S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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Hard Is Ono
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Hard Is Ono »

Non mi fate cacciare fuori il video di Bettino che difende in parlamento il diritto dei popoli oppressi a sparare agli oppressori dai.



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Gsquared
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Gsquared »

Sarò io, ma tutto sto discorso di oppressione mi sembra estremamente surreale.
Cioè, stiamo mettendo sullo stesso piano i sardi e i curdi?WTF?

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Inklings
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Inklings »

Gsquared ha scritto: 21/01/2022, 19:15 Sarò io, ma tutto sto discorso di oppressione mi sembra estremamente surreale.
Cioè, stiamo mettendo sullo stesso piano i sardi e i curdi?WTF?
Ci sono anche dei gradi, però. Non è che se non sei sotto attacco o subisci pulizia etnica allora non sei da considerare oppresso.
Sul caso sardo, penso che il buon Principe ci spiegherà meglio le sue ragioni nel proseguo, il topic esiste per questo.
Gli darei una chanche per spiegarsi e discuterne, ecco.
Ultima modifica di Inklings il 21/01/2022, 19:27, modificato 1 volta in totale.

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c'hoçtreß
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da c'hoçtreß »

Credo che il punto sia se è indispensabile per l'autodeterminazione e l'identità di un popolo ambire all'indipendenza nazionale, così l'ho capita io.
Sulla questione oppressi/oppressori non penso ci sia nemmeno da discutere, l'ha indirettamente ammesso anche lui con l'esempio dell'Eritrea, dove la spinta identitaria che prima non c'era si è sviluppata con l'oppressione e il colonialismo italiano. E ovviamente la padania era una pagliacciata perché basata esclusivamente su questioni economiche.

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Inklings
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Inklings »

Hard Is Ono ha scritto: 21/01/2022, 18:38 Non mi fate cacciare fuori il video di Bettino che difende in parlamento il diritto dei popoli oppressi a sparare agli oppressori dai.
Chissà se potrebbe esistere l'eccesso colposo di legittima difesa anche per i popoli :boh:

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El Principe
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Si sta facendo un po' di confusione sulla "nazione". Tutto era partito dal chiedersi se esistesse o meno una "nazione sarda", intendendo per nazione una collettività di persone che condivide fattori di lingua, costumi, radici storico-politiche, culturali e sociali. E direi che è indubbio che esista quella sarda, che abbia o meno uno stato. La Padania non ha queste caratteristiche, mentre altri ce le hanno. E quello che volevo dire nella risposta a Gsquared, con "È esattamente quello che fa la differenza", è che se non esiste un popolo che condivide almeno un po' di questi fattori (in Padania inventati), che non devono per forza esistere da millenni, è difficile che ci siano istanze indipendentiste. In Sardegna, quindi, considerando che una certa consapevolezza in questo senso l'abbiamo sempre avuta, è ovvio che dopo tanti anni di vessazioni esista chi spera in una Sardegna libera e indipendente.

Non si voleva assolatamente dare "patenti di legittimità" ai vari sentimenti nazionali. Sull'Eritrea, non li considererei mai dei buffoni con un sentimento nazionale da barzelletta. Io sinceramente non sono così pratico sulle loro questioni interne, ma se in anni di dominazioni straniere hanno sviluppato un'unità nazionale che riesce a tenere insieme il Paese e convivono in pace ottimo per loro.

Secondo me si sta ancora pensando troppo al nazionalismo di inizio novecento, quasi come se si aspirasse ad una grande Sardegna sul modello della grande Germania del Kaiser in cui solo "la razza sarda pura" può viverci. Nessuno vuole affermare che sia giusto farsi gli staterelli su base etnica. E "gli stati che tradizionalmente sono composti da genti eterogenee, in cui convivono sia il sentimento nazionale" e la Svizzera vanno benissimo, chi dice il contrario. Non è obbligatorio che "una nazione" con le caratteristiche che ho ricordato nelle prime righe di questo post abbia un suo stato (non volevo affermare l'equazione Nazione=Stato) se riesce a convivere in armonia all'interno, appunto, di un'altra entità statale più inclusiva con cui condivide tutta una serie di fattori magari storici etc... Da altre parti però non succede, in alcuni casi sono nati dei conflitti e maledire la coscienza di nazione come causa scatenante non credo sia giusto.

