Ieri è stato il mio perfect day, uno di quelli che ricorderò tutta la vita - ho baciato la ragazza che sognavo da cinque anni

#ancheipandahannouncuore - e la Juve c'era, col suo quinto scudetto consecutivo, nel giorno del 25 aprile che è l'unica festività civile che ancora mi fa battere il cuore.
E sorrido ripensando a quando temevo che fosse finita, che ci saremmo fermati a quattro. E mi faceva male, perchè ho sempre saputo che il quinto era comodamente alla nostra portata, ma lo vedevo sfumare per imprecisioni, errori, scuse un po' puerili.
Quando temevo che Allegri avesse perso il timone della barca e che il naufragio fosse inevitabile.
Eppure nell'arroganza che, ahimè, mi contraddistingue, una parte di me continuava a dire: non ci sono rivali, in qualche modo alla fine lo vinciamo noi! Non reputavo Roma e Napoli piazze adatte a grandi traguardi (un giorno probabilmente lo saranno), l'Inter non mi sembrava questo granchè e nemmeno il Milan poteva impensierire.
Certo, non potevo pensare che le cose sarebbero andate così. Pensavo che il Napoli avrebbe mollato, e magari avremmo pure vinto lo scudetto, ma soffrendo e con pochi punti di scarto. Eccoci invece sul tetto d'Italia, dopo una cavalcata irripetibile, senza lasciare adito a contestazioni che non siano deliranti.
Bravi tutti, dai titolari fissi a quelli un po' più "traballanti" e alle riserve: nessuno ha mai tirato indietro il piedino, nessuno ha mai mollato.
Godiamoci il momento!