Eddie 20 anni dopo
Inviato: 13/11/2025, 19:00
La prima volta che ho visto Eddie Guerrero è stato nel videogioco "WWF SmackDown Know your role" sulla PS1. Volevo giocare almeno una volta con tutti i personaggi e quel tipo messicano che entrava con una musica orecchiabile era divertente da usare, veloce e spettacolare.
L'ho visto dal vivo nel 2002 al rientro in WWE contro Rob Van Dam e mi era piaciuto subito. L'ho visto negli SmackDown 6 a dare spettacolo con il nipote Chavo e a scalare piano piano le gerarchie interne. Lui e Chavo interpretavano i latinos furbi, sornioni, le simpatiche canaglie che mentono, rubano e ingannano i cattivi per vincere e ti strappano un sorriso nel mentre.
Poi ho approfondito la sua storia e devo dire che è una storia da film.
Nato in una famiglia di wrestlers, padre e fratelli tutti famosi e anche lui segue le orme del business di famiglia. Eddy è bravo, ci sa fare davvero e si fa conoscere dappertutto. Ma non ha solo la gloria, ha anche i suoi demoni personali che lo seguono senza mollarlo un secondo.
Beve, droghe, sotto effetto di alcool rischia la vita in un gravissimo incidente d'auto e quando torna il dolore è così forte che assume ancora più antidolorofici in un circolo vizioso che lo porta a toccare il fondo nell'autunno 2000 quando la WWF lo licenzia e lo spedisce in riabilitazione.
Poteva finire male Eddie ma lui decide di combattere e di risalire. Sobrio torna a lavorare nelle piccole federazioni indipendenti. Chiede il giusto, perde quando deve perdere, non fa la primadonna ma gioca in team, la WWE lo nota e lo riprende e piano piano scala tutti i ranghi.
Eddie è assieme a Rey Mysterio il volto del boom di SmackDown nei primi anni 2000 in Italia. Era perfetto per quel ruolo. Guascone, simpatico, bravo nel ring con tutti, finalmente affidabile. Nella mia classe avevamo attaccato il poster con la locandina di No Way Out 2004 e lo conoscevano tutti.
Eddie regala tante scene memorabili: lui che festeggia con Benoit a Wrestlemania 20, due mediani che vincono i mondiali, Eddie che parla con Lesnar dei suoi problemi e li trasforma in punti di forza, Eddie contro Rey, l'ultima beffa nel suo ultimo match televisivo contro Mr. Kennedy.
Nel 2004 arriva l'impensabile: batte Brock Lesnar e diventa campione mondiale.
Lui che era un mediano, quello che lottava per la squadra, quello che era bravo ma non bravissimo, troppo vecchio, troppo piccolo, inaffidabile era in cima al mondo. Il finale perfetto per una storia di caduta e di rinascita degna di Hollywood.
Ma qualcosa non funziona fino in fondo. Eddie è ottimo per rincorrere ma poco come campione. Non ha avversari di livello, fa il possibile ma floppa. Perde il titolo e il corpo è sempre più in preda di dolori fortissimi ma non si ferma. Ha debiti, non vuole perdere il posto che si è sudato, non sa fare altro.
Nel 2005 diventa cattivo e lotta contro Rey. Vediamo un altro Eddie: freddo, viscido, calcolatore, aggressivo fino al midollo, che colpisce basso per vincere. Mette di mezzo il figlio di Rey, quel Dominik che ora lo scimmiotta malamente nel ring, ma alla fine perde.
Poi sembra tornare buono, affronta Batista per rivincere il titolo mondiale ma perde.
E muore improvvisamente, infarto, il cuore già affaticato cede la sera in cui molto probabilmente avrebbe rivinto il titolo mondiale.
Tanti tributi, lacrime per un personaggio unico.
La sua morte segna l'inizio della fine del wrestling in chiaro in Italia.
Il mio ricordo? Visto dal vivo nel 2004 a Firenze e nell'hotel dove alloggiano.
Stanco morto posa per me per una foto, gli auguro buon compleanno e mi abbraccia.
L'anno dopo era morto.
La notizia mi arriva per telefono mentre mangio al McDonald. Da poco avevo iniziato a lavorare e si può dire che la morte di Eddie ha simboleggiato la morte della mia adolescenza.
