S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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El Principe
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S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Sardinna no est Italia, ed ecco il perché.

In partenza ci tengo solo a sottolineare che le motivazioni non si trovano nel gusto di creare la nazioncina dell'Endocazzostan e/o per eccezionalismo sardo, ma esistono precise ragioni economiche, politiche, storiche e culturali che purtroppo anche la stragrande maggioranza dei sardi ignora e non conosce. Leggendo questa rubrica, spero, vi chiederete come sia possibile che la popolazione non insorga per fare qualcosa davanti a ingiustizie così clamorose. Io me lo chiedo ogni giorno, e fa male.

Apro questo topic perché ci tengo a spiegare le ragioni, appunto, dell'indipendentismo sardo moderno, e anche perché un po' di tempo fa mi era capitato qui di leggere che Guardiola sia “una specie di leghista” perché supporta la creazione di una Catalogna libera. La “causa sarda” con quella catalana ha poco in comune, ma lo spunto per chiarire poi la situazione sarda è arrivato da quella fesseria.

Dall'analisi delle fonti, interviste e chiaccherate varie con storici e studiosi ho già scritto diversi articoli e varie note sul tema che sono diventati, nel piccolo degli appassionati di storia e lingua sarda, anche piuttosto virali, quindi farò, mano a mano argomento dopo argomento, una piccola sintesi mettendo insieme le varie cose e le fonti con cui, chi volesse, potrà approfondire. Insomma ci tenevo a rompere le palle anche qui sulla questione sarda.

Per non appesantire troppo il tutto andrò a puntate, un crimine di cui non si può credere a danno della Sardegna a dei sardi a episodio. Inoltre, ci tengo moltissimo anche a fare esempi di come la Sardegna venga raccontata male, per stereotipi razzisti e applicando logiche coloniali imperialiste da “orientalismo”. Sto parlando della pratica, teorizzata dallo studioso palestinese-americano Edward Said, con cui gli occidentali, in particolare gli inglesi, hanno raccontato “l'Oriente” in un modo tale da giustificare, appunto, imperialismo e colonialismo e che ancora è presentissima nella letteratura, nei media e nei film (anche famosissimi e di registi “progressisti”, tipo Steven Spielberg in alcune scene degli Indiana Jones, degne del peggior razzismo “orientalist”). Sembra una cosa lontana dalla Sardegna attuale e dell'ultimo secolo, ma vedrete le similitudini quando ci arriverò. Basta indugi, si comincia.





Le ragioni economiche principali: dai miliardi espropriati al disastro vertenza entrate


Perché la Sardegna vorrebbe essere indipendente dallo Stato italiano? In fondo mentre altre Regioni come il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna aspirano all’autonomia rafforzata, l’Isola sulla carta gode già di privilegi che queste Regioni non potranno mai avere, nemmeno se dovessero ottenere il massimo dell'autonomia che chiedono. Grazie alla legge costituzionale numero 3 del 26 febbraio 1948 che ne ha concesso uno Statuto la Sardegna è, appunto, una Regione a Statuto speciale: gode di autonomia legislativa esclusiva su alcune materie, come l’urbanistica e il turismo, e per altre, come sanità e assistenza pubblica, può emanare norme per conto proprio, pur seguendo i principi stabiliti dalle leggi dello Stato. Ma la vera differenza sarebbe dovuta essere nelle entrate regionali. Secondo l’articolo 8 dello Statuto, la Sardegna avrebbe diritto, tra le altre cose: ai sette decimi del gettito delle imposte sul reddito delle persone fisiche e giuridiche, ai nove decimi del gettito delle tasse sul bollo e sul consumo di energia elettrica, ai nove decimi delle entrate riscosse sui prodotti dei monopoli dei tabacchi, ai canoni per le concessioni idroelettriche, ai nove decimi delle imposte di fabbricazione, ai sette decimi di alcune entrate erariali… e la lista continua.


