I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

CombatZoneWrestling ha scritto: 30/12/2022, 23:24 Bellissima idea, soprattutto perché sto studiando talmente tanti saggi ultimamente che potrei citarne a bizzeffe.
Uno dei miei preferiti, classicissimo: “c’è in testo in questa classe?” di Stanley Fish.
Piccolo aneddoto.
Quando facevo la triennale a Milano ho usato parte dei miei crediti liberi per studiare un esame di critica e teoria della letteratura, fuori dal mio corso di studi. Era/è tenuto dal professore Ballerio (molto in gamba), io l'avevo scelto perché in quel momento avevo appena scoperto l'ermeneutica e quel corso aveva un intero modulo dedicato a Verità e Metodo di Gadamer ( :love: :love: :love: ), una lettura veramente bellissima.
Tuttavia non mi aspettavo che sarei rimasto così colpito dal secondo, che si concentrava su robe classiche di narratologia, poi su saggi di Barthes, Genette, Jauss e altri. Nel terzo avevamo due raccolte di narrativa contemporanea a scelta, io andai su Oblio di Wallace e Puttane assassine di Bolano, da "vivisezionare" in lettura e in esame usando quanto appreso nei due moduli precedenti.

Una roba mastodontica per cui ho sucato parecchio, ma lo ricordo ancora come uno degli esami più belli che ho fatto. Soprattutto, ha cambiato abbastanza il mio modo di leggere la narrativa.
Per dire che se riesci a portare saggi di questo tipo tanta roba, quando ho modo cerco di recuperare volentieri :love:



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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da CombatZoneWrestling »

Inklings ha scritto: 31/12/2022, 0:24 Piccolo aneddoto.
Quando facevo la triennale a Milano ho usato parte dei miei crediti liberi per studiare un esame di critica e teoria della letteratura, fuori dal mio corso di studi. Era/è tenuto dal professore Ballerio (molto in gamba), io l'avevo scelto perché in quel momento avevo appena scoperto l'ermeneutica e quel corso aveva un intero modulo dedicato a Verità e Metodo di Gadamer ( :love: :love: :love: ), una lettura veramente bellissima.
Tuttavia non mi aspettavo che sarei rimasto così colpito dal secondo, che si concentrava su robe classiche di narratologia, poi su saggi di Barthes, Genette, Jauss e altri. Nel terzo avevamo due raccolte di narrativa contemporanea a scelta, io andai su Oblio di Wallace e Puttane assassine di Bolano, da "vivisezionare" in lettura e in esame usando quanto appreso nei due moduli precedenti.

Una roba mastodontica per cui ho sucato parecchio, ma lo ricordo ancora come uno degli esami più belli che ho fatto. Soprattutto, ha cambiato abbastanza il mio modo di leggere la narrativa.
Per dire che se riesci a portare saggi di questo tipo tanta roba, quando ho modo cerco di recuperare volentieri :love:
ESATTAMENTE l’esame in cui ho studiato Fish, ma io sono nell’altro scaglione ahahah. Fatto lo scorso anno, impostato sulla teoria del personaggio e, ovviamente, la storia della critica, quindi ho letto i vari Barthes, ecc… quanto è piccolo il mondo.

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da CombatZoneWrestling »

Comunque sfortunatamente il prossimo mese sarò impegnatissimo nello studio di un esame, quindi non riuscirò a portare nulla nel topic, ma a febbraio punto a fare un bel post su un bell’argomento, poi deciderò se filologia, critica della letteratura o storia di Roma. Se una delle 3 vi interessa prenderò un saggio a riguardo…

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da FAT MIKE »

Inklings ti sei laureato in Statale a Milano? Se sì, esci i nomi dei relatori

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

FAT MIKE ha scritto: 05/01/2023, 20:40 Inklings ti sei laureato in Statale a Milano? Se sì, esci i nomi dei relatori
Sia triennale che magistrale con Fabbrichesi + Di Martino (+ Parravicini in magistrale)

In triennale ho fatto un lavoro monografico su George H. Mead, mente in magistrale ho fatto un lavoro a metà tra filosofia della mente/epistemologia e filosofia della biologia (e infatti più che con la Fabbrichesi ho lavorato con Parravicini, che adesso è un professore a contratto lì specializzato in questi temi).

