E io che pensavo avesse fatto copia e incolla dal Sole 24 Ore.
Guerra in Ucraina
Re: Guerra in Ucraina
Il paradosso è che, dopo le prossime elezioni, Putin potrà invadere l'Italia con la scusa di liberarla dai nazisti. (spinoza.it)
- Lieutenant Loco
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Re: Guerra in Ucraina
Che poi chiamare "comunista" la Cina odierna è proprio la più bassa forma di captatio benevolentiae verso chi i cinesi li ha visti a mala pena nei ristoranti e in qualche bar. Di comunista in Cina è rimasto letteralmente solo il nome. Ha più senso dare dei comunisti ai tedeschi di Dresda.
- Marvels
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Re: Guerra in Ucraina
Veramente ha pure lui un canale Youtube , dove trolla e flamma con i giganti del pensiero video del Canale Italia
- luchador
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Re: Guerra in Ucraina
Prima stavo seguendo una discussione su Facebook, e la mia attenzione e' caduta su questo ottimo post, estremamente lucido eche spiega bene la situazione attuale nell'Ucraina orientale.
Quindi l'esercito va avanti perché la milizia del Donbas, che l'esercito regolare russo appoggia e a cui fornisce praticamente tutto, vuole riprendersi la propria regione (Oblast) finché è in tempo, ed è una cosa molto sentita.
È bene mettere in chiaro subito che qui abbiamo a che fare con tre entità distinte che la propaganda da anni ha cercato di frullare in due sole, invasori e invasati.
Invece sul terreno ci sono:
gli ucraini "nazionalisti", ovvero il governo di Kiev
gli ucraini "indipendentisti" di Lugansk e Donetsk (con truppe separate ma un comando comune)
i "russi" veri e propri, cioè l'esercito della federazione russa, alleati e sponsor degli indipendentisti
Ora dovete sapere che i "nazionalisti" sono visti come truppe di occupazione e oppressori odiati da parte della popolazione locale, principalmente russofona, che ha anche dovuto subire innumerevoli sorprusi negli ultimi otto anni (ad opera delle milizie criminali simboleggiate dagli Azov).
Attualmente l'intero oblast di Lugansk è stato posto nuovamente sotto controllo delle truppe della milizia indipendentista (il loro esercito, in pratica).
Manca però il 50% dell'oblast di Donetsk, ancora in mano ai nazionalisti.
Ecco perché la guerra continuerà.
Infatti se anche hanno perso Lugansk (Severodonetsk e Lisichank erano le ultime città ancora sotto controllo dei nazionalisti) i nazionalisti rimangono fortemente asserragliati a sud, intorno a Kramatorsk e molto più a sud intorno a Zaporizzja.
Comunque la Repubblica autonoma di Lugansk ha ormai consolidato i suoi confini (e difatti ora i russi hanno cominciato a piazzare i loro uomini al potere, con buona pace degli indipendentisti — ma si sapeva che la indipendenza da Kiev non sarebbe venuta gratis — e uniformare il territorio agli standard e normative russe).
A breve perciò tutte le forze residue verranno concentrate per cacciare i nazionalisti dal territorio di Donetsk.
Questo avverrà con una azione di attacco massiccia e prevedibilissima avendo l'alto comando russo rinunciato ormai alle "azioni brillanti e di sorpresa" dei primi giorni.
Nel frattempo l'esercito regolare della federazione russa ha condotto una guerra per conto suo più a sud, strappando alla Ucraina una gigantesca fetta di territorio nota come il corridoio di Azov, cioè tutta la costa del mare omonimo.
Questi territori sono indispensabili e strategici per unire via terra la madrepatria alla Crimea potenziando la difesa militare della zona attualmente affidata alla sola Marina, e rendendola di fatto inespugnabile.
È in questa ottica che va visto anche l'abbandono da parte dei russi dell'Isola dei serpenti che non ha nessun valore strategico nel momento in cui la Russia sta provvedendo ad una arrocco finalizzato a un eventuale attacco di terra portato dalla NATO in un futuro prossimo.
Dalle scelte strategiche che fanno e evidentissimo che i russi per la testa hanno tutto fuorché espandersi e avventurarsi verso l'Europa.
Infine c'è un sottoprodotto collaterale di tutte queste manovre che non era stato previsto né cercato agli inizi ma ora che c'è qualche cosa bisogna farne.
I russi hanno occupato una grossa fetta dell'oblast di Kharkiv.
Quella non era una zona contesa dove la gente non aveva aspirazioni di staccarsi da Kiev ma è comunque una zona fondamentale per garantire la sicurezza dei territori di confine, vista la disponibilità Ucraina dei nuovi cannoni a lunga gittata così intelligentemente forniti dagli europei.
Questi costituiscono infatti una minaccia - che prima non c'era - anche da 30 km dal confine.