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Ma con tutti questi soldi che dovrebbero arrivare, con la quasi totalità delle tasse sarde che dovrebbe restare in Sardegna, cosa vogliono i partiti indipendentisti più di così? L’Isola dovrebbe essere un’oasi felice nel Mediterraneo, bella ricca e tutto. Invece in tutti i suoi rapporti l'ufficio statistico dell'Unione europea piazza la Sardegna sempre almeno tra le 30 regioni europee più povere (sulle circa 300), nel complesso e considerando indicatori specifici, come il reddito, la qualità della vita e i servizi disponibili. Ma com'è possibile? È molto semplice, i soldi in Sardegna non sono mai arrivati. L’Italia, infatti, non ha mai rispettato l’articolo 8, per decenni. La fregatura si trova nell’articolo 9 dello stesso Statuto, secondo cui la Regione “può affidare” (ma nella realtà ha consegnato in toto) agli organi dello Stato l'accertamento e la riscossione dei propri tributi. Dunque l’Italia incassa per conto della Sardegna, ma però ha sempre trattenuto la stragrande totalità delle quote, lasciando all'Isola qualche briciola e la conseguente povertà cronica. Insomma è come se un un artigiano delegasse una persona per andare a riscuotere il pagamento di un lavoro e questo qualcuno sparisse con i soldi lasciando il lavoratore alla fame. Solo che qui stiamo parlando di decine di miliardi di euro, a seconda delle stime una cifra compresa tra gli 80 e i 90 miliardi. Soldi che per diritto e legge costituzionale spettavano ai sardi e che avrebbe fatto comodo, viste le condizioni tragiche in cui versa la nostra isola, adesso e come conseguenza di decenni di mancati introiti dovuti che hanno minato ogni vera possibilità di sviluppo e benessere. Una “mancanza” che deriverebbe dall’assenza di leggi attuative che regolino e che soprattutto specifichino in cifre il trasferimento dei fondi alla Sardegna, e che stranamente non sono mai state fatte.

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Non è un'accusa infondata degna delle peggiori teorie del complotto, ma un furto ammesso e riconosciuto dallo stesso Stato, come vedremo. Anche se a livello storico le prime indicazioni di un debito italiano nei confronti dell’Isola risalgono a uno studio della Fondazione Agnelli del 1985, il problema è stato poi denunciato dal poeta sardista Angelo Caria negli anni 90 e portato alla ribalta nel 2004 dal partito indipendentista iRS (Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna). Nel 2006 l'allora presidente della Regione, Renato Soru, ha deciso di portare a Roma la questione. Viene riconosciuto, come avevo anticipato, un debito di circa 10 miliardi, accertabile però (e qui già si inizia a odorare la colassale fregatura che arriverà poi), solo a partire dal 1991. E le altre decine di miliardi, frutto anche del periodo del boom economico, restano “segnate sull'acqua”, traducendo un detto delle mie parti. Comunque secondo la presidenza della Regione Sardegna al tempo, dalla compartecipazione al gettito dei tributi erariali lo Stato non avrebbe pagato, ogni anno, almeno 400 milioni di euro derivati dall’IVA e 500 dall’Irpef (cifre al ribasso). Nasce dunque la “vertenza entrate”: un nefasto accordo tra la Regione e Roma per estinguere almeno una minima parte di questo debito. Soru si è accordato con lo Stato per il pagamento di 5 miliardi di euro, da riscuotere nei 10 anni successivi con circa 500 milioni all’anno. In più, Soru ha ottenuto quote più alte sulle compartecipazioni elencate nell’articolo 8 dello Statuto. Gli accordi sono stati fissati nella Legge Finanziaria 2007. Tutto molto bello, ma la fregatura clamorosa è dietro l'angolo. Il prezzo da pagare, in cambio di una parte per quanto minima di soldi che spettavano di diritto, è però altissimo: con il comma 836 dell’articolo 1 della stessa legge, l’Italia dispone che da quel anno la Sardegna si incarichi del 100% della spesa per la sanità sul territorio regionale, senza alcun apporto a carico del bilancio statale.


