S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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El Principe
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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c'hoçtreß ha scritto: 09/11/2023, 12:28 Me l'ero persa la dichiarazione di Blinken sulla possibile invasione dell'Armenia. Non che ce ne fosse bisogno, è lì da vedere, ma è curiosa perché è pur sempre una dichiarazione ufficiale.
Ho l'impressione che l'Azerbaijian sia una mezza pedina nei piani organici del tentativo di tornare a una forma di imperialismo da parte della Turchia. Non che non sia un paese con un governo infame eh, intendiamoci, ma la Turchia, come la Russia, continua a considerarsi un impero e tutte le sue mosse internazionali vanno viste in quell'ottica. Con la differenza che la Russia ha avuto ed ha blocchi contrapposti, la Turchia ha lo stesso piede in mille scarpe come tutti ben sappiamo. Sull'odio etnico verso gli Armeni ci sarebbe da scrivere a quintalate, ma ciò che continua a disturbarmi nonostante il cinismo che ormai mi avvolge è la pochissima solidarietà, sia simboica che economica, che quel paese riceve in ambito internazionale.
Sono capitato per caso in Azerbaijian il mese scorso proprio mentre era in atto la nuova offensiva. Quello che salta all'occhio è che sembra un paese in costante e fremente desiderio di guerra. Sopratutto città minori come Sumqayit sono tappezzate ovunque (edifici pubblici e governativi, ma anche centri commerciali) di foto e ritratti di militari addirittura risalenti alla guerra del 92. Da bravi paraculi però a Baku, dove c'è un discreto turismo occidentale e dagli Emirati ste porcherie mica le ho viste. Certo, come ovunque, parlando con le persone del posto trovi anche chi si rende conto della situazione. Una tizia (credo una dissidente ma non ho approfondito) mi ha detto apertamente che se il governo fa certe cose è per il disinteresse più che per la convinzione nella causa degli azeri. Poi c'è anche l'aspetto della distruzione delle altre identità culturali e dei monumenti storici a cui accennavi anche tu a fare impressione, mentre ricordo che in Armenia, nonostante l'anticomunismo diffuso, i monumenti sovietici erano attrazioni turistiche, ma parlo di 10 anni fa più o meno.
Sono curioso di sapere come mai sei tanto informato ed affezionato a questa realtà, sempre se ti va di dirlo, anche via pm nel caso.
Non sottovaluterei Aliyev però. Ha completamente annientato ogni forma di opposizione interna in modo più subdolo della sola repressione del dissenso con violenza e controllo dell'informazione. Ha accentuato una netta divisione tra politici/funzionari/burocrati e gente comune, allo stesso tempo delegittimizzando la classe politica, eventuale opposizione compresa. Non ha mai cercato consenso, ma solo stabilità e la bassissima affluenza alle elezioni farsa non era un problema, ma una buona notizia indice di una società ormai completamente rassegnata allo stato di cose. Non mi sorprende, quindi, che gente comune che potresti avere incontrato non sia totalizzata dal regime, che prima delle guerre di aggressione del Karabakh non era tanto popolare. Dal 2020, dopo le piccole e ultime proteste civili del 2019, alla dittatura elitaria completamente irraggiungibile anche per poter solo immaginare movimenti antagonisti Aliyev ha aggiunto un populismo basato sull'odio anti-armeno e sulla retorica della riconquista di presunte terre azere occupate dal nemico, infiammando un discorso militarista che non ha solo distratto l'opinione pubblica, ma purtroppo ha trovato seguito e ora come ora il regime è al massimo delle sua popolarità praticamente dalla fine dell'Urss. Rispetto alla vecchia ricerca della sola stabilità ora ha trovato anche il consenso popolare, l'opposizione non ha senso di esistere (su cosa potrebbero infiammare gli animi contro il regime? nulla). Ma questa novità della linea ideologica di riconquista, come hai notato dal fremente desiderio di guerra che hai detto, dovrà essere sfogata, ed è per questo che, secondo me, la distruzione dell'Armenia è una possibilità molto più che plausibile vedendo le reazioni assenti alla recente pulizia etnica.

