nelle prime fasi entrambi dimostrano di dominare nei propri campi (tecnica vs velocità), ma l'essere accomunati dall'inventiva permette ad ognuno di ribaltare l'offensiva dell'altro, e si torna in pari. Man mano che questo schema si ripete, le sequenze diventano sempre più lunghe e nervose (vedasi le chop a mano aperta di Bryan in faccia ad Ospreay mentre lo tiene nella headlock). Dopo l'ennesimo stallo, Ospreay, che nonostante lo status rappresenta la nuova generazione e quindi il rookie rispetto a Danielson, lo sfida infantilmente nel suo campo con un approccio tecnico: fallisce miseramente e viene sbeffeggiato. Sorrisetto da stronzetto e allora attacca con lo striking secco (che assocerei sempre più a Danielson che ad Ospreay, ma ammetto di non conoscere granché di quest'ultimo). Anche qui, fa il figo ma cade dopo una sola chop di Danielson*. Quindi applica la stessa manovra alla gamba che aveva cercato Ospreay, riuscendo a concludere qualcosa a differenza sua, e combina la tecnica con lo striking per mantenere il controllo. Ospreay recupera con una counter di pura velocità e connette con uno spot dei suoi (il suo campo), ma Danielson è talmente avanti che riesce a contrattaccarlo anche nella sua zona di comfort, e aumenta la sensazione di urgenza alzando la posta coi pugni diretti all'addome (strato precedente della tecnica mista allo striking con la salita d'intensità dei colpi). Danielson pecca di superbia (a differenza di Ospreay, che finora ha peccato di complesso d'inferiorità, visto che non c'era alcun bisogno di cercare d'inserirsi nelle specialità dell'avversario) e la butta sulle rincorse e i salti dal paletto, per cui Ospreay chiaramente lo stende; Danielson prova a riconquistare il momentum con lo striking, ma Ospreay lo spezza immediatamente e alza la posta col Corscrew fuori ring (di nuovo, concettualmente la sequenza di prima ma con tutti gli elementi elevati d'intensità).
Questo schema si setta con continui rilanci successivamente: Danielson recupera il vantaggio con una counter pragmatica e alza la posta nella fase di dominio aumentando la violenza, dopo un po' la butta sui voli, Ospreay recupera e spotta, Danielson countera e alza la violenza degli attacchi.
Dopo il Tiger Suplex dalla terza corda, Ospreay capisce che Danielson è il wrestler migliore e che deve puntare tutto sulla volontà (richiamando anche l'esperienza giapponese volendo, come quando Omega tira fuori le signature di Ibushi nei momenti disperati); Danielson, pragmatico come la merda, lo sfotte per questo sfoggio di vanità e Ospreay ritrova tutta l'energia nella mancanza di rispetto del wrestler che ha sempre rispettato e lo ammazza con uno spot più violento dell'altro, nutrendosi puramente della vergogna di essere schiaffeggiato da Danielson in uno dei match più importanti ed attesi della sua carriera. Tant'è che a questo punto prova stranamente addirittura a vincere per count-out, nonostante poi pure nel media scrum abbia rimarcato come questo per lui fosse un dream match: la disperazione a questo punto ha preso il sopravvento. Bryan rientra, Ospreay lo attacca con altre due bombe, ma non vince. Qui la frustrazione è resa evidente dal fatto che Will vada per la OsCutter nonostante l'abbia eseguita due minuti prima (vuole vincere in fretta e non pensa ad un'offensiva più fantasiosa ed imprevedibile), infatti Danielson lo countera immediatamente e, nonostante il rintronamento, riesce ad infilare abbastanza counter da chiudere la LaBell Lock. Quando Ospreay ne esce, entrambi sono finalmente allo stesso livello e il match si setta su un più classico back and forth, con la logica degli scambi e delle counter che ripete in miniatura gli scambi fino a qui.
Il finale è la rappresentazione della narrazione: nello scontro tra finisher, la Hidden Blade ha la meglio perché si tratta di uno scontro di volontà, non tecnico, e Ospreay ha più volontà di dimostrare d'essere il migliore di Danielson. Segue l'infortunio (che io reputo indubbiamente falso perché nessuno fa la X, o qualunque altro segno riconoscibile immediatamente) che derubrica la sconfitta di Danielson a "sfiga", momentaneamente.
*parentesi sul selling: in base al tipo di narrazione, il selling può essere realistico o, quasi sempre, simbolico (la sola esistenza di finishers che sono fatali senza essere necessariamente più dannose di altre manovre utilizzate, normalmente qualifica tutta l'offensiva che si vede nei match come simbolica e non realistica): Ospreay muore dopo una chop e sella più seriamente colpi verosimilmente meno efficaci di altri, perché sella in base al simbolismo di quei colpi e a cosa rappresentano nella storia del match. In questo caso, la chop di Danielson era un'umiliazione, e Ospreay la sella morendo perché umiliato (ma anche perché è una delle specialità di Danielson, e quindi costitutivamente più efficace se fatta da lui: è una rappresentazione delle sue doti migliori ed è più efficace di altre manovre in quanto tale). Il discorso simbolico vale soprattutto per questo match che, NEL SUO PICCOLO, aveva un'aura ed un'impostazione alla Hogan-Rock.