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Finanziaria 07

È un mazzata che non potete nemmeno quantificare e che ha dato il colpo di grazia a un bilancio regionale fino ad allora claudicante ma tutto sommato stabile, e che dal 2007 è in profondo rosso perché la sanità assorbe quasi tutto e nemmeno funziona. Oltre al danno (enorme) c'è anche la beffa. Lo Stato, infatti, non ha rispettato gli impegni e non ha pagato, motivando ancora con l’assenza delle norme di attuazione in grado di quantificare quanto spetti all’isola. Nel 2016 con la Giunta Pigliaru il Governo ha approvato, il Dl. del 9 giugno 2016, n. 114 con, in teoria, le norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto. Ma in realtà è l'ennesima beffa, visto che in pratica si tratta solo di un recap delle quote fiscali che spettano alla Sardegna, già presenti nella legge costituzionale (Lo Statuto). Intanto i 500 milioni all'anno del famoso accordo non sono mai arrivati e si continua così ancora adesso sempre per gli stessi motivi. Altro che “abbiamo finalmente risolto la vertenza entrate”, come usava vantarsi Pigliaru.


L'ultimo contentino che l'Italia vuole darci è l'insularità in Costituzione. Il progetto di legge per la modifica dell'articolo 119, a cui si vuole aggiungere che "la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità", di sicuro supererà tutti i passaggi previsti per la modifica della carta costituzionale. E in concreto, che vantaggi porterà alla Sardegna e ai sardi il riconoscimento dello "svantaggio naturale" derivante dall'essere un'isola? Io non ne vedo e la fiducia nell'Italia non c'è. Perché anche se i promotori sardi del disegno di legge sono mossi da un genuino interesse per il bene della Sardegna e qualsiasi miglioramento, anche minimo, male non farebbe, occorre tenere presente che la Regione Sardegna aveva e ha già tutto il necessario, a livello legale, per superare i problemi legati all'insularità e migliorare. Addirittura questo miracoloso strumento, come abbiamo già visto, ha già la valenza di legge costituzionale ed esiste dal 26 febbraio 1948: è lo stesso Statuto Sardo. Se l'Italia da sempre non ha rispettato e continua a calpestare questa legge, ignorando l'articolo 8 e usando il 9 a proprio vantaggio, cosa potrà mai portare l'aggiunta di un comma, tra l'altro piuttosto generico, a un articolo?


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Non ci si può fidare, specie se in contemporanea alle discussioni per il riconoscimento del principio di insularità in Sardegna si chiudono o si depotenziano i reparti degli ospedali, con il San Francesco di Nuoro svuotato, senza medici ( ma mancano proprio gli oggetti, le più semplici cianfrusaglie) e incapace di garantire i servizi base, e altri presidii che sono un punto di riferimento in aree interne, come quelli di Sorgono (a cui sono molto legato) e di tutta l'Ogliastra, lottano per restare anche solo aperti. È questo, oltre auna incompetenza cronica e alla corruzione dei politici sardi legati a Roma, a causa del pegno dato nel 2006 per quelle stesse briciole nemmeno mai arrivate. Il presidente della Commissione regionale per l'Insularità, Michele Cossa, ha definito l'introduzione del principio come "la madre di tutte le battaglie per il futuro della Sardegna". È l'ennesimo insulto. Per me se l'isola vuole avere un futuro deve lasciare perdere chi l'ha impoverita e sfruttata da prima della nascita dell'Italia stessa prendendone in giro i suoi abitanti. Non vogliamo l'ennesimo palliativo chi ci si ritorcerà contro, piuttosto ridateci i miliardi che ci spettano di diritto e per legge costituzionale.


Per approfondire e alcune fonti, si trovano easy i pdf online.
- Carlo Pala, "La Sardegna. Dalla "vertenza entrate" al federalismo fiscale?"
- Paolo Maninchedda, "Slealtà di Stato e di Regione. Due anni di politiche finanziarie in Sardegna"

Alla prossima.