Quindi molto prevedibilmente i comandi russi hanno deciso che una bella fascia di una cinquantina di chilometri lungo il confine deve essere portata via all'ucraina per fare da cuscinetto.
Se poi succede che magari siano un centinaio tanto di guadagnato.
Questo succede quando la politica si intromette e prende decisioni totalmente avulse dalla realtà sul campo, arroccandosi su posizioni insostenibili.
Armi più potenti servivano prima, per respingere l'avanzata, non adesso che russi e indipendentisti si piazzano in difesa.
Neppure un intervento nella NATO può rovesciare la situazione adesso, perché si è visto benissimo quanto sanguinoso sia attaccare il nemico che si è fortificato e si difende all'interno dei suoi propri confini.
C'è una sorta di giustizia karmica in tutto questo: la propaganda dei primi giorni con le ragazze in cantina che preparavano le molotov e i fucili dati ai civili disegnava la realtà assolutamente inesistente.
Ma qui, qualore ucraini ed europei decidessero di tentare di riprendersi quei territori, diverrebbe una realtà con cui fare i conti.
Tutti nell'esercito ucraino si sono resi conto la quasi totalità della popolazione era contro di loro, che erano arrivati fin qui di essere dei difensori e sono stati trattati come degli occupanti.
Questo dà una chiave di lettura ben precisa in merito al crollo imprevisto e subitaneo del fronte di Lisichank, che si è verificato rapidamente, con la gente del posto che segnalava ai ceceni, ai cosacchi e ai siberiani dove fossero gli ucraini che in teoria erano lì per difenderli.
E questo spiega anche io malcontento che serpeggia nell'esercito ucraino nei confronti di Zelensky (che con quasi cinquecentomila uomini e donne sotto le armi veramente non è più un malcontento che si possa trascurare).
Quindi l'esercito va avanti perché la milizia del Donbas, che l'esercito regolare russo appoggia e a cui fornisce praticamente tutto, vuole riprendersi la propria regione (Oblast) finché è in tempo, ed è una cosa molto sentita.
È bene mettere in chiaro subito che qui abbiamo a che fare con tre entità distinte che la propaganda da anni ha cercato di frullare in due sole, invasori e invasati.
Invece sul terreno ci sono:
gli ucraini "nazionalisti", ovvero il governo di Kiev
gli ucraini "indipendentisti" di Lugansk e Donetsk (con truppe separate ma un comando comune)
i "russi" veri e propri, cioè l'esercito della federazione russa, alleati e sponsor degli indipendentisti
Ora dovete sapere che i "nazionalisti" sono visti come truppe di occupazione e oppressori odiati da parte della popolazione locale, principalmente russofona, che ha anche dovuto subire innumerevoli sorprusi negli ultimi otto anni (ad opera delle milizie criminali simboleggiate dagli Azov).
Attualmente l'intero oblast di Lugansk è stato posto nuovamente sotto controllo delle truppe della milizia indipendentista (il loro esercito, in pratica).
Manca però il 50% dell'oblast di Donetsk, ancora in mano ai nazionalisti.
Ecco perché la guerra continuerà.
Infatti se anche hanno perso Lugansk (Severodonetsk e Lisichank erano le ultime città ancora sotto controllo dei nazionalisti) i nazionalisti rimangono fortemente asserragliati a sud, intorno a Kramatorsk e molto più a sud intorno a Zaporizzja.
Comunque la Repubblica autonoma di Lugansk ha ormai consolidato i suoi confini (e difatti ora i russi hanno cominciato a piazzare i loro uomini al potere, con buona pace degli indipendentisti — ma si sapeva che la indipendenza da Kiev non sarebbe venuta gratis — e uniformare il territorio agli standard e normative russe).
A breve perciò tutte le forze residue verranno concentrate per cacciare i nazionalisti dal territorio di Donetsk.
Questo avverrà con una azione di attacco massiccia e prevedibilissima avendo l'alto comando russo rinunciato ormai alle "azioni brillanti e di sorpresa" dei primi giorni.
Nel frattempo l'esercito regolare della federazione russa ha condotto una guerra per conto suo più a sud, strappando alla Ucraina una gigantesca fetta di territorio nota come il corridoio di Azov, cioè tutta la costa del mare omonimo.
Questi territori sono indispensabili e strategici per unire via terra la madrepatria alla Crimea potenziando la difesa militare della zona attualmente affidata alla sola Marina, e rendendola di fatto inespugnabile.
È in questa ottica che va visto anche l'abbandono da parte dei russi dell'Isola dei serpenti che non ha nessun valore strategico nel momento in cui la Russia sta provvedendo ad una arrocco finalizzato a un eventuale attacco di terra portato dalla NATO in un futuro prossimo.
Dalle scelte strategiche che fanno e evidentissimo che i russi per la testa hanno tutto fuorché espandersi e avventurarsi verso l'Europa.
