Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

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Austin 3_16
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Austin 3_16 »

Saimas ha scritto: 21/01/2022, 19:53 Applausi. Vi sfido a vedere uno show per intero.
Personalmente è il periodo che apprezzo di più. Tra ora ed allora è adesso che non riesco a guardare uno show per intero.



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Saimas
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Saimas »

Austin 3_16 ha scritto: 21/01/2022, 20:36 Personalmente è il periodo che apprezzo di più. Tra ora ed allora è adesso che non riesco a guardare uno show per intero.
Non ho idea di come sia il prodotto nel presente ma se confrontato con la "fluidità" del periodo TNA 2008-09 o la New Generation Era in WWF, i RAW dell'Era Attitude erano un calcio nei coglioni a meno che non si apprezzino brawlerate dal primo all'ultimo minuto.

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Shinobi
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Shinobi »

Comunque è chiaro che il wrestling è un prodotto che non tira più, lo sanno loro e lo sappiamo noi che lo guardiamo. E poi lo dicono i numeri, se pensiamo che oggi la AEW a stento arriva al milione di spettatori e la WWE col suo show di punta non riesce a toccare i 2 milioni.
Per non parlare della vendita dei biglietti. Raw a Tulsa in un'arena che potrebbe contenere scarsi 20mila spettatori ne ha riempita la metà (forse). Sono dati chiari che dimostrano che il wrestling è un prodotto morente.

Ecco perché poi non c'è tanto da meravigliarsi se annunciano i ritorni o i debutti dei lottatori e richiamano i vari Goldberg di turno che continuano a vendere un sacco, molto più delle superstar full time.

Austin 3_16
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Austin 3_16 »

Saimas ha scritto: 21/01/2022, 20:41 Non ho idea di come sia il prodotto nel presente ma se confrontato con la "fluidità" del periodo TNA 2008-09 o la New Generation Era in WWF, i RAW dell'Era Attitude erano un calcio nei coglioni a meno che non si apprezzino brawlerate dal primo all'ultimo minuto.
A me dell'attitude piaceva il concetto di anything can happen che al giorno d'oggi è andato perso. L'imprevidibilità. E poi si, anche le brawlerate.

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Delphi
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Delphi »

Non saprei, io sono uno che da quando segue il wrestling ha bisogno del suo show settimanale da seguire con continuità, nel bene e nel male (che sia a turno RAW, SmackDown, Impact, NXT o adesso Dynamite, in poche occasioni più di uno), un po' per tradizione e affetto (ci sono stati momenti in cui seguivo RAW pur schifandolo in gran parte, ma non volendo rinunciare appunto alle mie orette settimanali che mi accompagnano da sempre), un po' per bisogno di staccare la spina per due orette. Poi resta il fatto che per costruire grandi storie e arrivare ai momenti alti hai comunque bisogno di più show in continuità (motivo per cui, nonostante i tentativi, non riesco mai a seguire tutto della NJPW, pur apprezzandone i grandi eventi). Per arrivare a Page campione era necessario molto tempo e molti contenuti, oppure per dare valore a Gargano e Ciampa a NXT qualche anno fa. Poi qualcuno (non ricordo chi e me ne scuso) qui in questo topic ha messo in luce l'aspetto del seguire i personaggi crescere e invecchiare "in diretta" (mentre con LU, per quanto apprezzassi quel prodotto, questo aspetto mancava).
Insomma, io, forse più per ragioni personali e affettive, resto fedele al modello show televisivo settimanale, per culminare poi in un grande evento. Non apprezzo il voler creare show settimanali più importanti del PPV, i "PPV in chiaro" (tipo, esempio recente, Dynamite Grand Slam), ma ne capisco le esigenze.
Sui casual e sul wrestling non più cool non saprei dare ipotesi certe, ma solo supposizioni. Potrebbe essere un cambiamento addirittura "sociale", cioè che negli anni '90 si sono create congiunture tali tra società, "attitudine" del tempo (non so se capite cosa intendo), show proposto, caratteristiche dei media, oltre probabilmente una scia lunga dovuta ancora al successo e la popolarità del wrestling anni '80, che hanno reso il wrestling un prodotto tale da fare grandi numeri alla tv. Non lo so, sono supposizioni, ma credo che una simile congiuntura difficilmente possa accadere di nuovo.
Poi la WWF dell'Attitude (e in parte anche la WCW che gli andava contro) aveva un'identità ben chiara e definita, un'impacchettamento efficace (basta vedere la sigla con gli Anthrax: a mio parere una cosa del genere ti proietta già in una certa dimensione, e difficilmente verrà replicata; RAW oggi che cosa sarebbe?), una cosa ben in sintonia con gli anni '90.

