Volavo Alto ha scritto: ↑12/04/2021, 15:23
Ni, era infatti previsto un sequel, quindi un arco narrativo più lungo.
Il predominio centrale dell'heel prima del comeback del face è infatti il topos più semplice ed abusato anche nel wrestling. Questo può avvenire in un singolo match come in u narco narrativo che prevede più match dove ogni singolo match va visto come una sequenza di un match più grande (l'arco).
Davvero, non capisco cosa avrebbe di diverso un match da un film, uno spettacolo teatrale o un libro.
Se l'obiezione è quella che fa SND che "Vince può cambiare idea all'ultimo minuto", allora si può dire che anche l'autore di una piece o u nregista possono cambiare idea all'ultimo minuto e far morire l'Ulisse della situazione già da Circe.
Ma ne esce fuori un match/film/libro brutto.
Questa cosa che il wrestling sia "speciale", "colorato" ed "unico" sinceramente non so da dove vi nasca.
Sono storie, nulla di più ma nulla di meno, quindi seguono le regole narrative delle storie.
Vorrei essere d'accordo perché mi piace ritrovare gli schemi alla base delle varie discipline, ma non riesco a convincermi, quindi vi chiedo uno sforzo in più (se avete voglia

).
Ieri non sono stato convinto delle vostre argomentazioni sulle lacrime al di fuori del post match che non vanno mai bene, e ho bene in mente diversi esempi di uscita dal personaggio anche in altre arti come teatro e persino cinema. Quindi mi è parsa una di quelle regole che hanno fatto il loro tempo, o che almeno non sono paradigmatiche di alcunché. Mi vengono in mente Stanislavski, Brecht, De Filippo, tante opere post-moderne. Insomma, è una regola che non credo sia valida sempre e per forza. Oltretutto, nel caso della Belair, lei fa queste scenette piene di emozione dalla vittoria della Rumble, per cui non strideva nemmeno con il suo character, che non è mai stato face cazzuto che mena tutti, nonostante sia la -EST. Può piacere o non piacere il personaggio (a me fa cagare, l'avrei costruito tutto sulla forza e sull'aggressività), ma questa è la narrazione.
Tornando al tema di oggi, anche qui mi vengono in mente tanti esempi di grandi film d'autore finiti in modo del tutto inaspettato, in cui magari il "buono" (o comunque il personaggio positivo) non arriva sorprendentemente a un esito felice e in questo modo la storia raggiunge anche uno spessore diverso. Il sorpasso di Dino Risi doveva finire in un altro modo, il regista ha scelto di cambiare il finale, con la scena del tragico incidente, ed è stata una scelta che ha fatto sì che il film si elevasse di livello. Ed era del tutto inaspettato, tant'è che il finale non doveva nemmeno essere quello. Ma di esempi ce ne sono tanti altri, anche al di là delle dicotomie finale felice/triste e buoni/cattivi. Ci sono davvero un sacco di grandi film con finali inaspettati: Mulholland Drive, The Departed, Oldboy, Il club dei 39, Blow-Up, diversi film di Fincher, tutti film con finali volutamente inaspettati, per dichiarata volontà degli autori (quindi il "eh ma io l'avevo capito" eventualmente lascia il tempo che trova), che non sono certamente film brutti, anzi alcuni sono dei grandissimi film.
Quindi, il mio parere è: trovare gli schemi ricorrenti è giusto e pure interessante, però non credo che i due assiomi di cui si è parlato in questo weekend siano tali. Ma se vi va di convincermi del contrario ne sarei felice e, tutto sommato, più confortato, perché mi aiuterebbe a leggere meglio anche il wrestling.