Sulle questioni balcaniche e israelo/palestinese etc.. per tanti motivi c'è una storia dietro molto diversa rispetto a Sardegna o Scozia , e non mi va adesso di aprire anche questo fronte, perché sarebbe troppo complesso e non se ne esce senza andare esageratamente off-topic e col rischio di non arrivare da nessuna. L'esempio era solo per dire che non si può dare la colpa alla "nozione di nazione" dei kurdi per le guerre che combattono per la loro esistenza.

I nazionalisti serbi o croati di estrema destra non li ho nominati per mettere in mezzo la politica nel senso di destra-sinistra-centro, erano solo un esempio per marcare le differenza tra loro, che seguono un nazionalismo vecchio stile basato più sul razzismo, l'euroscetticismo etc.., e gli indipendentisti che ho citato che a livello ideologico sono l'esatto contrario.


c'hoçtreß ha scritto: 21/01/2022, 16:30 Basterebbe non legare a doppio filo nazione e nazionalismi. Identità e autodeterminazione dei popoli non implicano superiorità di e avversità tra i popoli, conseguenze semmai del concetto di patria a cui sono molto più avverso.
È esattamente questo quello che volevo sottolineare sul discorso intorno alla nazione!

Lieutenant Loco ha scritto: 21/01/2022, 18:14 Anche perché nel titolo stesso del topic (e nei vari post di El Principe) vedo citate le ragioni degli indipendentisti sardi. Se poi ho capito male io e il punto NON è uno stato-nazione sardo indipendente, ammetto senza problemi il mio errore.
Lo scopo del topic è far conoscere le ragioni dell'indipendentismo sardo e quindi spiegare perchè in tanti si auspicano che la Sardegna diventi indipendente dall'Italia.

Semplicemente per tanti motivi, tra i quali uno con cui ho iniziato (e secondo me un tale furto e le conseguenze mortificanti anche a livello morale nell'essere maltrattati così platealmente e presi in giro sono ottimi motivi), secondo molti non è stupido pensare che per la Sardegna l'essere diventati parte prima del Regno Sabaudo e poi dell'Italia non sia stato un bene. E su alcuni motivi per cui diventando indipendenti si potrebbe solo migliorare mentre adesso si continua a scavare il fondo ho dato già qualche accenno nella prima risposta che ti ho scritto (quarto messaggio di pagina sei).

Non ci sarebbe nessuna contrapposizione tra un eventuale stato sardo e uno stato multietnico, anzi io e come me tanti altri indipendentisti ci auspichiamo che la Sardegna sia multietnica e aperta (le differenze con i nazionalismi razzisti). Anche qui non capisco da dove esce questa presunta avversione stato sardo vs stato multietnico, dato che ho specificato un'infinità di volte che l'indipendentismo sardo non nasce perché "noi pensiamo di essere meglio di voi, anzi siamo il meglio che c'è", ma come conseguenza di secoli in cui le malefatte non si contano (e il topic nasce per farle conoscere).

Gsquared ha scritto: 21/01/2022, 19:15 Sarò io, ma tutto sto discorso di oppressione mi sembra estremamente surreale.
Cioè, stiamo mettendo sullo stesso piano i sardi e i curdi?WTF?
No, è stata più una deviazione sul discorso "nazionale". Anche se non si opprime solo con la pulizia etnica e gli ammazzamenti (cose comunque successe con i Savoia). Per me castrarci le possibilità di sviluppo con gli avvenimenti che hanno portato alla vertenza entrate non è un'oppressione da poco, e anzi mi stupisce come sia stata sottovalutata.

Mi che fatica sto topic, ma quello su Kairi Hojo perché non lo avete considerato così .:smiley4:.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Devixe ha scritto: 21/01/2022, 18:23 E la Sardegna? La Sardegna non esiste. Se chiedessimo all'italiano medio di farci il nome di qualcosa di sardo direbbe probabilmente le capre, forse i nuraghi, le capre, forse il pane carasau, le capre, a seconda della marca di pasta che comprano forse gli gnocchetti sardi, le capre, il formaggio coi vermi, le capre.
In realtà le pecore, noi abbiamo le pecore che capre .:smiley:.