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da FAT MIKE »

Inklings ha scritto: 05/01/2023, 21:28 Sia triennale che magistrale con Fabbrichesi + Di Martino (+ Parravicini in magistrale)

In triennale ho fatto un lavoro monografico su George H. Mead, mente in magistrale ho fatto un lavoro a metà tra filosofia della mente/epistemologia e filosofia della biologia (e infatti più che con la Fabbrichesi ho lavorato con Parravicini, che adesso è un professore a contratto lì specializzato in questi temi).
Ah. Io Pettoello. Per dirla con le sue stesse parole, proprio paragonandosi a Fabbrichesi e Di Martino: "Il diavolo e l'acqua santa".

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

Il buon Pettoello ho provato a seguirlo in Triennale, ma purtroppo l’argomento non mi prese proprio e lasciai lì dopo sette/otto lezioni (non per colpa sua, anzi). Probabilmente sarebbe andata diversamente se l’avessi fatto in magistrale

Più o meno l’opposto che con la Fabbri, che non mi ha mai preso troppo il suo modo di esporre ma rimasi innamorato da un suo corso su Spinoza (se sto topic funziona verso metà penso di presentarla l’Etica, vediamo) letto da Sini e Deleuze :love:

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Smoker »

Inklings ha scritto: 31/12/2022, 0:24 Piccolo aneddoto.
Quando facevo la triennale a Milano ho usato parte dei miei crediti liberi per studiare un esame di critica e teoria della letteratura, fuori dal mio corso di studi. Era/è tenuto dal professore Ballerio (molto in gamba), io l'avevo scelto perché in quel momento avevo appena scoperto l'ermeneutica e quel corso aveva un intero modulo dedicato a Verità e Metodo di Gadamer ( :love: :love: :love: ), una lettura veramente bellissima.
Tuttavia non mi aspettavo che sarei rimasto così colpito dal secondo, che si concentrava su robe classiche di narratologia, poi su saggi di Barthes, Genette, Jauss e altri. Nel terzo avevamo due raccolte di narrativa contemporanea a scelta, io andai su Oblio di Wallace e Puttane assassine di Bolano, da "vivisezionare" in lettura e in esame usando quanto appreso nei due moduli precedenti.

Una roba mastodontica per cui ho sucato parecchio, ma lo ricordo ancora come uno degli esami più belli che ho fatto. Soprattutto, ha cambiato abbastanza il mio modo di leggere la narrativa.
Per dire che se riesci a portare saggi di questo tipo tanta roba, quando ho modo cerco di recuperare volentieri :love:
Cucciolone Ballerio, ho sudato sette camicie e il suo esame l'ho dovuto ridare più volte ma il corso l'ho amato.

Tra l'altro per passarlo ho dovuto seguire il corso per due volte (cosa che alla fine ho fatto anche volentieri dato che era davvero interessante :LOL: ) e la prima volta avevo il tuo stesso materiale. Stai a vedere che eravamo insieme in aula... e magari mi hai anche visto fare la mia peggior figura di sempre ad un esame :LOL:

Condivido sul fatto che abbia cambiato il modo di leggere narrativa.

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

Il mondo è veramente piccolo :esterefatto:

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da CombatZoneWrestling »

Tutti in Statale? Pazzesco

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

Secondo appuntamento
2/52

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Ho deciso di portarvi questo saggio non soltanto perché tratta di un tema a me abbastanza caro, ma anche per rendere omaggio al suo autore, che ci ha lasciato recentemente. Lovelock è stato uno scienziato straordinario e molto intraprendente. Diventato benestante attraverso i suoi brevetti e invenzioni, rientrava nel ristretto numero di scienziati indipendenti, ossia ricercatori economicamente autonomi e non legati a università, associazioni governative o altre associazioni pubbliche. Tra i suoi contributi si ricordano studi nel campo della nascente criogenica, la consulenza per le missioni Viking della NASA su Marte e l’invenzione di tecnologie che si sono rivelate fondamentali per la rilevazione dei cloro-fluorocarburi nell’atmosfera, parzialmente responsabili del buco dell’ozono. Ma il motivo per cui è sicuramente più noto nella cultura popolare è questo testo, ritenuto tra le opere fondative dell’ecologia contemporanea.