Questo dittatore infame si muove con grande lucidità nel piano internazionale e sfrutta molto bene il suo essere una super potenza fossile e, da qualche anno grazie all'aiuto turco, anche in minor misura militare. In fondo, come avevo scritto, è uno che riesce a essere alleato della Russia, ma allo stesso tempo è quasi dentro la NATO, amico del vicino Iran (con cui il Paese condivide la fede musulmana sciita) e allo stesso tempo ha riallacciato i rapporti con Israele di cui, oltrea a essere uno dei tanti regimi a cui "affittano" e gestiscono Pegasus, è diventato uno dei maggiori partner militari (al 2020 il 60% della spesa militare azera andava in armamenti israeliani). Amico di tutti e nemico di nessun pesce grosso, per questo non lo degraderei a mezza pedina, riesce invece a ritagliarsi un ruolo attivo.

L'Unione Europea poi è completamente dipendente del regime, che si è arricchito e ha potuto investire nelle spese militari proprio grazie al cinismo ipocrita europeo. De facto lo supporta e ha sempre preferito ignorare la dittatura stile 1984 in cambio di ricchi affari prima con gas e ora anche con armi. Adesso poi che Putin è entrato nel club "dittatori cattivi", per i "dittatori buoni" è una pacchia. Il mese prima dell'invasione dell'Armenia, quando Ursula ha tessuto le lodi del nostro eroe, l'UE ha firmato un patto per raddoppiare le esportazione di gas e superare la dipendenza dal gas russo. I 120k del Nagorno Karabakh e l'Armenia sono più che sacrificabili in tal senso.

La Turchia ormai si butta su queste situazioni, figurarsi nel caucaso vecchio giardino ottomano. Secondo me qui molto fanno l'armenofobia e il nazionalismo in chiave antiarmena condivisi con Baku.



Per quanto riguarda la Russia secondo me invece si sta molto disimpegnando nella zona, e visti i fronti aperti in altre parti come Ucraina e Siria non vedeva l'ora di liberarsi da uno dei pochi conflitti nelle ex repubbliche soviet in cui non c'entra nulla, se non come intermediario per non perdere la cara influenza nel vicinato. Sono sempre stati alleati di entrambi, e la presenza dei pacekeeper in Artsakh (per cui un minimo di critiche Aliyev in patria le aveva ricevute) andava proprio in questa direzione. Anche se poi i russi nella zona hanno fatto l'opposto di quanto pattuito (proteggere il Nagorno post 2020 da aggressioni azere) e hanno anzi collaborato al blocco del corridoio. Putin qualche mese fa, dopo proteste a Yerevan davanti al suo consolato a causa dell'inerzia dei militari russi in Artsakh, ha liquidato l'Armenia dicendo che si è "troppo avvicinata all'occidente", che era un modo per abbandonarli in pratica. L'Armenia, non da poco ma da sempre, ha grandi rapporti in particolare con gli USA, visto che per la diaspora ci sono molti più americani-armeni che armeni stessi. Un altra cosa che a Putin non è mai andata giù dell'Armenia è il suo l'essere una piccola isola democratica (con i suoi limiti, tipo la religione in costituzione etc) nella regione, dunque possibile modello da imitare. La sua disfatta e abbandono potranno essere usati come monito: "chi cerca la via democratica viene distrutto come l'Armenia".

Quello che, a differenza per esempio dell'Ucraina, fa scaricare l'Armenia da ogni possibile alleato sia Russia, USA/Europa, Cina, purtroppo è la sua mancanza di "strategicità", che la fa sacrificare senza tanti complimenti nella realpolitik. Purtroppo la stessa Armenia è stata poco lungimirante, in primis nel non aver addirittura mai riconosciuto in modo ufficiale, proprio loro!, la Repubblica d'Artsakh, e la sua leadership è poco forte e c'è sfiducia nella classe politica. Anche se non tutti possono avere la fortuna di contare su ingenti risorse naturali per fare politica estera.

Ho scoperto l'esistenza della Repubblica di Artsakh nel 2018 quando con un drone era stata portata in campo una sua bandiera, durante una tristissima partita del Quarabag in Europa League non mi ricordo dove, forse in Francia. Da allora ho sempre seguito con molta attenzione la vicenda, e da appassionato alleato dell'autodeterminazione dei popoli nel mondo e da sardo indipendentista ho sempre solidarizzato con la causa dei partigiani dell’Artsakh.
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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El Principe ha scritto: 09/11/2023, 20:36

Adesso poi che Putin è entrato nel club "dittatori cattivi", per i "dittatori buoni" è una pacchia.

