Non sottovaluterei Aliyev però. Ha completamente annientato ogni forma di opposizione interna in modo più subdolo della sola repressione del dissenso con violenza e controllo dell'informazione. Ha accentuato una netta divisione tra politici/funzionari/burocrati e gente comune, allo stesso tempo delegittimizzando la classe politica, eventuale opposizione compresa. Non ha mai cercato consenso, ma solo stabilità e la bassissima affluenza alle elezioni farsa non era un problema, ma una buona notizia indice di una società ormai completamente rassegnata allo stato di cose. Non mi sorprende, quindi, che gente comune che potresti avere incontrato non sia totalizzata dal regime, che prima delle guerre di aggressione del Karabakh non era tanto popolare. Dal 2020, dopo le piccole e ultime proteste civili del 2019, alla dittatura elitaria completamente irraggiungibile anche per poter solo immaginare movimenti antagonisti Aliyev ha aggiunto un populismo basato sull'odio anti-armeno e sulla retorica della riconquista di presunte terre azere occupate dal nemico, infiammando un discorso militarista che non ha solo distratto l'opinione pubblica, ma purtroppo ha trovato seguito e ora come ora il regime è al massimo delle sua popolarità praticamente dalla fine dell'Urss. Rispetto alla vecchia ricerca della sola stabilità ora ha trovato anche il consenso popolare, l'opposizione non ha senso di esistere (su cosa potrebbero infiammare gli animi contro il regime? nulla). Ma questa novità della linea ideologica di riconquista, come hai notato dal fremente desiderio di guerra che hai detto, dovrà essere sfogata, ed è per questo che, secondo me, la distruzione dell'Armenia è una possibilità molto più che plausibile vedendo le reazioni assenti alla recente pulizia etnica.c'hoçtreß ha scritto: ↑09/11/2023, 12:28 Me l'ero persa la dichiarazione di Blinken sulla possibile invasione dell'Armenia. Non che ce ne fosse bisogno, è lì da vedere, ma è curiosa perché è pur sempre una dichiarazione ufficiale.
Ho l'impressione che l'Azerbaijian sia una mezza pedina nei piani organici del tentativo di tornare a una forma di imperialismo da parte della Turchia. Non che non sia un paese con un governo infame eh, intendiamoci, ma la Turchia, come la Russia, continua a considerarsi un impero e tutte le sue mosse internazionali vanno viste in quell'ottica. Con la differenza che la Russia ha avuto ed ha blocchi contrapposti, la Turchia ha lo stesso piede in mille scarpe come tutti ben sappiamo. Sull'odio etnico verso gli Armeni ci sarebbe da scrivere a quintalate, ma ciò che continua a disturbarmi nonostante il cinismo che ormai mi avvolge è la pochissima solidarietà, sia simboica che economica, che quel paese riceve in ambito internazionale.
Sono capitato per caso in Azerbaijian il mese scorso proprio mentre era in atto la nuova offensiva. Quello che salta all'occhio è che sembra un paese in costante e fremente desiderio di guerra. Sopratutto città minori come Sumqayit sono tappezzate ovunque (edifici pubblici e governativi, ma anche centri commerciali) di foto e ritratti di militari addirittura risalenti alla guerra del 92. Da bravi paraculi però a Baku, dove c'è un discreto turismo occidentale e dagli Emirati ste porcherie mica le ho viste. Certo, come ovunque, parlando con le persone del posto trovi anche chi si rende conto della situazione. Una tizia (credo una dissidente ma non ho approfondito) mi ha detto apertamente che se il governo fa certe cose è per il disinteresse più che per la convinzione nella causa degli azeri. Poi c'è anche l'aspetto della distruzione delle altre identità culturali e dei monumenti storici a cui accennavi anche tu a fare impressione, mentre ricordo che in Armenia, nonostante l'anticomunismo diffuso, i monumenti sovietici erano attrazioni turistiche, ma parlo di 10 anni fa più o meno.
Sono curioso di sapere come mai sei tanto informato ed affezionato a questa realtà, sempre se ti va di dirlo, anche via pm nel caso.