Infine c'è un sottoprodotto collaterale di tutte queste manovre che non era stato previsto né cercato agli inizi ma ora che c'è qualche cosa bisogna farne.
I russi hanno occupato una grossa fetta dell'oblast di Kharkiv.
Quella non era una zona contesa dove la gente non aveva aspirazioni di staccarsi da Kiev ma è comunque una zona fondamentale per garantire la sicurezza dei territori di confine, vista la disponibilità Ucraina dei nuovi cannoni a lunga gittata così intelligentemente forniti dagli europei.
Questi costituiscono infatti una minaccia - che prima non c'era - anche da 30 km dal confine.
Quindi molto prevedibilmente i comandi russi hanno deciso che una bella fascia di una cinquantina di chilometri lungo il confine deve essere portata via all'ucraina per fare da cuscinetto.
Se poi succede che magari siano un centinaio tanto di guadagnato.
Questo succede quando la politica si intromette e prende decisioni totalmente avulse dalla realtà sul campo, arroccandosi su posizioni insostenibili.
Armi più potenti servivano prima, per respingere l'avanzata, non adesso che russi e indipendentisti si piazzano in difesa.
Neppure un intervento nella NATO può rovesciare la situazione adesso, perché si è visto benissimo quanto sanguinoso sia attaccare il nemico che si è fortificato e si difende all'interno dei suoi propri confini.
C'è una sorta di giustizia karmica in tutto questo: la propaganda dei primi giorni con le ragazze in cantina che preparavano le molotov e i fucili dati ai civili disegnava la realtà assolutamente inesistente.
Ma qui, qualore ucraini ed europei decidessero di tentare di riprendersi quei territori, diverrebbe una realtà con cui fare i conti.
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Questo dà una chiave di lettura ben precisa in merito al crollo imprevisto e subitaneo del fronte di Lisichank, che si è verificato rapidamente, con la gente del posto che segnalava ai ceceni, ai cosacchi e ai siberiani dove fossero gli ucraini che in teoria erano lì per difenderli.
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Re: Guerra in Ucraina
A me provoca ilarità. E' come l'AntiDiplomatico che ha detto che l'attacco al carcere di oggi se l'è fatto l'Ucraina da sola. Come praticamente qualunque crimine russo, loro non sono mai, 'sta guerra l'Ucraina se la sta facendo da sola
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Re: Guerra in Ucraina
Neanche un russo deceduto. Pensa che coglioni, si denazificano da soli. Senza contare che quei prigionieri sono stati tenuti in condizioni indicibili, sarebbero stati dei testimoni per crimini di guerra (un po' come i due inglesi e il marocchino che non ricordo se li hanno ammazzati o no sinceramente)Depeche boy ha scritto: ↑31/07/2022, 1:09 A me provoca ilarità. E' come l'AntiDiplomatico che ha detto che l'attacco al carcere di oggi se l'è fatto l'Ucraina da sola. Come praticamente qualunque crimine russo, loro non sono mai, 'sta guerra l'Ucraina se la sta facendo da sola
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Re: Guerra in Ucraina
Si ma diamo anche due spiegazioni, altrimenti sembra che uno impazzisca da un giorno all'altro.
I manifestanti kosovari di etnia serba hanno bloccato le strade che conducono ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak, obbligando le autorità a deciderne la chiusura. Media locali riferiscono che la Forza per il Kosovo a guida Nato (Kfor) ha inviato militari a pattugliare le strade. I manifestanti protestano contro la decisione di Pristina di imporre a partire da domani anche ai serbi che vivono in Kosovo l’uso esclusivo di carte d’identità e targhe kosovare. A partire dalla guerra del 1999, il Kosovo aveva tollerato l’uso di targhe emesse dalle istituzioni serbe in quattro municipalità del nord del Paese dove sono presenti maggioranze serbe. D’ora in poi sarà invece obbligatorio l’uso di targhe con l’acronimo Rks, cioè Repubblica del Kosovo. I proprietari di automobili hanno tempo fino alla fine di settembre per effettuare il cambiamento
I manifestanti kosovari di etnia serba hanno bloccato le strade che conducono ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak, obbligando le autorità a deciderne la chiusura. Media locali riferiscono che la Forza per il Kosovo a guida Nato (Kfor) ha inviato militari a pattugliare le strade. I manifestanti protestano contro la decisione di Pristina di imporre a partire da domani anche ai serbi che vivono in Kosovo l’uso esclusivo di carte d’identità e targhe kosovare. A partire dalla guerra del 1999, il Kosovo aveva tollerato l’uso di targhe emesse dalle istituzioni serbe in quattro municipalità del nord del Paese dove sono presenti maggioranze serbe. D’ora in poi sarà invece obbligatorio l’uso di targhe con l’acronimo Rks, cioè Repubblica del Kosovo. I proprietari di automobili hanno tempo fino alla fine di settembre per effettuare il cambiamento