Per la mia esperienza in realtà la Sardegna fuori è solo il mare. That's it

Troppo troppo ottimista con i nuraghi. Anche qui, c'è tutta una civiltà antica molto particolare completamente ignorata, insieme con tutta una "menhiristica" incredibile che con un po' di marketing altro che Stonehenge. Il mio professore scozzese, quello che non concepiva come non potesse esistere un canale Rai solo in sardo sul modello BBC Scotland, era ancora più sgomentato dal fatto che prima di venire in Sardegna non aveva mai sentito parlare o visto nulla dei nuraghi e della nostra archeologia, nonostante si fosse sempre interessato a queste cose.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Gsquared »

Guarda, per i fatti storici, Genova è stata cannoneggiata dai savoia nel 1849 durante i moti di Genova, per ordine di vittorio emanuele II dal generale la marmora. Poi vabbè, oramai a Genova di veri genovesi manco ce ne sono più (e io non lo sono). Ma vogliamo seriamente impuntarci su dei fatti di 150 e oltre anni fa, fatti da una casa regnante per fortuna non più al potere? Ne è passata di acqua sotto i ponti.

Io peraltro sono molto perplesso sull'idea che economicamente per la sardegna andrebbe meglio. Non riesco proprio a vedere come...
Stiamo parlando di una terra in cui la mancanza di lavoro è endemica, tanto che un botto di gente emigra, e tanta altra, molti miei parenti compresi, trova lavoro solo grazie all'esercito, o comunque trovando un altro posto pubblico.
Non si vive di solo turismo... o quando si parla di similitudini con l'Irlanda si vuole diventare un paradiso fiscale?

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luchador
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da luchador »

E' vero, la Sardegna e' famosa soprattutto per le pecore, non per le capre.

I dati ufficiali stimano addirittura 3 milioni di capi. Mentre gli abitanti sono circa 1,5 milioni. Quindi la media di 2 pecore per ogni abitante.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Non ci si impunta su fatti di 150 anni fa, sono solo le origini delll'independentismo sardo a livello storico. E la distruzione e la repressione sono andate avanti sempre in modo continuativo, dal 1720 in poi, e sono continuate anche con l'unità d'Italia, non è qualche episodio singolo. La vertenza entrate poi è del 2006 e le conseguenze si vedono adesso, così come continuano le servitù militari (che hanno portato morte, concreta, con nomi e cognomi). Mi sorprende come sia passato sottotraccia il fatto che i miliardi non consegnati abbiano contribuito non poco e castrare possibilità di sviluppo.

Non è solo un rimarcare le vecchie malefatte, che comunque a livello storico e culturale hanno il loro peso. Non si vive certo di solo turismo, c'è tutto l'interno che ha potenzialità. Poi ovvio che la gente fugge ed è povera... è proprio quello il frutto dei decenni di impoverimento di cui mi lamento. Andremmo meglio, e in ogni caso rivendico sempre il diritto di distruggersi per nostre scelte, non per quelle prese da altri.
luchador ha scritto: 21/01/2022, 20:08 E' vero, la Sardegna e' famosa soprattutto per le pecore, non per le capre.

I dati ufficiali stimano addirittura 3 milioni di capi. Mentre gli abitanti sono circa 1,5 milioni. Quindi la media di 2 pecore per ogni abitante.
Abbiamo il secondo rapporto pecore/abitanti al mondo dopo la Nuova Zelanda, con cui in un certo senso siamo "gemellati" visto che molti neozelandesi venivano qui per scambi lavorativi e per tosare le pecore con la loro tecnica particolare. Ne ho conosciuto parecchi quando mio zio aveva l'azienda agricola.

"Fun fact" su questo punto. Un paio di anni fa ha fatto scalpore, da noi, che in una mappa su un libro di storia per bambini delle elementari in cui a Roma c'era il Colosseo, a Milano il Duomo, in Puglia il trullo, a Pisa la torre, in Sicilia un tempio greco, in Calabria i bronzi di Riace etc...