Questo dittatore infame si muove con grande lucidità nel piano internazionale e sfrutta molto bene il suo essere una super potenza fossile e, da qualche anno grazie all'aiuto turco, anche in minor misura militare. In fondo, come avevo scritto, è uno che riesce a essere alleato della Russia, ma allo stesso tempo è quasi dentro la NATO, amico del vicino Iran (con cui il Paese condivide la fede musulmana sciita) e allo stesso tempo ha riallacciato i rapporti con Israele di cui, oltrea a essere uno dei tanti regimi a cui "affittano" e gestiscono Pegasus, è diventato uno dei maggiori partner militari (al 2020 il 60% della spesa militare azera andava in armamenti israeliani). Amico di tutti e nemico di nessun pesce grosso, per questo non lo degraderei a mezza pedina, riesce invece a ritagliarsi un ruolo attivo.
L'Unione Europea poi è completamente dipendente del regime, che si è arricchito e ha potuto investire nelle spese militari proprio grazie al cinismo ipocrita europeo. De facto lo supporta e ha sempre preferito ignorare la dittatura stile 1984 in cambio di ricchi affari prima con gas e ora anche con armi. Adesso poi che Putin è entrato nel club "dittatori cattivi", per i "dittatori buoni" è una pacchia. Il mese prima dell'invasione dell'Armenia, quando Ursula ha tessuto le lodi del nostro eroe, l'UE ha firmato un patto per raddoppiare le esportazione di gas e superare la dipendenza dal gas russo. I 120k del Nagorno Karabakh e l'Armenia sono più che sacrificabili in tal senso.
La Turchia ormai si butta su queste situazioni, figurarsi nel caucaso vecchio giardino ottomano. Secondo me qui molto fanno l'armenofobia e il nazionalismo in chiave antiarmena condivisi con Baku.
Per quanto riguarda la Russia secondo me invece si sta molto disimpegnando nella zona, e visti i fronti aperti in altre parti come Ucraina e Siria non vedeva l'ora di liberarsi da uno dei pochi conflitti nelle ex repubbliche soviet in cui non c'entra nulla, se non come intermediario per non perdere la cara influenza nel vicinato. Sono sempre stati alleati di entrambi, e la presenza dei pacekeeper in Artsakh (per cui un minimo di critiche Aliyev in patria le aveva ricevute) andava proprio in questa direzione. Anche se poi i russi nella zona hanno fatto l'opposto di quanto pattuito (proteggere il Nagorno post 2020 da aggressioni azere) e hanno anzi collaborato al blocco del corridoio. Putin qualche mese fa, dopo proteste a Yerevan davanti al suo consolato a causa dell'inerzia dei militari russi in Artsakh, ha liquidato l'Armenia dicendo che si è "troppo avvicinata all'occidente", che era un modo per abbandonarli in pratica. L'Armenia, non da poco ma da sempre, ha grandi rapporti in particolare con gli USA, visto che per la diaspora ci sono molti più americani-armeni che armeni stessi. Un altra cosa che a Putin non è mai andata giù dell'Armenia è il suo l'essere una piccola isola democratica (con i suoi limiti, tipo la religione in costituzione etc) nella regione, dunque possibile modello da imitare. La sua disfatta e abbandono potranno essere usati come monito: "chi cerca la via democratica viene distrutto come l'Armenia".
Quello che, a differenza per esempio dell'Ucraina, fa scaricare l'Armenia da ogni possibile alleato sia Russia, USA/Europa, Cina, purtroppo è la sua mancanza di "strategicità", che la fa sacrificare senza tanti complimenti nella realpolitik. Purtroppo la stessa Armenia è stata poco lungimirante, in primis nel non aver addirittura mai riconosciuto in modo ufficiale, proprio loro!, la Repubblica d'Artsakh, e la sua leadership è poco forte e c'è sfiducia nella classe politica. Anche se non tutti possono avere la fortuna di contare su ingenti risorse naturali per fare politica estera.
Ho scoperto l'esistenza della Repubblica di Artsakh nel 2018 quando con un drone era stata portata in campo una sua bandiera, durante una tristissima partita del Quarabag in Europa League non mi ricordo dove, forse in Francia. Da allora ho sempre seguito con molta attenzione la vicenda, e da appassionato alleato dell'autodeterminazione dei popoli nel mondo e da sardo indipendentista ho sempre solidarizzato con la causa dei partigiani dell’Artsakh.