Che cosa dice L’Ipotesi Gaia (sottolineo "ipotesi", perché di questo si tratta per ora)? Lovelock ha sviluppato insieme alla biologa Lynn Margulis* l’idea per cui dovremmo considerare il pianeta Terra non come un semplice ammasso roccioso inerte che si trova ad ospitare la vita, quanto come un unico insieme composto da diverse parti e dimensioni interagenti tra loro in rapporti complessi e variamente intrecciati; o, per usare un altro termine, come un unico Superorganismo avente processi (e “comportamenti”) emergenti rispetto alle sue parti. Perché mai dovremmo pensarla così?

Lovelock analizza i rapporti tra la litosfera, l’atmosfera, l’idrosfera e la biosfera terrestre e nota come in situazioni normali (quindi in assenza di “stress ecologici” dovute a perturbazioni specifiche) una serie di parametri quali la temperatura, la concentrazione di sostanze chimiche come CO2 nell’atmosfera, la salinità dei mari, etc. tendano a rimanere in un range di equilibrio in modo simile a quanto avviene per gli organismi biologici (un processo che viene anche chiamato omeostasi). Secondo Lovelock, questa omeostasi terrestre non sarebbe semplicemente una condizione fortuita che ha permesso alla vita di evolvere, ma una conseguenza diretta della comparsa della vita sul nostro pianeta.

In altre parole, le forme di vita che formano la biosfera non si limitano a sopravvivere e riprodursi, ma costituiscono col tempo dei rapporti stabili tra loro e con le componenti inorganiche del pianeta, attraverso cui formano una situazione di equilibrio “simbiotico”. Per esempio, nell’ evoluzione si sono sviluppati e selezionati modi di utilizzare come “combustile” delle loro attività i prodotti di scarto degli altri organismi**. Oppure, se gli animali producessero CO2 in eccesso rispetto alla capacità di assorbimento delle piante, del suolo, e degli oceani, riempiendo eccessivamente l’atmosfera, questo avrebbe degli effetti negativi sulla loro sopravvivenza, cosa che porterebbe a un loro diminuzione e quindi, col tempo, a una sorta di riequilibrio per un processo di feedback negativo***. Insomma, secondo Lovelock nel tempo la Terra come insieme si sarebbe auto-organizzata in situazioni di stabilità flessibili tra la biosfera, il suolo, gli oceani e l’atmosfera. Senza questa tendenza all’equilibrio diffuso (ossia se l’evoluzione non avesse favorito rapporti di reciproca limitazione e sfruttamento di risorse), la vita non avrebbe mai potuto conservarsi in modo così continuo. Ovviamente questa organizzazione è avvenuta da sé e in modo non finalistico, senza presupporre alcuna decisione o intenzione da parte delle forme di vita.

Questo non significa che l’equilibrio della Terra sia destinato necessariamente a durare, anzi. L’equilibrio planetario è stata una conquista faticosa della vita e dell’evoluzione quindi modificazioni eccessive da parte di fenomeni naturali o di una singola specie possono metterlo a dura prova e prima di ritrovare un nuovo equilibrio statico si corre il rischio che la vita risulti stravolto (pensiamo ai periodi di estinzione di massa). Inoltre, essendo la Terra un sistema così integrato e interdipendente, una perturbazione a qualcuna delle sue parti provocherà sicuramente effetti pericolosi e imprevedibili anche per tutti altri.

È facile vedere come queste considerazioni si leghino fortemente alla situazione che stiamo vivendo almeno dalla Rivoluzione Industriale e perché abbiano ispirato così tanto il pensiero ecologico attuale. Oggi la perturbazione che sta mettendo a dura prova il faticoso e fragile equilibrio di Gaia siamo noi e le nostre tecnologie, che impoveriscono le risorse, modificano gli ecosistemi e immettono nel sistema più inquinanti di quanto il nostro pianeta possa assorbire. Molto probabilmente un giorno Gaia riuscirà a recuperare il proprio equilibrio (come del resto ha già fatto in circostanze peggiori), ma non è affatto detto che saremo lì a godercelo. In ogni caso, Lovelock non cede alla disperazione, ma si augura che la visione da lui inaugurata possa aiutare lo sviluppo di una nuova coscienza ecologica e una nuova unità della nostra specie rispetto alle sfide globali del futuro. Noi stessi, in fondo, siamo parte di Gaia e questo dovrebbe essere uno stimolo ulteriore ad una protezione e conservazione attiva della vita al suo interno: se consideriamo la Terra come un organismo, dice, possiamo anche scegliere, come specie, di diventare il suo sistema nervoso e la sua coscienza di sé.