E in Sardegna? Le pecore, ovvio. Mica i nuraghi o altre manifestazioni artistiche.

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L'Isola dai diecimila Nuraghi, le torri preistoriche più alte d’Europa, le seconde struttute più alte al mondo all’epoca, citando l'archeologo che aveva scoperto la mappa, diventano pecore, e la terra più archeologica al mondo diventa l’isola della pecora mediterranea.

Questa è la dignità che si vuole dare a noi e alla nostra storia.

Senza ovviamente sminuire la cultura agropastorale.

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El Principe
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Tornerò sulle questioni sarde, lo prometto, con la storia delle servitù militari e i danni dell'occupazione degli eserciti italiani e della Nato nella prossima puntata. Oggi, però, ci tenevo a condividere un mio angry rant su una questione di indipendentismo che mi è sempre stata molto molto a cuore, e che nelle ultime settimane ha visto un'escalation senza precedenti, ma che però non è tanto di moda e di conseguenza nessuno ne parla, neanche alla lontana. Ancora di più adesso, con la guerra in Ucraina che monopolizza l'attenzione. Magari, se riesco, ogni tanto posso provare a portare altre storie ispiratrici indipendentiste, tipo sulle battaglie per l'autodeterminazione degli indigeni nelle Americhe e in Oceania.


Comunque, dicevo, mentre tutto il mondo è concentrato sulla guerra di Putin, in Europa un suo piccolo fan e imitatore ne sta approfittando per dare un’accelerata a quel suo progettino di pulizia etnica. Non che avesse tanto bisogno di qualcosa che attirasse l’attenzione altrove eh, perché a nessuno è mai interessato granché di quello che faceva e, soprattutto, nessuno ha mai espresso troppa solidarietà per le sue vittime. Ma in fondo non si sa mai come gira il vento e, in ogni caso, perché farsi sfuggire questa occasione di agire ancora più tranquilli con l’indignazione e la solidarietà mondiali monopolizzate? La risposta è più che facile per Ilham Aliyev. È il presidentissimo dell’Azerbaijan dal 2003, quando ha ereditato la carica alla morte del defunto padre Hayder, a sua volta capo assoluto dal crollo dell’URSS. La Democrazia con la "d" grande. A pochi importa, ma da quando è iniziata l’offensiva russa in Ucraina sono aumentati, e di tanto, anche i soprusi dell’esercito azero contro le popolazioni civili del Nagorno Karabakh.

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LA STORIA, IN BREVE

Il Nagorno Karabakh: si tratta di una zona montuosa ("nagorno" significa proprio questo) a Ovest dell'Azerbaijan e a Est dell'Armenia, di lingua e cultura armena ma sotto controllo di Baku fino al 1991, quando i karabakhi sfruttando una regola legata alla prossima dissoluzione dell’URSS si sono staccati dagli azeri. Per una legge sovietica una regione, oblast, a statuto speciale come il Nagorno, infatti, poteva scegliere da sola in caso la repubblica di cui faceva parte avesse deciso di lasciare o no l’Unione. Così, quando l’Azerbaijan è uscito dall’URSS, il Karabakh ha deciso di autodeterminarsi creando la Repubblica dell’Artsakh per liberarsi del giogo di Baku. Ne è seguita una guerra durata fino al 1994 tra azeri e indipendentisti, supportati dall’Armenia. Tuttavia, nel vuoto lasciato dall’URSS, anche dopo gli accordi per il cessate il fuoco la regione è rimasta in un precario equilibrio per cui a livello internazionale veniva considerata parte dell’Azerbaijan ma de facto ne era indipendente. Dopo anni (tanti) di schermaglie ai confini, nel 2020 Aliyev ha rotto gli indugi e ha invaso l’Artsakh, senza incontrare nessuna ostilità a livello internazionale. Da Paese alleato della NATO, e anzi con il supporto tattico e sul campo di uno dei membri atlantici più influenti come la Turchia (lo storico nemico degli armeni e responsabile del loro genocidio, che ha sempre negato), e facente parte della politica europea di vicinato aveva “il permesso” di fare un po’ come voleva, senza che arrivassero sanzioni o che nessuno “prendesse a cuore” la causa degli armeni karabakhi. Dopo 45 giorni e la mediazione di Putin (che come sappiamo ci tiene a restare influente nelle ex repubbliche sovietiche, oltre che essere in rapporti di amicizia con Aliyev), la guerra è vinta.