Sottoscrivo col sangue. Le decisioni internazionali sono dettate esclusivamente da rapporti di forza, punto.
Spoiler:
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da c'hoçtreß »

Ah preciso che nel considerare l'Azerbaijian una mezza pedina non intendo sminuire la pericolosità di Aliyev e il beneplacito o il disinteresse della comunità internazionale per le sue nefandezze. Ho solo la sensazione che si dovesse davvero arrivare allo smembramento dell'Armenia non passerebbe troppo tempo prima che si arrivi anche a quello dall'Azerbaijian.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

c'hoçtreß ha scritto: 10/11/2023, 13:51 Ho solo la sensazione che si dovesse davvero arrivare allo smembramento dell'Armenia non passerebbe troppo tempo prima che si arrivi anche a quello dall'Azerbaijian.
Come mai questa sensazione? Io lo ritengo invece molto improbabile. Va bene che l'azerbaigiano è una lingua turca e le affinità culturali ci sono, e la propaganda di entrambi spinge sul motto «due Stati, una nazione», ma non ce li vedo proprio a tornare a far parte di una nuova grande Turchia che comprenda anche l'Armenia conquistata, nonostante appunto in entrambi i regimi sia in fortissima ascesa un nazionalismo panturco fanatico.

Secondo me Aliyev conosce Erdogan, ha già dimostrato di essere molto furbo e credo che sarà capace di smarcarsi dall'influenza turca qualora inizi a sentirla troppo ingombrante e minacciosa per il suo status quo che si è creato con tanta pazienza. Certo, è un gioco pericoloso, e forse il regime di Baku rischia più per scossoni dall'interno se la furia nazionalistica non dovesse trovare valvole di sfogo post conquista dell'Armenia. A quel punto tutto questo neo-ottomanesimo militarista potrebbe ritorcersi contro di lui.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da c'hoçtreß »

El Principe ha scritto: 10/11/2023, 19:40 Come mai questa sensazione? Io lo ritengo invece molto improbabile. Va bene che l'azerbaigiano è una lingua turca e le affinità culturali ci sono, e la propaganda di entrambi spinge sul motto «due Stati, una nazione», ma non ce li vedo proprio a tornare a far parte di una nuova grande Turchia che comprenda anche l'Armenia conquistata, nonostante appunto in entrambi i regimi sia in fortissima ascesa un nazionalismo panturco fanatico.

Secondo me Aliyev conosce Erdogan, ha già dimostrato di essere molto furbo e credo che sarà capace di smarcarsi dall'influenza turca qualora inizi a sentirla troppo ingombrante e minacciosa per il suo status quo che si è creato con tanta pazienza. Certo, è un gioco pericoloso, e forse il regime di Baku rischia più per scossoni dall'interno se la furia nazionalistica non dovesse trovare valvole di sfogo post conquista dell'Armenia. A quel punto tutto questo neo-ottomanesimo militarista potrebbe ritorcersi contro di lui.
Proprio per questo.
In fondo i fascio-turchi (termine improprio lo so, ma passamelo), e in parte minore quelli russi, oltre a ritenere quello armeno un popolo indegno d'esistere, considerano quello azero roba loro. Se si arrivasse all'estremo liberi tutti, che confido sia fantapolitica, arrivati lì nemmeno loro avrebbero molte sperenze. Una sorta di ritorno agli equilibri pre prima guerra mondiale. Quella attuale è solo una connivenza anti armena di comodo, anche a Baku credo lo sappiano.

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Ultima modifica di El Principe il 23/02/2024, 11:21, modificato 1 volta in totale.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Condivido questo grande lavoro di inchesta e analisi svolto dai colleghi Piero Loi e Raffaele Angius, free to read, in collaborazione con IrpiMedia e il Journalism Fund europeo.

https://indip.it/la-resistenza-del-sulc ... one-verde/

Immagine

Questo intendo quando affermo che siamo messi molto peggio della Pista Uno Orwelliana. Che seccatura che nella piattaforma Sardegna ci vivano delle persone come Giancarlo Ballisai, che un minimo si oppongono alla devastazione del territorio in cambio di quattro spiccioli, o dopo espropri, a tutto vantaggio di aziende energetiche estere.