#SardinnanoestItalia



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FAT MIKE
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da FAT MIKE »

Interessante, io sapevo (a grandi linee) delle motivazioni culturali, ma questo aspetto economico ad esempio mi era del tutto sconosciuto, sarà che non sono sardo.

Domanda: all'articolo 9 quindi c'è scritto che la regione "può affidare" allo Stato la riscossione dei tributi, ma qui mi sembra di capire che si sia trattato di un sopruso dello Stato, non di una concessione da parte della Regione. Quindi nemmeno l'articolo 9 viene realmente rispettato, mi sembra.

Poi mi chiedo se ci siano dinamiche simili anche in Sicilia, o se lì invece i soldi arrivino e poi spariscano in altro modo.

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Hard Is Ono
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Hard Is Ono »

Bravo El Principe.

Attenzione però a schiacciare la questione sarda sulle ragioni delle fregature economiche date dall'Italia.

Questo rischia di annacquare la questione sarda dentro una più generica questione meridionale (operazione che è stato un vero e proprio leit motiv per tanti decenni, anche all'interno del PCI e poi del PRC).

Se accettiamo l'idea che grossomodo una nazione è, andando a spanne, un’entità stabile di linguaggio, territorio, vita economica, formazione psicologica, che si è storicamente evoluta e si manifesta in una cultura comune, allora quella sarda è una questione nazionale, non una semplice questione di discriminazione territoriale dello stato italiano, che non si risolverà con istanze di maggiore autonomismo dallo stato centrale.

Ed è la stessa ragione per cui in realtà anche se economicamente sono due realtà molto diverse, anche la Catalogna ha il suo diritto all'autodecisione.

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Depeche boy
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Appena ho tempo darò una risposta più articolata e contenente fonti e smentite laddove possibile. Posso solo anticipare che ad occhio mi sembra una stronzata come quanto dicono i venetisti e i neoborbonici.

Per il momento smentisco categoricamente la fandonia del Sud colonia del Nord (poi tornerò sulla questione sarda).
Tra gli autori che sostengono la non esistenza di differenze nel 1861, tra il Sud della penisola italiana, c’è anche quella descritta dal giornalista e scrittore calabrese Nicola Zitara (1927-2010) nel libro “L’unità d’Italia. Nascita di una colonia”, Milano, 1971.
In tale opera l’autore, oltre a sostenere l’inesistenza di un divario Nord-Sud nel 1861, sostiene anche la tesi del sostanziale utilizzo delle risorse del Sud a favore del Nord con la nascita del Regno d’Italia, che avrebbe provocato il “divario” e la cosiddetta “Questione Meridionale”, con conseguente decadimento economico e sociale del Mezzogiorno divenuto una “colonia”, tesi riproposta in tempi recenti anche da altri autori di indirizzo revisionista.
In relazione alle tesi revisioniste che sostengono l’asservimento e lo sfruttamento del Sud da parte del Nord, peraltro non sempre ben indicato nei suoi “confini” geografici, possiamo subito precisare che il termine “colonia” in età moderna è per definizione riferito a:
«Definizione di colonia: paese geograficamente lontano su cui uno stato stabilisce militarmente la sua sovranità, con l’intento di sfruttarne le risorse economiche a proprio vantaggio (storicamente, paese dell’Asia, dell’Africa o delle Americhe occupato da paesi europei): l’India fu colonia britannica; le colonie francesi del Nord-Africa.»
Da questo punto di vista il Sud ex borbonico dal 1861 entrò a pieno titolo nel Regno d’Italia, con tutti i diritti e doveri degli altri stati preunitari, in riferimento alla popolazione aveva il più numeroso gruppo parlamentare preunitario con ben 192 deputati, mentre l’ex Regno di Sardegna ne aveva solo 83 e i rimanenti stati preunitari 168, per un totale nazionale di 443 deputati.
Già da questo appare del tutto inapplicabile al Meridione post unitario il termine “colonia”, in quanto i sudditi coloniali non avevano deputati nel parlamento dello stato da cui dipendevano, per fare un esempio è come se nel parlamento britannico fossero stati concessi alla colonia India 192 deputati e l’Inghilterra ne avesse mantenuti solo 83, per assegnarne altri 168 ad altri possedimenti coloniali.
Quindi il Sud non può essere ritenuto colonia poiché i meridionali scelgono i propri rappresentanti di cui molti meridionali sono diventati anche le massime cariche dello stato; possono partecipare alla vita pubblica, c’è autogestione delle proprie risorse e proprio territorio e hanno gli stessi doveri e diritti degli altri italiani senza dimenticare che il mercato del Sud segue le stesse regole del mercato del Nord e con questi ha rapporti di libero scambio. Soprattutto una colonia è uno stato a parte che è assoggettato al paese colonizzatore ma che rimane uno stato a parte.