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Amicone della NATO, dell'Unione Europea e di Putin, nonostante sia il classico dittatore fasholigarca. Cazzu, il tipo è bravo.

HERE AND NOW


Cosa restava, dunque, ancora da fare all’Azerbaijan vittorioso sul campo militare e negli accordi diplomatici? Il genocidio culturale e la cacciata degli armeni di Artsakh, ovviamente. È così da una settimana Baku ha chiuso le forniture di gas ed elettricità verso il Nagorno, lasciando i karabakhi senza riscaldamento, acqua calda e condizioni di vita base. In più, l'esercito di Baku impedisce con la forza di riparare le linee, ovviamente distrutte da loro stessi, per i rifornimenti dall’Armenia. A questo si aggiungono gli spari d’artiglieria sui villaggi, le devastazioni dei campi, i morti e le minacce, dei soldati azeri alla popolazione, di sterminio. E poi c’è la distruzione fisica di edifici storici, chiese etc.. che mostrino “retaggio armeno”, in un genocidio culturale condannato di recente anche dal Parlamento europeo. Di questa invasione, degli abusi sui civili e della grave emergenza umanitaria che ne è derivata nessuno ne parla.





Secondo me, la cosa più triste di questa escalation è il proprio il “double standard”, l’ipocrisia, per cui alcune invasioni sono da condannare, altre no, alcune vittime sono da compatire e supportare, altre no, alcuni profughi sono da respingere e sono una minaccia, altri no (la Polonia ha accettato centinaia di migliaia di rifugiati ucraini in pochi giorni, ma le centinaia e basta di siriani e afgani mandati dalla Bielorussia erano insostenibili e, facendo il gioco di Lukashenko, minavano la sopravvivenza dello Stato polacco).

Da sardo indipendentista ho sempre solidarizzato con la causa dell’Artsakh, che soffre da sempre una guerra culturale portata avanti da un invasore. In un certo senso, a livello ideale, ci ho visto qualcosa in comune con quanto fatto alla Sardegna, non con le armi e per questo più subdola ed efficace, con la demonizzazione e lo svilimento della nostra cultura, come detto da civiltà unica almondo ridotta alle pecorelle, e con l'omicidio istituzionale e per legge della lingua sarda. E niente, volevo farvi partecipi anche delle lotte per l'esistenza in Artsakh.


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FONTI:

- Agenzia di stampa indipendente in lingua inglese Zartok Media, nata per informare gli armeni della diaspora all'estero. - Regista, documentarista e corrispondente da Step'anakert Mariam Avetisyan - Articoli da vari media americani raccolti da AGBU Global, organizzazione culturale armena no profit con sede negli USA

A scanso di equivoci, ci tengo aspecificare che supporto sempre il diritto ad autodeterminarsi di tutti. Dell’Ucraina libera dalla Russia, ma anche della Crimea e del Dombass, dove non c’è mai stato il genocidio millantato dalla propaganda russa, ma lì i nazisti istituzionalizzati del Battaglione Azov hanno commesso crimini e torture documentate, anche se adesso sono dipinti come gli eroi nazionalisti di Mariupol, e mi pare evidente che ci sia un "problema" di identità molto complesso, che va molto oltre la retorica dei buoni buonissimi e dei cattivi cattivissimi degli ultimi tempi.

Totus unidos, totus liberos, totus uguales. E semper e comunque contra sa gherra e le spese militari, che al volo il Governo ha deciso di aumentare. Perché poi? Che tanto le munizioni nemmeno le usano e finiscono per smaltirle nei poligoni sardi o per spararle nello loro esercitazioni, sempre in Sardegna. Bascarammene. Appuntamento alla prossima puntata.
Ultima modifica di El Principe il 18/03/2022, 9:58, modificato 1 volta in totale.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da luchador »

Sbaglio o anche nella vicinissima Corsica al momento ci sono GRAVI DISORDINI?