A parte il caso del Sulcis citato nel pezzo sopra, sono tante le zone della Sardegna in cui le comunità stanno combattendo contro un'invasione di pale eoliche senza precedenti, in larga parte volute da Draghi. Addirittura l'ex Premier ha autorizzato un parco eolico nella zona tra Bitti e Lula (provincia di Nuoro zona Baronia, verso il nord est), che andrebbe in contrasto con la candidatura per la costruzione del rilevatore di onde gravitazionali Einstein Telescope. Quest'ultimo sì che sarebbe fonte di sviluppo e crescita, oltre che essere un progetto a cui la comunità lulese, di grande tradizione mineraria, tiene particolarmente e per cui ha lavorato sodo per decenni, fin da quando erano arrivati i primi scienziati, non è che si è materializzato dal nulla.

Quello che accomuna tutti i progetti per l'eolico e per gli ettari su ettari di impianti fotovoltaici è l'imposizione sulla popolazione locale molto contraria, senza il minimo coinvolgimento delle comunità interessate in alcun processo partecipativo e decisionale. Tutte imposizioni calate dall'alto, anti democratiche, senza confronto con gli abitanti. Come al solito. Rifiuto il ruolo di batteria affibbiatoci dall'Italia, in nome di un'ipocrita ricerca dell'energia verde ma affidando tutto alle peggio compagnie eneretiche del mondo. Non vogliamo che venga fatto green washing sulle spalle della nostra terra perché così viene ordinato.

Ci sarebbe tanto altro da dire sull'invasione eolica che l'Italia vuole portare avanti a spese nostre, citando le diverse situazioni in varie zone. Prendetela come anticipazione e, se interessati dal tema, come possibile spunto per fare voi una ricerca in autonomia e farvi un'idea sulla questione.

Moxicity
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Moxicity »

Sulle rinnovabili, in ogni zona d’Italia sono sempre tutti contrari a prescindere, anche per l’Eolico offshore che non incide per nulla sulla vita delle persone.
Nel caso specifico dell’articolo non posso parlare, ho letto un po’, però bisogna entrare nell’ottica che questo è il futuro, piaccia o meno. E contrastarlo è controproducente. O mettiamo questi impianti o decidiamo di essere totalmente dipendenti da altri con i rischi che comportano, oltre a rischi ambientali che si abbatterebbero sulle stesse zone che proteggiamo.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Inklings »

Il futuro passerà (si spera) ANCHE per un mix di energie rinnovabili, in cui indubbiamente l'eolico giocherà la sua parte insieme a solare e idroelettrico. Che sono molto preziose (soprattutto per i picchi) ma continuano e continueranno ad avere problematiche (come qualsiasi fonte energetica del resto), ad esempio relative alla capacità di produzione, alla variabilità stagionale, alle particolarità del territorio, ai materiali che richiedono e allo spazio che necessitano gli impianti.
(https://ourworldindata.org/energy, sto sito è fantastico).

In ogni caso, sono anni che in luoghi come Africa, Sud-Est asiatico e Sud America viene documento il fenomeno del green grabbing ad opera di un mix di governi, aziende private e ONG: il vecchio piatto del colonialismo (espropriazione di terreni, spostamento di popolazioni, sfruttamento del territorio, etc.) con la "nuova" salsa dell'ecologismo e dei motivi ambientali (produzione di biocarburanti, conservazione delle specie, ecoturismo, etc.).
Ora non so se il caso portato da El Principe possa rientrare nella categoria (dall'articolo pare avere alcuni di questi tratti, o almeno di una sua fase incipiente) perché non conosco abbastanza la questione, ma questo lato della "sostenibilità" e delle transizioni green rimane estremamente problematico e non va ignorato né minimizzato.
(Per chi fosse interessato, questo articolo è abbastanza esplicativo: https://www.tandfonline.com/doi/full/10 ... 012.671770).

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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Perdonatemi se non avevo risposto a questi ultimi interventi sulle rinnovabili. Ci sarà tanto di cui parlare a proposito, con la partecipazione record per la proposta di legge d'iniziativa popolare "Pratobello 2024" (prende spunto dagli avvenimenti a Orgosolo di cui ho parlato, io ovviamente l'ho firmata) e la battaglia politica frutto di un grande sforzo di cittadinanza attiva che sta impervesando negli ultimi mesi e di cui, probabilmente, nessuno o pochi fuori dalla Sardegna avranno sentito parlare.