Praticamente tutti gli storici smentiscono la fantasia del Sud colonia del Nord, tra cui i miei amici Orefice e Pinto, Canali (che ha definito le istanze neoborboniche e "meridionaliste" un fenomeno trash) Lucy Riall, Barbero, Vigna, Macry ecc...

Se poi ci si aspetta che tutto sia rose e fiori e in base alle disgrazie si marcia per scrollarsi le responsabilità di un'arretratezza allora alzo le mani.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Io ricordo ancora della buffonata che fecero quando Puigdemont uscì da galera. Se quella è la tipologia di gente che vi rappresenta apposto state.

Se le motivazioni sono come quelle della Catalogna
https://www.ilpost.it/2017/09/28/falsi- ... catalogna/

https://www.rollingstone.it/politica/pu ... c4-1uXwH_I

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da poppo the snake »

Interessante la questione, ma per esprimere un parere definito vorrei prima leggermi per bene i vari passaggi a livello legislativo.

Piuttosto una curiosità non politica legata al rapporto tra la Sardegna e la Catalogna: ai tempi dell'università ci avevano rifilato un corso di linguistica giusto per fare tot crediti formativi e ricordo che in un libro che avevo letto che nella zona di Alghero si parla anche catalano. Mi sapresti dire di più?

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El Principe
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

FAT MIKE ha scritto: 19/01/2022, 22:28 Interessante, io sapevo (a grandi linee) delle motivazioni culturali, ma questo aspetto economico ad esempio mi era del tutto sconosciuto, sarà che non sono sardo.

Domanda: all'articolo 9 quindi c'è scritto che la regione "può affidare" allo Stato la riscossione dei tributi, ma qui mi sembra di capire che si sia trattato di un sopruso dello Stato, non di una concessione da parte della Regione. Quindi nemmeno l'articolo 9 viene realmente rispettato, mi sembra.

Poi mi chiedo se ci siano dinamiche simili anche in Sicilia, o se lì invece i soldi arrivino e poi spariscano in altro modo.
In realtà uno dei problemi, se non quello più grosso, è che fuori da chi se ne interessa tra storici, linguisti e studiosi questa storia è sconosciuta agli stessi sardi. In Sardegna 9 persone su 10, se non meno a livello statistico, non hanno la minima idea di cosa sia la "vertenza entrate" e tutto il resto, cosa che è davvero molto avvilente. Molto di più di quando mi si chiede chi sia Utami Hayashishita. L'articolo 9 è sempre stato rispettato perché la Regione Sardegna ha sempre affidato la riscossione allo Stato centrale e su questo punto non c'è mai stata polemica. È l'Italia che avrebbe dovuto riportare indietro le somme dovute sugli introiti indicati dallo Statuto.