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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Non sono gravi disordini, semplicemente in Corsica la società civile non ci sta a subire le angherie dello Stato super centralista francese e riesce sempre a essere unita e a farsi sentire. Nello specifico, da giorni si protesta perché un'indipendentista corso, Yvan Colonna, da un paio di settimane si trova in coma e potrebbe morire da un momento all'altro. È stato aggredito e strangolato nel carcere di Arles, dove sta scontano un ergastolo, da un detenuto legato al terrorismo islamista. Questo ha scatenato diversi tumulti, in particolare dei giovani e degli universitari, con prese di posizione nette delle istituzioni regionali, perché nessuno crede che in un carcere con la massima sicurezza possibile un prigioniero noto per essere violento abbia avuto, per caso, l'occasione e il tempo di massacrare di botte Colonna e poi provare a soffocarlo senza essere fermato da nessuna guardia. Inoltre, è stato anche soccorso molti minuti dopo il pestaggio solo quando pareva chiaro che fosse morto. Insomma, secondo molti, si sarebbe trattato di una vendetta di Stato.

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Colonna era dentro perché coinvolo nell’uccisione del prefetto Claude Erignac, avvenuta ad Ajaccio nel 1998, in un momento di grande tensione nei rapporti Francia/Corsica. Io non entro nel merito della sentenza della magistratura, perché non ne so abbastanza, ma secondo i corsi Colonna sarebbe un prigioniero politico, come tanti altri, per diversi motivi. In primis a uccidere Erignac è stata un'altra persona, Pierre Alessandri, che ha ammesso il fatto, poi la condanna e il regime di carcere, il più duro con i jihadisti, sono ritenuti troppo severi. Per gli indipendentisti si tratta di una severità volutamente sproporzionata, incoerente con casi simili, che si aggiunge all’allontanamento dei prigionieri politici dai loro legami affettivi e politici. Infine, il suo è sempre stato un caso controverso per la giustizia francese, con diverse associazioni per i diritti umani, come la Fédération internationale des ligues des droits de l'homme, che hanno denunciato la politicizzazione e l'inequità del processo e soprattutto del modo in cui sono state condotte le indagini. Anche se in una decisinone che ha inasprito le polemiche la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha dato ragione alla Francia.

Adesso, per sedare le proteste, lo Stato ha tolto Colonna dai "détenus particulièrement signalés" e ha promesso di fare lo stesso con altri personaggi controversi. Inoltre, il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha aperto a concessioni di maggiore autonimia per la corsica, che però, a un mese dalle elezioni suonano molto come "votate Macron e avrete più possibilità di avere quello che chiedete". Queste concessioni sarebbero simili a quelle che la Sardegna ha nello Statuto e che l'Italia non ha mai rispettato, come ammesso dalla stessa nella presa per il culo della vertenza entrate. Gli indipendentisi corsi combattono contro l’annientamento della loro cultura, per il riconoscimento politico e per la protezione del loro ambiente contro il nazionalismo statale, per cui più ci si allontana da Parigi più si è sacrificabili. Non sorprende che lo stesso Macron nel 2018 abbia definito l'Isola "punta avanzata della politica francese nel Mediterraneo con un ruolo geopolitico e culturale strategico per la Repubblica". In pratiche le stesse motivazioni coloniali dei francesi che conquistarono l'sola nel 1700', ma lasciamo perdere i tanti insulti all'identità corsa fatti da Macron in un solo discorso proprio a Bastia, che già mi sto dilungando troppo.

