CombatZoneWrestling ha scritto: ↑29/03/2023, 18:34
Ma ragazzi, non ho capito di cosa stiamo discutendo.
C’è meno tattica di 15 anni fa, c’è meno tecnica di 20 anni fa. Ora l’atletismo la fa da padrona, basta vedere come sono organizzate le squadre fin dalle giovanili.
Ci sono meno “dribbling” perché la gente ha dimenticato come si gioca a calcio, non il contrario.
Premetto che sono d'accordo in larga parte con quanto hai scritto tu e quello che diceva Dead sopra (Cheating e l'esaltazione del Lipsia al pari del suo amore smodato per Sainz
).
Sulla parte in grassetto però voglio provare ad allargare un po' la discussione: perché ci sono meno dribbling nel calcio moderno?
Per tante ragioni, molte anche già citate giustamente da voi. Una importante, secondo me, è di stampo sociologico: col miglioramento delle condizioni economiche, e il drastico cambio dei costumi nella società con l'avvento dei social, tanti ragazzi non imparano più a giocare a calcio per strada, ma nelle scuole calcio. Per come lo intendo io, il talento calcistico dovrebbe essersi manifestato prima di andare in una scuola calcio. Poi lì semmai ti insegnano a stare in campo e ti trovano una collocazione tattica, ma non possiamo pretendere che ti insegnino a dribblare. Quella è una cosa naturale che spesso deriva semplicemente dal trascorrere buona parte della tua vita col pallone tra i piedi. Non voglio fare la parte di quello che dice si stava meglio quando si stava peggio, ma oggi è indubbio che i ragazzi abbiano tantissime distrazioni, e mi spiegate quale bambino trascorre buona parte della sua vita col pallone tra i piedi?
Non voglio banalizzare perché talenti come Messi, Baggio, Ronaldinho e tanti altri, sono unici. Ma voi pensate che giocatori con quel talento non abbiano comunque trascorso un'infanzia e un'adolescenza a palleggiare il pallone, imparando a dargli del tu, e a giocarci ad ogni ora del giorno? In tutto ciò che è artistico (e a modo suo il calcio è un'arte, che si sublima nel dribbling) il talento deve andare di pari passo con l'esercizio costante di parecchie ore al giorno, tutti i giorni. Ma non attraverso la costrizione, semplicemente nell'avere come primo desiderio giocare a pallone. Spesso non solo desiderio, ma proprio l'unico diverimento quello di giocare a pallone, sempre. Per tantissimi calciatori moderni, anche professionisti, non è così. Sanno stare in campo, ma lo vedi proprio dal modo in cui toccano la palla che non hanno fatto un percorso che mettesse al centro imparare a giocare col pallone. E infatti, mentre giocano, la palla tra i piedi la considerano un problema, non un valore aggiunto e una possibile arma.
Poi c'è anche il discorso sull'atletismo, che porta ad un calcio dai ritmi assurdi che, se non sei forte fisicamente, per quanto tecnico tu possa essere, semplicemente non avrai la lucidità per fare certe giocate. Per noi italiani oggi il problema è più grande degli altri perché, come al solito, i talenti italiani del passato non erano prodotti DAL sistema, ma NONOSTANTE il sistema. Prendendo per vero quello che penso io, per le ragioni esposte in questo post, ora che quei talenti non si producono più autonomamente, e dovrebbe essere il sistema a produrli, escono fuori tutte le magagne. Ma questa non è una novità, in Italia funziona così in tutti i settori e dubito che le cose cambieranno nei prossimi anni.