Camilloy2j93
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Camilloy2j93 »

Il mio giudizio sull'attitude era é controverso e spesso cambia, anche a seconda della mia propensione all'introspezione giornaliera
Mi piace il fatto che vi era davvero, con buona pace di tutti, una scrittura dello show che andava a costruire superstar più complesse rispetto ad oggi nel loro essere character comunque stereotipati, anche se in modo differente rispetto a quello che era l'allora passato recente
Detto questo il clima generale e il clima della narrazione in modo maggiore era la cosa piu lontana rispetto a ciò che piace a me e che desidero
Un'accozzaglia di trash gozzovigliante e che strizzava l'occhio alla più becera forma di volgarità auto referenziale, tutto molto lontano dalle atmosfere di sacralità che si respirano al tokyo dome o alla korakuen hall che io adoro

Austin 3_16
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Austin 3_16 »

Camilloy2j93 ha scritto: 22/01/2022, 2:29 Il mio giudizio sull'attitude era é controverso e spesso cambia, anche a seconda della mia propensione all'introspezione giornaliera
Mi piace il fatto che vi era davvero, con buona pace di tutti, una scrittura dello show che andava a costruire superstar più complesse rispetto ad oggi nel loro essere character comunque stereotipati, anche se in modo differente rispetto a quello che era l'allora passato recente
Detto questo il clima generale e il clima della narrazione in modo maggiore era la cosa piu lontana rispetto a ciò che piace a me e che desidero
Un'accozzaglia di trash gozzovigliante e che strizzava l'occhio alla più becera forma di volgarità auto referenziale, tutto molto lontano dalle atmosfere di sacralità che si respirano al tokyo dome o alla korakuen hall che io adoro
Era una scrittura in tema con quello che sono stati i 90's. All'epoca non ci si scandalizzava, per l'appunto, se una certa volgarità veniva sdoganata all'interno di un concept televisivo (a parte da noi la Rai che è stata sempre democristiana e conservatrice). Faceva parte del linguaggio e dell'ottica popolare, direi che ne era la rappresentazione. Oh, per come la vedo io sempre meglio di oggi dove non si può più dire nulla altrimenti vieni tacciato di essere qualunque cosa. Questo però è un altro discorso e sarebbe interessante da affrontare ma finiremmo OT.

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Tantovincoio
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Tantovincoio »

Darth_Dario ha scritto: 20/01/2022, 16:43 Sull'onda lunga delle recenti/continue discussioni sulle scelte discutibili operate di settimana in settimana da WWE e AEW, porgo una considerazione non richiesta da nessuno.

Un mio cavallo di battaglia da anni è che gli show di Wrestling settimanali sono una cosa vecchia, una maledizione scagliata dal passato che impesta terribilmente le menti di chiunque vuole proporre Wrestling. Tutti inseguono una chimera, quella manciata d'anni (a conti fatti, pochissimi) in cui effettivamente aveva senso guardare settimana per settimana, per tutta una serie di motivi che però trascendono la disciplina in se per se.

Eh si, il Wrestling è in TV da gli anni 50, ok. Ma l'idea che ogni show debba raccontare qualcosa ogni volta è recente, e non ha senso. Per quanto ci piaccia parlarne e farci furiose e soddisfacenti seghe sui perché e i per come di molte storie, il Wrestling è un mezzo narrativo limitatissimo che per forza di cose è costretto a reggersi su pochissimi strumenti che ha a disposizone. Quanti modi ti puoi inventare per mettere contro due persone a fare "a botte" sul ring? Può cambiare la miccia (cintura, rivalità sportive, intrighi affettivi, pulmini scassati, shampoo rubati) ma poi sempre lì si finisce. I segmentoni fatti bene per scarsezza naturale sono pochi, come si può pretendere di rendere ogni show ben fatto o con qualcosa da ricordare? Quale altra forma d'intrattenimento nel mondo pretende di andare avanti tutto l'anno, senza pause, senza stanchezza, avendo sempre qualcosa da dire?

Alcune cose saranno peggio di altre ma, alla fine della fiera, di qualsiasi storia, ci ricorderemo sempre dei momenti, niente è mai "alto" per tutta la sua durata.

I nostri amici della Lucha sul forum c'hanno probabilmente visto lungo da anni: tengono d'occhio tutti gli show ma recuperano a spezzatino, quello che gli interessa, non hanno nessuna pretesa di guardare show "perfetti" per ogni singola cosa.

Sta a noi mollare, capire cosa ci piace e ba, la vita va avanti. Sono tonnellate di ore di prodotto, è un attimo che si fa indigestione e poi si diventa intolleranti a tutto.

Ora possiamo tutti tornare a maledire Punk e a sbuffare per il 20549milionesimo match tra Usos e New Day.
Quoto tutto
La selezione e lo skippamento ( scusate l’inglesismo) è la tattica che uso da anni e anni, anche in quelli migliori. Ormai gli show della WWE non li seguo quasi più neanche per intero, li salto proprio,i PPV solo se prospettano cose interessanti e purtroppo sempre più di rado.
Per fortuna è nata la AEW che mi ha riacceso l’interesse per il wrestling: show settimanale che portano avanti storie, atleti carismatici e valorizzati, meno spazio alle pagliacciate ed al trash. Ma anche lì tralascio quello che non mi interessa. I PPV invece sono sempre godibili e coinvolgenti.
Seguo anche IMPACT con le stesse modalità.

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