Negli anni ha subito alcune critiche da varie direzioni: alcuni l’hanno definito come la proposizione di un vitalismo e animismo globale, altri ancora hanno criticato l’utilizzo di un linguaggio ritenuto troppo personale e affettivo (ad esempio la “personalizzazione” del pianeta come Gaia)****. Io personalmente non mi trovo d’accordo. Innanzitutto quello di Lovelock è un saggio scientifico, spesso anche piuttosto tecnico, che propone una nuova interpretazione di alcuni fenomeni naturali che viene ritenuta utile sia per aumentare la nostra conoscenza futura**** sia per aumentare la nostra consapevolezza del mondo in cui viviamo. Eventuali visioni animiste/religiose su Gaia, anche se più o meno compatibili con il framework scientifico, non sono state proposte o ideate da Lovelock in questo testo e sono qualcosa su cui l’ipotesi non dice nulla. Il linguaggio “affettivo” al suo interno indica solo quanto l’autore fosse coinvolto in modo personale con la questione e la ritenesse vitale. Ciò che deve interessare qui è la validità della visione nel contesto scientifico della biologia e dell’ecologia, una questione ad oggi ancora aperta (vedi nota).

Per concludere, penso che Gaia sia un must per il tempo in cui viviamo. Lo consiglio a tutti coloro che sono interessati di problemi ambientali e soprattutto a chi non lo è. Perché anche se non vi interessa o non siete d’accordo, difficilmente vi lascerà indifferenti.

Note spoiler per gli avventurosi:
Spoiler:
*la quale ha contribuito alla teoria dell’endosimbiosi, ossia l’idea che organelli come mitocondri e cloroplasti fossero anticamente degli organismi batteri autonomi, e che quindi in realtà le cellule eucariote siano il risultato evolutivo di una simbiosi tra diversi tipi di batteri.
**è il caso della reciprocità tra respirazione cellulare (che utilizza l’ossigeno e produce come scarto la CO2) e la fotosintesi (che utilizza la CO2 e produce come scarto l’ossigeno). Non dimentichiamo poi che all’inizio l’atmosfera terrestre era pressoché priva di ossigeno e per i primi batteri esso era addirittura tossico! Ma poi furono gli stessi batteri e alghe che hanno sviluppato la fotosintesi a riempire l’atmosfera dei propri scarti, rendendo utile un processo che lo utilizzasse come combustibile e favorendo così l’evoluzione della respirazione cellulare (un bel libro su questo è Nick Lane, Le invenzioni della vita).
*** Lovelock, per formazione, ha una predilezione per l'ingegneria: nel testo infatti esplicita più volte il suo debito con la cibernetica, che risulta evidente nell'utilizzo dei concetti di "retroazione" (negativa e positiva) o "auto-organizzazione", applicati al sistema-Terra.
****ci sono state ovviamente anche critiche di carattere prettamente scientifico, ad esempio rispetto all’analogia pianeta-organismo. Banalmente, un pianeta non compete in un ambiente e non si riproduce. Che è pure vero, per carità, ma sterile: penso sia evidente alla lettura come l’analogia biologica serva più che altro ad insistere sulla natura integrata del sistema-Terra e sulla questione dell’omeostasi/equilibrio. Per quanto riguarda le critiche sulle evidenze scientifiche, queste sembrano decisamente più legittime. C’è divisione tra chi ritiene quella di Gaia una metafora utile (specialmente in forme più ridotte e non finalistiche) e chi ritiene che non sia supportata da dati sufficienti. Penso che un ognuno possa farsi un’idea leggendo questo e la letteratura scientifica sul tema, abbastanza florida. Il futuro ci potrà dire qualcosa di più.
***** Lovelock sviluppa le prime idee su Gaia quando sta lavorando per la NASA, chiedendosi che caratteristiche dovrebbe avere l’atmosfera di un pianeta che ospiti la vita. Quindi l’ipotesi Gaia è considerata dall’autore anche un’indicazione di quali indizi dovremmo cercare quando esploriamo gli altri pianeti in cerca di vita: perché la vita si mantenga, è necessario che gli organismi evoluti su un certo pianeti siano arrivati a modificare l’atmosfera rendendolo un luogo più abitale da loro (ad esempio aumentando le sostanze che proteggono da radiazioni stellari o trattengono luce e calore ma non eccessivamente, etc.)
Prossima settimana avrei voluto portare qualcosa di neuroscienze, ma ho appena finito un libro preso a Natale che inaspettatamente mi è piaciuto moltissimo, quindi andrò con quello. Tema: geologia (ma in realtà anche molto altro).
Ultima modifica di Inklings il 06/01/2023, 22:55, modificato 1 volta in totale.