In sostanza i corsi aspirano a un regime fiscale e a un trattamento politico da territorio d'oltremare e il riconoscimento della loro lingua come ufficiale. Per i disastri come la vertenza entrate e i danni ambientali della militarizzazione e delle servitù militari avrebbero dato fuoco alle questure e buttato a mare gli invasori da anni. Magari in Sardegna ci fosse anche solo un quarto della loro consapevolezza, unione e solidarietà civile condivisa a tutti i livelli della società, anziché l'indolenza di starsene ognuno nel suo orticello e fregacazzi con cui sbatto la testa ogni giorno, perché pochi hanno voglia di muoversi e più di mettere un adesivo dei 4 mori in macchina non ne vale la pena. Che invidia.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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Qualche giorno fa il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha affermato che l'Italia è "pronta a ricostruire il teatro di Mariupol" e che il Consiglio dei Ministri avrebbe già approvato la sua proposta per fornire all'Ucraina le risorse per rimetterlo a nuovo, una volta che sarà possibile. Tutto questo perché tutti i teatri sono beni dell'umanità e, in generale, tutti i siti archeologici e culturali dovrebbero essere risparmiati dai bombardamenti e dalla distruzione della guerra.

Tutto giustissimo, ovviamente, e iniziativa senza dubbio molto apprezzabile. Tuttavia, questo parlare di cultura e bombardamenti, in Sardegna, a molti ha fatto tornare in mente che proprio nell'isola ci sono diversi siti che sono stati colpiti da razzi ed esplosioni, ma a nessuno in Italia è mai importato granché, nè del fatto in sè, nè di organizzare lavori di restauro. Il classico malcostume all'Italiana, starà pensando qualcuno, per cui magari uno storico teatro di Cagliari è rimasto abbandonato dai tempi dei grandi bombardamenti della seconda guerra mondiale, quando la città fu quasi totalmente distrutta. Ebbene, niente di tutto questo, io sto parlando di Nuraghes mezzo distrutti da missili. "Ah, dunque sempre nel secondo conflitto globale chissà per quale motivo gli alleati avevano bombardato addirittura i nuraghi?". Assolutamente no, queste grandi operazioni militari sono tutte un grande orgoglio dell'esercito italiano e delle sue esercitazioni con le forze della NATO, nel poligono di Teulada, il secondo più grande d'Europa in cui sono stanziate le forze dell'Alleanza Atlantica.

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E così, mentre i militari giocano a rifare lo sbarco in Normandia in alcune delle spiagge più belle dell'Isola contro postazioni immaginarie tra le dune di bianchissima sabbia, e smaltiscono le munizioni "scadute", capita che qualche nuraghe venga colpito. Non sorprende, visto che nei circa 75mila chilometri quadri su cui si estende il poligono, all'estremo Sud della Sardegna e costruito dopo l'esproprio di terreni privati nel 1956 a seguito dell'istituzione della NATO, ci sono almeno 20 complessi nuragici e resti di antichi insediamenti, le mura dei villaggi, tutto intorno alle famose torri. Anche questa non è una sorpresa, considerando l'altissima densità di siti archeologici presenti in Sardegna. La scoperta shock è stata fatta nel 2014 da Mauro Pili, giornalista e caporedattore dell'Unione Sarda, ex presidente della Regione e politico di lungo corso, molto molto criticabile per tantissime cose, ma che dal 2013 circa ha provato a riclicarsi con la "gimmick" dell'ambientalista radicale. Tuttavia, le scoperte del personaggio sono state confermate da tutti i pochissimi che sono riusciti ad avere accesso all'area. Anche perché i danni non sono certo stati riparati o diminuiti e chiunque riuscisse ad accedere li può notare, non è che vengono nascosti.

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La foto sopra, i resti di un missile incastrato tra le roccie nel nuraghe di Maxinas, è solo uno degli esempi più ecclatanti, ma non l'unico. Altre strutture sono state trasformate in "fortini" e postazioni di tiro e d'osservazione, con sacchi di sabbia, tende e tutto il resto, per poi essere lasciate abbandonate e mezzo distrutte. Non sono stati più fortunati i resti dei villaggi di cui parlavo sopra, visto che in alcune occasioni hanno subito proprio una passata di ruspa per fare spazio a strutture militari e parcheggi per vari mezzi d'assalto e d'artiglieria.
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Che bel mucchietto di pietre. Una volta era parte di un nuraghe rimasto mezzo distrutto? Eh quante storie, può succedere...