Ci arriveremo. Tuttavia, prima volevo aggiornare il topic su un argomento di cui avevo parlato in principio, ovvero la vertenza entrate. È di strettissima attualità, infatti, l'apertura da parte della Giunta Todde di un nuovo contenzioso con lo Stato sull'annosa questione dei gettiti fiscali per legge costituzionale dovuti alla Sardegna, ritirati dall'Italia e però mai consegnati all'Isola.

I dettagli sono al primo post di questo topic, con anche qualche libro in pdf al tempo facile da trovare in rete, ma ricordo in brevissimo:

- Dal 1948 l'Italia non ha consegnato alla Sardegna i gettiti fiscali specificati dall'articolo 8 dello Statuto sardo, legge costituzionale, perché nell'articolo 9 la Sardegna ha delegato la riscossione allo Stato centrale, che avvrebbe dovuto poi versare i fondi alla Sardegna tramite delle leggi attuative, mai fatte.

- Nel 1985 la Fondazione Agnelli di Torino scopre la cosa, con un debito nei confronti della Sardegna stimato in decine di miliardi di euro. Dopo le ricerche di studiosi e politici sardi e non (io ho scoperto il tutto per la prima volta in un giornale d'inchiesta svizzero che mi avevano passato) nel 2006 Renato Soru, allora presidente di Regione, porta a Roma la questione.

- L'Italia ammette l'esistenza di questo debito, ma dice che si può quantificare solo dal 1991 al 2004 (i decenni precedenti vanno in cavalleria) in 10 miliardi e che ne pagherà 5 in 10 anni (l'altra metà facciamo finta che non ci sono). In cambio, come fissato nella finanziaria 2007, la Regione si dovrà pagare al 100% da sola la sanità. La "vertenza entrate", materialmente, è l'accordo Soru-Stato. E i 5 miliardi nemmeno sono stati pagati, perché ancora non si riesce a fare leggi attuative.
---
Arriviamo quindi a pochi giorni fa, quando la Presidente di Regione ha annunciato che farà causa allo Stato per il mancato pagamento di una grossa parte dei gettiti fiscali per legge costituzionale previsti dall'articolo 8 dello Statuto Sardo, relativi agli anni dal 2010 al 2024. Secondo i legali dell'attuale Giunta, Roma avrebbe trattenuto illegalmente e decidendo in modo unilaterale 1.7 miliardi di euro dovuti alle casse sarde.

La Presidente Todde nei giorni scorsi ha anche riferito che, nei mesi scorsi, la Regione ha tenuto diversi tavoli tecnici con il ministero dell'Economia per trovare un accordo ed evitare di andare alle vie legali. Tuttavia, a detta di Todde il meglio che lo Stato ha proposto, ancora una volta, è di pagare solo 600 milioni da spalmare in dieci anni. La Presidente ha ritenuto la proposta irricevibile e dunque partirà la causa.

Quello che mi preme far notare è, ancora una volta, che non è tanto la questione economica e la mancanza dei soldi, seppur dovuti per legge costituzionale, a fare malissimo. È proprio il trattamento di subalternità totale, l'essere sacrificabili e alienati da qualsiasi idea di sviluppo e di visione comune del Paese, esclusi, derelitti contro i quali per decenni Roma si può permettere di calpestare una legge costituzionale e nemmeno pagare quanto pattuito nella vertenza entrate originale del 2006.

Piccola postilla a parte, c'è soddisfazione per la recente bocciatura da parte della Corte Costituzionale di parti della legge sull'autonomia differenziata, in particolare dei passaggi impugnati dalla Regione Sardegna. Senza andare troppo nel dettaglio perché non è questa la sede, ovviamente non posso che essere contrario a tale disegno di legge che andrebbe a sfavorire le regioni del Sud e ad allargare ancora di più il divario economico e di opportunità tra il Nord e Meridione e Isole, compresa la Sardegna.

Insomma due punti, nuova causa vertenza entrate e ricorso costituzionale, oggettivamente a favore della Giunta Todde, che pure mai avrei votato e non mi rappresenta (ancora meno mi rappresentava qualsiasi anima proposta alle regionali dal centro-destra o dallo schifo Solinas, ma anche Soru). Per una volta ci si è comunque fatti sentire a livello di Giunta. Aiuta il fatto che a Roma ci sia un Governo di parte contraria. Su altre questioni non posso che essere lontano dall'operato della Todde, gestione "Pratobello 2024" in primis. Ma questo lo vedremo poi.

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