Per chi vuole dibattere e chiacchierare sulle serie TV, sui cartoni animati, su programmi televisivi o su film cinematografici... e ovviamente anche sui protagonisti dello schermo.
Backbone Crusher ha scritto:Visto sabato "Ready Player One". Piaciuto assai, più che altro per rimandi, omaggi, citazioni a cinema e videogiochi di tutte le ere.
Storia un po' meh, ma almeno 2 ore e passa che sono volate.
Visto anch'io e sostanzialmente concordo.
Vive parecchio sulle citazioni, storia carina e che si lascia guardare, due ore e mezza che scorrono via bene.
TODOS LO SABEN (EVERYBODY KNOWS) by Asghar Farhadi
EN GUERRE (AT WAR) by Stéphane Brizé
DOGMAN by Matteo Garrone
LE LIVRE D’IMAGE by Jean-Luc Godard
NETEMO SAMETEMO (ASAKO I & II) by Ryusuke Hamaguchi
PLAIRE AIMER ET COURIR VITE (SORRY ANGEL) by Christophe Honoré
LES FILLES DU SOLEIL (GIRLS OF THE SUN) by Eva Husson
ASH IS PUREST WHITE by Jia Zhang-Ke
SHOPLIFTERS by Kore-Eda Hirokazu
CAPHARNAÜM (CAPERNAUM) by Nadine Labaki
BUH-NING (BURNING) by Lee Chang-Dong
BLACKKKLANSMAN by Spike Lee
UNDER THE SILVER LAKE by David Robert Mitchell
THREE FACES by Jafar Panahi
ZIMNA WOJNA (COLD WAR) by Pawel Pawlikowski
LAZZARO FELICE by Alice Rohrwacher (SUPER 16)
YOMEDDINE by A.B Shawky
LETO (L’ÉTÉ) by Kirill Serebrennikov
Panahi>Farhadi
Del gruppo estrema asia Jia Zhang-ke e Kore-Eda Hirokazu>resto.
La Rohrwacher sorella è il mio sogno proibito.
Dal 21 al 25 sono a Udine per il Far East, mi becco nuovo di Ann Hui e Dante Lam, oltre a versioni restaurate di Kar-Wai e buona dose di ignoranza (horror indonesiano, film in costume Vietnamita, etcetc).
Backbone Crusher ha scritto:
Beh, più o meno siamo li.
A me è piaciuto perché, da appassionato di videogames e film in generale, ci hanno infilato tantissime citazioni che mi hanno fatto piacere.
Il film in se non annoia, come ho detto dura più di due ore ma non pesano, ma non è un capolavoro manco a pagarlo.
idem
passi il tempo più che altro per vedere personaggi, immagini o citazioni varie dal mondo della cultura pop/videogiochi/fumetti ecc
e te lo rivedresti principalmente solo per trovarne altre
Il film che dovrebbe essere sempre citato quando si parla di mediocrità. Salvo gli effetti speciali, qualche bella scena nello spazio e la protagonista, l'unico personaggio che mostri qualche sfaccettatura.
Purtroppo i difetti sono molti più dei pregi.
Spoiler:
Prima di tutto, che cazzo c'entra sto film con Cloverfield? Probabilmente hanno tirato dentro questo nome perchè c'è una base di fan del primo Cloverfield che aspetta un continuo più universale dell'ottimo sequel già uscito, ma sta roba di fantascienza non ha nulla a che fare con questa "saga".
Secondo, la sceneggiatura è mediocre per non dire di peggio, la storia si regge in piedi come un vecchio di novant'anni con l'artrite e i personaggi sono forse il punto debole del film.
Appunto, a parte la protagonista tutti gli altri sono impalpabili, ma qui arriva il peggio. Essendo un film Netflix distribuito in tutto il mondo, hanno cercato di fare un qualcosa di politically correct annullando le personalità delle singole persone sostituendole con quelle degli stati che rappresentano.
Mi spiego meglio: l'americano è nero (per far vedere che non sono razzisti), capitano della nave (figurati se poteva essere qualcun'altro), e muore da eroe sacrificandosi per gli altri (ahahahahahahaha).
Il russo è stronzo e muore da stronzo (non serve che aggiunga altro).
L'italiano è il coglione della nave, anzi forse è meglio dire il clown, tutti li vogliono bene, è ben accettato dal gruppo ma non conta nulla e muore senza che interessi poi a nessuno.
Il tedesco è buono ma in fondo cattivo ma in fondo buono ma in fondo cattivo etc. etc. insomma è qualcuno di cui non fidarsi mai del tutto, può esserti amico ma può anche tradirti e diventare pericoloso.
La cinese è tosta, ha più palle di tutti gli uomini della nave messi insieme, trova la soluzione che può salvare tutti i superstiti ma muore perchè è cinese e non può essere l'eroina del film.