Ma come aveva risposto l'esercito italiano a tutto questo? Avrà negato con forza e dimostrato che nessun resto archeologico fosse stato colpito? Certo che no, perché avrebbe dovuto? Anche qui, come per la vertenza entrate, ai danni si è aggiunta la beffa morale, la vera umiliazione, per cui l'Italia ha genericamente ammesso che ci sono stati degli incidenti e che quel missile non avrebbe dovuto trovarsi lì, ma in fondo pazienza, che sarà mai? Dov'è la tragedia?. Il colonnello Sandro Branca, del poligono di Teulada, dopo la visita di Pili aveva affermato che "si deve capire se questi nuraghi hanno un interesse storico e culturale". Parole che sono la sintesi perfetta di quanto venga considerata importante la cultura e la storia della Sardegna da parte dell'Italia. Non l'isola di una civiltà con resti archeologici unici come i nuraghi, menhir e tombe decorate, ma il paese delle pecore dei loro pastori ignoranti. Il rispettabile colonnello, tuttavia, aveva aggiustato il tiro specificando che indeva dire che si doveva scoprire se si trattasse di "nuraghi veri". Boh, chissà cosa voleva dire. Esistono i nuraghi finti? Forse sono stati costruiti nella notte da qualche malintenzionato? Ma cosa li ha spinti a farlo? Spingitori di costruttori di nuraghes abusivi, di sicuro. In fondo, deve essere così, sono nuraghi scherzo, non strutture lì da sempre e di cui le persone più anziane della zona ricordano i nomi che hanno sempre sentito.

Dunque, caro Franceschini, si vuole fare qualcosa anche per questi siti culturali bombardati o l'esercito italiano può e si deve stare zitti? Evidentemente sì visto che i pochi politici sardi di tutti gli schieramenti che hanno provato a portare a Roma e in Europa la questione non hanno ottenuto niente se non un sonoro "e sticazzi" e intanto l'esercito nei poligoni sardi può fare letteralmente quello che vuole perché non c'è nessun controllo oltre a quelli che fanno loro stessi. Ma no dai, sono stronzo io, evidentemente un nazionalista razzista contro l'Italia che aspira a una Sardegna padrona del mondo per superiorità genetica e accecato dall'ideologia, mica è la nostra cultura e dignità che viene calpestata e sminuita da sempre e i militari in caserma se la ridono dei nuraghi colpiti. Nono, c'è grande rispetto. Grazie Italia.

E questo era solo la punta dell'iceberg, una cazzatina, rispetto agli incredibili danni alla salute e all'ambiente che hanno causato le varie basi e poligoni dell'esercito a Quirra e in tutto il resto del territorio, il più militarizzato d'Europa, che hanno portato morti, con nomi e cognomi. Lo vedremo in seguito.
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Sos missiles tzaccate bollos a c...

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Se tutte le zone con basi e con analoghi problemi ambientali e umani in Italia dovessero chiedere la secessione l'Italia come molti altri paesi del mondo manco esisterebbe.
Certo che se la questione è "seria" come quella della vertenza entrate apposto stiamo, 720 milioni di euro su 4 miliardi di residuo fiscale cioè seriamente? avanzano comunque 3 miliardi. Quindi la Sardegnaci guadagna comunque. La Lombardia ha RF positivo, quindi paga più tasse dei trasferimenti che riceve. Se ottieni più trasferimenti, il RF diminuisce. La Catalogna per esempio vuole fare la secessione per un RF da 8 miliardi…

Veniamo alla storiella militare la solita storia ad effetto per chi crede che la propria terra sia unica e vittima dello stato cattivo dimostrando un latente razzismo per il "Norde" cattivone o i peninsulari cattivi facendo finta che non ci siano problemi simili ad Aviano o a Sigonella.
Senza contare che di recente sono stati stanziati per i Cantieri della Cultura, 2 milioni di investimenti in Sardegna.

Il problema militare è un problema più ampio che non si può ridurre a una prerogativa esclusiva della Sardegna e del presunto astio che lo stato avrebbe verso di essa.

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