Sulla Sicilia ammetto di non essere preparato. So però che l'articolo 36 del loro Statuto dice che "il fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione e a mezzo di tributi, deliberati dalla medesima. Sono però riservate allo Stato le imposte di produzione e le entrate dei tabacchi e del lotto", ma non so in concreto come venga applicato nei rapporti con Roma, se funziona e se no il perché.

Hard Is Ono ha scritto: 19/01/2022, 22:49 Bravo El Principe.

Attenzione però a schiacciare la questione sarda sulle ragioni delle fregature economiche date dall'Italia.

Questo rischia di annacquare la questione sarda dentro una più generica questione meridionale (operazione che è stato un vero e proprio leit motiv per tanti decenni, anche all'interno del PCI e poi del PRC).

Se accettiamo l'idea che grossomodo una nazione è, andando a spanne, un’entità stabile di linguaggio, territorio, vita economica, formazione psicologica, che si è storicamente evoluta e si manifesta in una cultura comune, allora quella sarda è una questione nazionale, non una semplice questione di discriminazione territoriale dello stato italiano, che non si risolverà con istanze di maggiore autonomismo dallo stato centrale.

Ed è la stessa ragione per cui in realtà anche se economicamente sono due realtà molto diverse, anche la Catalogna ha il suo diritto all'autodecisione.



Grazie HiO, sono assolutamente d'accordo con te sul fatto di non limitarsi a queste motivazioni economiche. Ma volevo partire da questo problema perché è una questione poco conosciuta e comunque molto molto grave, visto che da una parte i soldi (nostri, mai chiesto carità) che mancano sono davvero tanti e dall'altra siamo nella miseria. Ed ovviamente la questione sarda, più che richiedere maggiore autonomismo (sticazzi), per me riguarda proprio la creazione ex-novo di uno "Stato" sardo, perché la Nazione sarda, per la presenza di tutte le caratteristiche che hai elencato, c'è eccome. Ma degli aspetti storici e culturali, come anticipato, ne parlerò a suo tempo. Anticipo solo che non è un caso che fin dai tempi di "fatta l'Italia bisogna fare gli italiani" la lingua sarda sia sotto attacco da parte dell'autorità statale, con un'offensiva senza precedenti a partire dagli anni 50 e 60 con la nascita della Rai che ha portato quasi a far apparire il parlare in sardo una "vergogna" da pastori ignoranti, sinonimo di poca educazione. Putroppo persone della generazione dei nati negli anni 40/50/60 che la pensano così esistono e, pur parlando loro stessi il sardo, hanno trasmesso questa "vergogna" ai figli, vietandogli la nostra lingua che va persa. Grazie al lavoro di molti linguisti autoctoni oggi esiste un sardo "ufficiale" e uniforme con le sue regole grammaticali e tutto, col quale vengono pubblicati libri etc. Almeno quello lo abbiamo, ma la strada è ancora lunga soprattutto sul fronte della coscienza comune.

Purtroppo il PC anche sardo, almeno in buona parte, non ha mai preso troppo in simpatia le istanze indipendentiste in nome dell'ottuso statalismo.

Sulla Catalogna, anche io sono d'accordo sul loro diritto all'autodeterminazione. Per diverse ragioni lo Stato ha investito molto da loro, tanto da farli diventare la zona più ricca della Spagna, dunque già solo per questo le differenze con noi sono abissali. Di sicuro però non sono dei "leghisti", anche perché la "padania", "l'ampolla sul Po" e le altre robe bossiane sono state create per lo scopo. Non è mai esistita proprio a livello storico un'entità nazionale padana, mentre quella Catalana sì. Ed è una differenza enorme. A livello ideologico appoggio su tutta la linea la lotta catalana, che è anzi il nostro esempio da seguire considerando i risultati che hanno raggiunto, con in più la difficoltà di muoversi all'interno delle leggi di uno stato più centralista dell'Italia. Però ammetto che mi stanno un pochino più simpatici i baschi e, anche per le affinità socio culturali (cultura pastorale e derivati) gli scozzesi, più colleghi nella sventura.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da CombatZoneWrestling »