Il brasiliano conta meno dell'italiano con cui condivide una fede a dir poco patetica, non dico che tutti gli scienziati debbano essere atei ma quando fa la preghierina ad inizio film ho capito che sarebbe finito nel dimenticatoio in fretta. Muore stranamente verso la fine ma è invisibile, poteva anche non esserci e forse era meglio.
Corilo1 ha scritto:Ho visto The Cloverfield Paradox su Netflix.
Il film che dovrebbe essere sempre citato quando si parla di mediocrità. Salvo gli effetti speciali, qualche bella scena nello spazio e la protagonista, l'unico personaggio che mostri qualche sfaccettatura.
Purtroppo i difetti sono molti più dei pregi.
Spoiler:
Prima di tutto, che cazzo c'entra sto film con Cloverfield? Probabilmente hanno tirato dentro questo nome perchè c'è una base di fan del primo Cloverfield che aspetta un continuo più universale dell'ottimo sequel già uscito, ma sta roba di fantascienza non ha nulla a che fare con questa "saga".
Secondo, la sceneggiatura è mediocre per non dire di peggio, la storia si regge in piedi come un vecchio di novant'anni con l'artrite e i personaggi sono forse il punto debole del film.
Appunto, a parte la protagonista tutti gli altri sono impalpabili, ma qui arriva il peggio. Essendo un film Netflix distribuito in tutto il mondo, hanno cercato di fare un qualcosa di politically correct annullando le personalità delle singole persone sostituendole con quelle degli stati che rappresentano.
Mi spiego meglio: l'americano è nero (per far vedere che non sono razzisti), capitano della nave (figurati se poteva essere qualcun'altro), e muore da eroe sacrificandosi per gli altri (ahahahahahahaha).
Il russo è stronzo e muore da stronzo (non serve che aggiunga altro).
L'italiano è il coglione della nave, anzi forse è meglio dire il clown, tutti li vogliono bene, è ben accettato dal gruppo ma non conta nulla e muore senza che interessi poi a nessuno.
Il tedesco è buono ma in fondo cattivo ma in fondo buono ma in fondo cattivo etc. etc. insomma è qualcuno di cui non fidarsi mai del tutto, può esserti amico ma può anche tradirti e diventare pericoloso.
La cinese è tosta, ha più palle di tutti gli uomini della nave messi insieme, trova la soluzione che può salvare tutti i superstiti ma muore perchè è cinese e non può essere l'eroina del film.
Il brasiliano conta meno dell'italiano con cui condivide una fede a dir poco patetica, non dico che tutti gli scienziati debbano essere atei ma quando fa la preghierina ad inizio film ho capito che sarebbe finito nel dimenticatoio in fretta. Muore stranamente verso la fine ma è invisibile, poteva anche non esserci e forse era meglio.
Cristo santo per tutto il cazzo di film ho sempre visto la bandiera italiana su quella cazzo di tuta spaziale, anche un mio amico che ha visto il film per i fatti suoi ha sempre pensato che quella fosse la bandiera italiana, e non venendo mai specificata la sua nazionalità mi sono basato su ciò che ho visto.
Ma Lol, un'irlandese in una missione spaziale? Vabbè, non cambia una virgola sul mio ragionamento, sostituite le due parole e tutto combacia.
Sono rientrato dal Far East di Udine, dopo 31 film in 5 giorni, vi metto qua, appena ho tempo, un paio di dritte di film interessanti da recuperare. 2/3 filmoni sicuramente. Uno dalla Cina e due Jappi. Dei due jappi una è pure un'opera prima, l'altro è di un regista molto bravo che qui si conosce poco e il Cinese è uno della nuova scuola, che ha già fatto vedere qualcosina in quel di Venezia nel 2014.
