativamente al numero di aventi diritto, chiaramente). Più i referendum dell'opposizione, magari.
Il sistema proposto dal M5S è attuabile anche a livello pratico proprio perché cancella il quorum. Ma cancellare il quorum, per i problemi che porterebbe, è fortemente antidemocratico. E come fa una democrazia diretta ad essere antidemocratica?
EDIT: oh, senza contare che si ripongono decisioni importanti nelle mani di comuni cittadini. Con tutto il rispetto, se c'è da sottoporre ad esame una questione economica tramite referendum, dubito fortemente che la maggior parte dei votanti sia laureato in economia o capace di produrre una critica sensata al referendum stesso. Molto probabilmente la maggior parte vota per interesse personale e, come ben noto, non sempre esso corrisponde al bene comunitario.