E se ne è andato un pezzo dell'epoca d'oro del wrestling. Imitato ma mai superato.
Manca, manca tantissimo
L'ho visto dal vivo nel 2002 al rientro in WWE contro Rob Van Dam e mi era piaciuto subito. L'ho visto negli SmackDown 6 a dare spettacolo con il nipote Chavo e a scalare piano piano le gerarchie interne. Lui e Chavo interpretavano i latinos furbi, sornioni, le simpatiche canaglie che mentono, rubano e ingannano i cattivi per vincere e ti strappano un sorriso nel mentre.
Poi ho approfondito la sua storia e devo dire che è una storia da film.
Nato in una famiglia di wrestlers, padre e fratelli tutti famosi e anche lui segue le orme del business di famiglia. Eddy è bravo, ci sa fare davvero e si fa conoscere dappertutto. Ma non ha solo la gloria, ha anche i suoi demoni personali che lo seguono senza mollarlo un secondo.
Beve, droghe, sotto effetto di alcool rischia la vita in un gravissimo incidente d'auto e quando torna il dolore è così forte che assume ancora più antidolorofici in un circolo vizioso che lo porta a toccare il fondo nell'autunno 2000 quando la WWF lo licenzia e lo spedisce in riabilitazione.
Poteva finire male Eddie ma lui decide di combattere e di risalire. Sobrio torna a lavorare nelle piccole federazioni indipendenti. Chiede il giusto, perde quando deve perdere, non fa la primadonna ma gioca in team, la WWE lo nota e lo riprende e piano piano scala tutti i ranghi.
Eddie è assieme a Rey Mysterio il volto del boom di SmackDown nei primi anni 2000 in Italia. Era perfetto per quel ruolo. Guascone, simpatico, bravo nel ring con tutti, finalmente affidabile. Nella mia classe avevamo attaccato il poster con la locandina di No Way Out 2004 e lo conoscevano tutti.
Eddie regala tante scene memorabili: lui che festeggia con Benoit a Wrestlemania 20, due mediani che vincono i mondiali, Eddie che parla con Lesnar dei suoi problemi e li trasforma in punti di forza, Eddie contro Rey, l'ultima beffa nel suo ultimo match televisivo contro Mr. Kennedy.
Nel 2004 arriva l'impensabile: batte Brock Lesnar e diventa campione mondiale.
Lui che era un mediano, quello che lottava per la squadra, quello che era bravo ma non bravissimo, troppo vecchio, troppo piccolo, inaffidabile era in cima al mondo. Il finale perfetto per una storia di caduta e di rinascita degna di Hollywood.
Ma qualcosa non funziona fino in fondo. Eddie è ottimo per rincorrere ma poco come campione. Non ha avversari di livello, fa il possibile ma floppa. Perde il titolo e il corpo è sempre più in preda di dolori fortissimi ma non si ferma. Ha debiti, non vuole perdere il posto che si è sudato, non sa fare altro.
Nel 2005 diventa cattivo e lotta contro Rey. Vediamo un altro Eddie: freddo, viscido, calcolatore, aggressivo fino al midollo, che colpisce basso per vincere. Mette di mezzo il figlio di Rey, quel Dominik che ora lo scimmiotta malamente nel ring, ma alla fine perde.
Poi sembra tornare buono, affronta Batista per rivincere il titolo mondiale ma perde.
E muore improvvisamente, infarto, il cuore già affaticato cede la sera in cui molto probabilmente avrebbe rivinto il titolo mondiale.
Tanti tributi, lacrime per un personaggio unico.
La sua morte segna l'inizio della fine del wrestling in chiaro in Italia.
Il mio ricordo? Visto dal vivo nel 2004 a Firenze e nell'hotel dove alloggiano.
Stanco morto posa per me per una foto, gli auguro buon compleanno e mi abbraccia.
L'anno dopo era morto.
La notizia mi arriva per telefono mentre mangio al McDonald. Da poco avevo iniziato a lavorare e si può dire che la morte di Eddie ha simboleggiato la morte della mia adolescenza.
E se ne è andato un pezzo dell'epoca d'oro del wrestling. Imitato ma mai superato.
Manca, manca tantissimo