La Sardegna non sarebbe una gran perdita per l’Italia, il vero peccato è che il Sardo, lingua romanza bellissima e vera e propria nel suo termine, è sempre più in disuso, pure nei confini regionali. Tra l’altro in quanto si è sviluppato in un area isolata (se volete saperne di più cercate il lavoro di Bartoli, io sto andando a dormire) presenta stadi dell’evoluzione molto più interessanti della maggior parte delle lingue romanze più comuni, e un tale patrimonio sarebbe da preservare oltre a due leggi del cazzo di “tutela”.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Se chiedi un parere ai venetisti ti dicono le stesse identiche cose, stesse rivendicazioni.
Per me cercare e accampare divisioni nel 2022 è una cosa deleteria, in un mondo sempre più interconnesso e con un'Europa che punta sull'unione e non la divisione ragionando come gli indipendentisti a 'sto punto torneremmo alle città stato dove ognuno pensa per sé .
Io sono contrario a qualunque indipendentismo a meno che sotto non ci siano motivazioni come quelle della Scozia e la Brexit che ha cambiato le carte in tavola.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Per @Depeche

Ma scusa un attimo, così ad occhio (per ammissione tua) quasi senza neanche leggere, perché parti in sesta bollando tutto stronzata e abbinandolo ad altri movimenti che non hanno nulla in comune con l'indipendentismo sardo? Ti da così fastidio che la Bella Istituzione Italia possa aver fatto torto a qualcuno che deve per forza essere tutto falso e lo devi smontare e chi si oppone è un leghista vestito da vichingo?

A parte che con la Lega, quella vecchio stile e quella attuale, c'è davvero poco da spartire a livello ideologico.

Se poi come fonti non ti bastano bibliografie infinite di studiosi e storici sardi sul tema (perché uno della Val d'Aosta è plausibilmente un'anomalia che si interessi della storia sarda), leggi della stessa Italia (come la Finanziaria 2007) che ammettono l'esistenza di questo "errore" (calcolabile per certo, detto da Roma, dal 1991) e pensi di poterle smentire con articoli da Repubblica, Rolling Stones o Il Post (a meno che non ne abbiano parlato sull'Economist o sul Financial Times e quindi l'hanno tradotto, perché è così che fanno da Sofri, seppur citando, ma mi pare complicato) buona fortuna.

E poi, il pippotto sulla definizione lessicale di colonia per dire se il Sud lo sia stato o no, cosa c'entra con la Sardegna? Chi lo ha nominato insieme a neoborbonici e tutto il resto? Boh. E comunque, se vogliamo puntualizzare, io di neoborbonici non ne ho mai conosciuti e di sicuro non solidarizzo con loro. Di meriodionalisti (perché tra loro e i neob c'è differenza) invece ne conosco molti, della scuola di Franco Cassano e del suo pensiero meridiano, e come in tutti i gruppi alcuni sono un po' così, mentre altri, la stragrande maggioranza di quelli che ho conosciuto, sono persone rispettabili, che hanno studiato moltissimo, mi hanno introdotto alle opere di Said, hanno opionini costruite su solide basi e decenni di lavoro, su cui uno può anche non essere d'accordo ma di sicuro un articoletto su Rolling Stones non è tutta questa opposizione, e non sono fanatici come li descrivi e ti piacerebbe che fossero. Loro sono i primi, come movimento generale, a non interessarsi alla Sardegna, dunque evita di citarli a sproposito per paragoni arzigogolati su questioni di cui prima di questo topic ignoravi l'esistenza.