One Cut Of The Dead di Ueda Shinchiro. Miglior film della selezione. Tre parti per raccontare un'idea folle di un canale tv di quinta categoria, fare un horror zombie, in piano sequenza, dal vivo. La prima mezz'ora è l'horror in piano sequenza e tu non riesci a capire che sia un film nel film, ma pensi sia il film stesso, che l'idea del piano sequenza sia il film. La seconda parte ci spiega i personaggi. La terza tramite le riprese dell'azione unisci tutti i puntini, in più durante i titoli di coda vedi la troupe che riprende la troupe che gira il piano sequenza. Più livelli, uniti, un'opera da premiare per l'originalità, la bravura del cast e l'apparato tecnico. 10/10
Wrath Of Silence di Xin Yukun. Una regia fenomenale, una fotografia altrettanto stupenda sullo sfondo della Cina rurale. Cibo, sporco, violenza per raccontare l'epopea di un uomo muto che è alla ricerca del figlio scomparso. Un film che richiama idealmente Black Coal Thin Ice, non a caso, i due registi sono tra i nomi più interessanti della cinematografia cinese, tono indipendente e meno mainstream, in uno spazio che sta permettendo, mollando le prese della censura, di raccontare, in maniera velata, quella che è l'ipocrisia della società cinese in tutte le sue forme, da quella del gangster a quella del minatore. 9/10
Side Job. di Hiroki Ryuici. Regista poco conosciuto da noi ma che già in passato a sfornato perle come Tokyo Love Hotel o River, proprio a River si ricollega questo film, proveniente da Fukushima ha risentito e spesso raccontato quelle che sono le conseguenze del terremoto. Ora siamo a 6 anni dalla tragedia e la vita di molte persone si è cristallizzata nel tempo, soprattutto in quelli le cui case sono nella zona in cui ci sono ancora radiazioni. Storia di vari personaggi che affrontano dunque il loro trauma e i loro lutti e sembrano riuscire a trovar eun modo per uscirne. 9/10
1987: When The Day Comes di Jang Joon-hwan. Per la prima volta nella storia un lungometraggio racconta i giorni che portano alla caduta della dittatura coreana. Un film con un ottimo climax, personaggi ben caratterizzati, uno sguardo non giudicante sugli avvenimenti, dalle torture degli studenti, fino alle rivolte, senza scadere nell'apologia e nell'esaltazione di un movimento che non c'è più. Film da premiare in quanto prima volta che si realizza qualcosa su questo e perchè comunque presenta bene la situazione politica e sociale della Corea. 8/10
The Battleship Island di Ryoo Seung-wan. Riuscire a raccontare una storia drammatica e al contempo epica e divertente non è da tutti. Veniamo portati sull'isola di Hashima, dove si trova un campo di concentramento per cinesi e coreani durante la seconda guerra mondiale. Se da un lato abbiamo la parte drammatica non viene troppo pesata, in modo da non risultare stucchevole, la parte comica ha i suoi giusti tempi e non va a rovinare questo film, la battaglia finale ha tutti i dettami di una buona epica che va bene a raccontare i fatti, sebbene ci siano alcuni stereotipi, nel complesso un film che presenta bene tutti i suoi molti personaggi e le sue storie. Poteva osare molto di più, la sottotrama del traffico di bambine viene gettata troppo lì. 8/10
Prima prova dietro la regia per Moon So-ri (attrice di Oasis) con The Running Actress uno sguardo tragicomico alla vita di un'attrice famosa, troppo talentuosa per recitare nel film attuale coreano, che denuncia anche una crisi creativa del cinema coreano evidente, l'epoca della fresh wave coreana è finita da tempo.
Per gli amanti del genere thriller coreano, interessante Steel Rain di Yang Woo-Seok, film con spie nordcoreane e colpo di stato, girato in puro stile coreano nei thriller. Dovrebbe essere su Netflix o comunque facilmente reperibile in giro.
Unendo poi il comedy strambo tipicamente asiatico, segnalo quest'opera prima di Jason Kim, Midnight Runners, due studenti di polizia si trovano immischiati in un caso di rapimenti. Streaming facile.
Carina l'idea di realizzazione per Dear Ex di Mag Hsu e Hsu Chin-yen, film che racconta un classico coming of age, con dramma su padre gay e relazione turbolenta di un adolescente con madre e fidanzato del padre, i pensieri del ragazzo trovano forma disegnata. Opera taiwanese interessante.
Segnalo anche Forgotten di Jang Hang-jun, un buon thriller psicologico, anche se ricorda troppi altri film da Oldboy a Get Out. Però se amanti del genere consigliato. E The Blood Of Wolves, film di Kazuya Shiraishi sulla Yakuza, che riprende i temi classici di un genere che ormai in patria non viene più fatto. Un bel tuffo nel passato.
Miglior horro della sei giorni, The Promise, opera thailandese di Sophon Sakdaphisit, premessa semplice, due giovani decidono di suicidarsi assieme, una lo fa, l'altra scappa, 20 anni dopo l'amica ritorna per vendicarsi. A parte il finale, che inserisce elementi melodrammatici non richiesti è un horror piacevole, più vicino ai gusti occidentali che al classico schema dell'horror orientale.
Interessante il cartone On Happiness Road di Sung Hsin Yin, pur presentando il classico momento di cambio e affronto dell'età adulta andando alle proprie radici, offre certamente un modo di fare animazione differente.
Sul fronte commedie inaspettatamente Never Say Die, altra opera prima dalla Cina di Song Yang e Zhang Chiyu, partendo da una premessa banale, scambio di corpi, ne esce una commedia al limite del grottesco con momenti spassosi che richiama a una certa cinematografia hong konghese, come quella di Stepehn Chow per intenderci. Successo commerciale in patria.
Delusione il nuovo di Ann Hui, Our Time Will Come, un bieco nazionalismo, spiace che anche una regista di un certo peso come lei abbia ceduto ai soldi cinesi.
Un po' di roba sparsa:
- L'uomo nell'ombra: discreta cagata, McGregor pare non avesse voglia.
- L'avvocato del diavolo: rivisto dopo secoli, sempre ottimo.
- Fratello dove sei: ma che cazz... Ho visto un'oretta e non succede un cazzo.