GIRONE E
Michael Scott: +4
Robert Lipton: +1 tanto per al "the senator"... No, wait... "state senator!"
Simpatica, poi, la relazione clandestina con Oscar.
GIRONE F
Oscar Martinez: +4
Mi piace. In una televisione sempre più (a tratti, forzosamente) inclusivista, fa piacere trovare un personaggio gay a) non stereotipato b) non inficiato da ideologizzazioni "politically correct". La sua omosessualità non viene strumentalizzata per fini non necessari, anzi (hallelujah), "normalizzata" in un contesto paritario. Certo, non mancano le frecciate politicamente scorrette (a me fa ancora sbellicare Michael che gli chiede consiglio, dovendo subire una colonscopia

), ma il tutto rientra in una sana presa in giro.
Karen Filipelli: +3
Anche qui, un buon personaggio (ottimamente interpretato dalla Jones) circostritto alla sua funzione di argine alla relazione Pam/Jim.
Non ha avuto grandissimi spazi di manovra, ma si fa ricordare con piacere.
Perché Michael Scott è il personaggio più bello della serialità televisiva americana:
Innanzitutto:
après moi, le déluge! Da parte mia, ho constatato un calo nella serie all'indomani dell'addio di Carell. Ha continuato a rullare alla grande, e gli sceneggiatori hanno fatto un ottimo lavoro per tenere altro l'interesse; ma è evidente che, senza Michael, non era proprio la stessa cosa. Perché Michael era L'ANIMA dello show. E grazie a The Office ho potuto scorgere, più da vicino, le immense qualità attoriali di Carell, che ha portato in scena un personaggio straordinario in quanto ambivalente e profondamente sfaccettato. Un pò come Dwight, ma più marcatamente (Dwight, in fin dei conti, resta un personaggio macchiettizzato, demenziale, finalizzato alla risata pura e semplice), Michael suscita sentimenti antitetici nello spettatore: da un lato lo ami, vorresti abbracciarlo in qualsiasi momento e stimare il suo candore, la sua stupida forza d'animo; dall'altro vorresti prenderlo a schiaffi, perché è un cialtrone, infantile, cattivo e moccioso all'inverosimile (oltre che, realisticamente, un pessimo boss). Più di ogni altro character, però, è forse il personaggio con cui lo spettatore è più in grado di identificarsi proprio per le sue molteplici sfaccettature, per la sua umanità, colma di sentimenti ed emozioni contrastanti. Tutti noi, alle volte, ci sentiamo un pò Michael Scott. Ci sentiamo gretti, schiacciati dalla vita, incapaci di penetrarla (
that's what she said!), permalosi, meschini, inetti nelle interazioni con gli altri, profondamente piccoli e insignificanti. Michael è un personaggio tipicamente "fantozziano": un uomo comune, dalla fisionomia anonima, non speciale, che si acontenta di godere di piccole porzioni di potere, o di piccole vittorie, (quello di manager di filiale), reputandole un grande privilegio, che interpreta la realtà a modo suo, scontrandosi col reale, perennemente sottomesso ai "poteri forti" e con un desiderio frustrato di essere considerato "normale", e quindi amato. E' un personaggio che ci mette in imbarazzo. Io, almeno, più di una volta mi sono trovato a disagio di fronte alle sue uscite (again, l'imbarazzante cena con Jan). Però, proprio quella sua stupida forza d'animo, wow, riesce a rincuorarti. E' una lezione di stoicismo. E permette, comunque a Michael di ottenere qualche piccola, dolce soddisfazione per tirare a campare (siamo in America, dopotutto, non manca mai l'happy ending; al contrario di un Fantozzi che è l'eterno sconfitto). Thumbs up a una maschera comica di comicità tragica, ridicola, che scaturisce in un riso amaro (poi, vabbè, è chiaro che anche a lui vengono riservati momenti solo demenziali di risata facile). E thumbs up a Carell che ci regala un personaggio indimenticabile e bellissimo, che incarna alla perfezione.