E non si marcia affatto "per scrollarsi le responsabilità di un'arretratezza", noi, come dicevo a HiO siamo fieri di molte delle cose che dal Continente vengono considerate un'arretratezza. Se per te reclamare soldi di tasse pagate dalla Sardegna è piangersi addosso ok, in fondo sono solo decine di miliardi, soldi nostri, che differenza avrebbero fatto nello sviluppo del nostro territorio? Certo nessuna, è l'atteggiamento disfattista e da piangina (Mazzarri in Casteddu mica a caso) che ci frega. Se non ha cambiato le carte in tavola alla storia questo, senza contare come vedremo i disastri fatti dai Sabaudi sotto dominazione piemontese.
Depeche boy ha scritto: 19/01/2022, 23:28 Io ricordo ancora della buffonata che fecero quando Puigdemont uscì da galera. Se quella è la tipologia di gente che vi rappresenta apposto state.
Qui non ho idea di chi tu abbia visto commentare la storia di Puidgemont, ma di sicuro posso dire che l'indipendentismo sardo non è rappresentato dal Partito Sardo d'Azione del presidente Solinas, dalla sua "azione" serva della poltrona e da nessun loro componente (li cito perché i giorni avevano voglia di farsi belli a caso, la faccia come il c). Emilio Lussu, storico fondatore del partito, veterano della Grande Guerra, antifascista valoroso e padre costituente, sardista federalista e non indipendentista, per come hanno stravolto negli anni il suo partito a quest'ora, a forza di girare nella tomba a velocità tendenti alla luce, la sua bara è decollata dal cimitero dei combattenti ed è partita verso lo spazio profondo. Si calcola che stia per lasciare questa parte della galassia e abbia quasi raggiunto quella di Marx, ma potrebbe anche creare nuovi corpi celesti mai visti a causa della velocità di rotazione.

Comunque l'indipendentismo sardo è per l'Autodeterminazione e per l'integrazione, anche Europea, non stare a semplificare a caso come se ci fossero in Sardegna nostalgici dell'Epoca dei nazionalismi che ha portato alle Guerre mondiali.
Ultima modifica di El Principe il 20/01/2022, 1:43, modificato 1 volta in totale.

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Depeche boy
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Che poi gli stereotipi negativi che si vedono in diversi media riguarda un po' tutto lo stivale, i milanesi vengono visti come freddi e dediti solo a fatturare, i veneti a bestemmiare e mangiare gatti, romani come burini, i napoletani come mariuoli ecc...
Inoltre la RAI prendeva in Sardegna come a Palermo o Torino. La cosa di "vergognarsi" di parlare in dialetto vale per tutti, per esempio sono vent'anni che vado in Piemonte e praticamente nessuno parla in dialetto. Parlano tutti in italiano, solo in Veneto rispetto pure a Milano cambia qualcosa o nelle zone di confine.
Qui da me si parla prevalentemente in dialetto però quello si. Diciamo che la cosa di vedere il dialetto come metro di ignoranza è un po' passata di moda, oggi viene visto in molte zone come un bene culturale immateriale.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Per il resto appena recupero altri appunti dal mio archivio personale ti risponderò nello specifico laddove potrò.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Essere per l'indipendenza sarda con un'Italia DENTRO la UE vale a dire uscire anche dalla UE e la UE stessa sconsiglia che uno stato membro si spacchi.
Io non vorrei mai una balcanizzazione della nostra nazione. Se la motivazione so' i soldi la cosa fa ridere poiché ogni regione ha la sua storia di malagestione sia a livello interno che a livello di stato centrale. Manco la Sardegna fosse l'unica zona d'Italia dove le infrastrutture fanno schifo. Passando da Genova col Morandi, a Torino con il tetto della scuola che uccise un ragazzo, all'ospedale di Tinchi qui vicino a dove abito io. Se andiamo scartavetrando tutte le situazioni dove lo stato centrale ha avuto negligenze o cattiva gestione saremmo una Jugoslavia 2.0.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Ah i liguri vengono visti come tirchi, lol. Ma di che stem a parlà...

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Oh come Puigdemont abbia a che fare con la peggio feccia è argomentato eh. Non è che una fonte non è più affidabile se dice qualcosa contro ciò che riteniamo giusto. Già solo il fatto che è scappato come un pollo rende la sua "battaglia" una farsa.

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