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Hard Is Ono »

Praticamente lo script dei due Avatar. .:smile6:.

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

È passato un decennio da un quando vidi il primo, per cui non saprei dire quanto l’abbia ispirato :boh:
Ho vaghi ricordi del pianeta con le creature interconnesse e la natura divinizzata, quindi magari più probabile un’ispirazione da parte delle riletture new age :boh:

In generale, non penso che queste ultime siano state particolarmente cagate da Lovelock, così come i movimenti ambientalisti tipo l’Ecologia Profonda di Naess (non sono sicuro perché non ho letto molti dei suoi libri successivi). Più che altro perché mi pare che la sua etica ambientale sia comunque rimasta più legata ad una mentalità scientifico-ingegneristica che vede “problemi da risolvere”, tanto da essere stato un convinto sostenitore dell’energia nucleare per diminuire la dipendenza da combustibile fossili. Insomma, poco spazio a visioni “religiose”, almeno in questo testo.

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da CombatZoneWrestling »

Bellissimo riassunto di un saggio epocale.
Spesso vengo visto, anche e soprattutto tra i miei amici, come antagonista delle teorie ecologiste e tutto, ma non è esattamente così. Sono sicuro che abbiamo, come genere umano, contribuito ad un processo di disequilibrio che porterà seri problemi nei prossimi anni, ma questi processi sono, come dice lo stesso Lovelock, fisiologici nell’evoluzione della vita sulla terra, e che oltre all’attività interna sono influenzati, talvolta, da eventi esterni (i cicli solari di cui spesso si parla, che hanno portato a tanti cambiamenti climatici nel corso dei secoli). Questa è la base da cui tutti partiamo, no?
La cosa che critico è l’ideologia della “soluzione breve” che tanto è comune in questi anni. Siamo arrivati ad un punto in cui ci illudiamo di invertire dei trend che vanno avanti da secoli (scritto sopra, dalla rivoluzione industriale) in 10/20/30 anni… come se l’uomo, dopo secoli di filosofia opposta a questa convinzione, fosse tornato onnipotente e unico centro dell’universo. Dobbiamo comprendere che, realisticamente, “un’inversione di rotta” sia impossibile (così funzionano i sistemi fisici-naturali, no?), mentre si può limitare i danni e porre le basi, riducendo comportamenti distruttivi, al cambiamento reale quando, nell’equilibrio delle cose, questo sarà concesso. La MIA convinzione, che può essere chiaramente errata come no, è che se anche l’uomo tornasse all’età della pietra in un giorno, i miglioramenti auspicati (che sento e vedo in un qualsiasi media ogni giorno) e talvolta promessi non ci sarebbero, dato che viviamo in “un unico Superorganismo avente processi (e “comportamenti”) emergenti rispetto alle sue parti” e non una scatola bianca, un modello fisico perfetto che riporta tutto all’equilibrio in un istante.
Poi ci sarebbe da ragionare anche sul concetto stesso di equilibrio terrestre stesso, è un po’ pretestuoso pensare che l’equilibrio perfetto sia quello raggiunto pre rivoluzione industriale… magari da una prospettiva antropocentrica, ma non possiamo chiaramente dimostrare che quella fosse, per il pianeta, una situazione migliore rispetto a quella delle glaciazioni o, più vicino a noi, ai circa 2.5 gradi e mezzo in più di 1000 anni fa circa.
Insomma, c’è tantissima carne al fuoco (letteralmente) e ne vorrei discutere molto a lungo, ma mi manca il tempo… scusate se ho fatto errori nel testo ma ho scritto da cellulare.

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da CombatZoneWrestling »

Mi piacerebbe portare qualcosa di Sheldrake in questo topic, vedo se da febbraio riesco a leggere qualcosa.

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