King of Bling Bling ha scritto:
Passiamo così tanto tempo a discutere e scannarci sul forum sulla bravura di un wrestler piuttosto
che di un altro, sulla sua capacità di intrattenerci al microfono piuttosto
che sulle abilità in-ring,
che spesso tendiamo a dimenticarci tutto quanto compone il background del pro-wrestling: i giochi di potere, i pregiudizi, i gusti della grande massa, le sottovalutazioni. Passiamo così tanto tempo a scrivere wallpost su wallpost salvo poi dimenticarci
che quelli
che tifiamo o fischiamo,
che ci fanno divertire o annoiare, gridare o arrabbiare, piangere o sorridere, sono esseri umani esattamente come lo siamo noi. Sono persone
che hanno concretizzato il loro sogno di entrare a far parte di un business
che li ha sempre attratti, un business
che comporta grandissimi sacrifici, non sempre ricambiati. Perché? Perché in questo mondo non basta essere bravo, non basta saper far piangere, ridere, arrabbiare le persone. Non basta nemmeno saper lottare meglio di qualunque altro tuo collega e non basta nemmeno essere più professionale di tutto il locker room. A volte semplicemente ti guardi intorno, mentre ti stai allacciando gli stivali e
sei pronto a salire sul ring per il 300° giorno dell’anno, ed inevitabilmente il tuo occhio cade su di lui: il World Heavyweight Championship. E nel momento stesso in cui la tua mente ti manda flash di tutti i grandi campioni
che lo hanno toccato, abbracciato, baciato, vinto e contemporaneamente rielabora tutti i sacrifici, tutte le lacrime, tutto il sangue, tutto il sudore
che hai dato per poter ambire un giorno ad indossare
quel pezzo di metallo, il tuo occhio si sposta sul possessore della stessa. A volte è un wrestler altrettanto professionale, a cui non puoi far altro
che ricambiare un sorriso di stima. Altre volte è il tuo migliore amico da 27 anni e non potresti essere più felice per lui. E nonostante in queste occasioni una parte di te rimanga amareggiata per non aver mai avuto il privilegio di indossare quella cintura,
sei conscio del fatto
che fa ancor più male vederla attorno alla vita di persone
che forse quantomeno avrebbero dovuto faticare tanto quanto te per ottenere
quel privilegio. Privilegio. Perché quelle persone, a volte poco professionali, dovrebbero essere privilegiate rispetto a te? Perché il wrestling è anche questo, l’equazione “bravura = vittorie” è quanto di meno vicino alla realtà possa esistere. È un mondo dove non sempre “merito” e “ricompensa” vanno a braccetto, perché subentrano troppi altri fattori, tutti troppo indefiniti per poterli elencare con precisione (forse solo chi è dentro
quel mondo potrebbe farlo) e a volte quello
che serve più di ogni altra cosa è un po’ di fortuna o, per meglio dire, il caso.
Non sono il classico fan di vecchia data, io il wrestling lo vidi per la prima volta per puro caso su Italia 1 quando ancora trasmettevano la World Championship Wrestling e ho avuto alti e bassi con tale disciplina, tra periodi bui e irreperibilità del prodotto. E non credo sia un segreto il fatto
che io sia innamorato dei wrestler-entertainer (salvo qualche rara eccezione), ossia quegli atleti particolarmente bravi sul ring e particolarmente bravi con un microfono in mano. Quando cominciai a seguire con costanza RAW nel 2005 c’è sempre stato un personaggio in particolare, sopra tutti,
che mi ha sempre colpito per la sua capacità di arrivare al cuore dei fan, di coinvolgerli costantemente come se fosse un Main Eventer affermato anche se non era niente più
che un midcarder. Ed è lo stesso anno in cui arriva vicino, veramente ad un soffio, da quell’ambito premio
che tutti i mestieranti del wrestling business vorrebbero possedere. Eppure non ci riesce e anzi, alla fine dello stesso anno lascia la WWE. Allora non conoscevo nemmeno altre realtà al di fuori della stessa e mi dispiacque molto sapere
che non avrei mai potuto più seguire le sue gesta. Fortunatamente non andò così. Nei mesi a venire cominciò la mia spasmodica ricerca degli show del passato e tra la miriade di materiale
che recuperai, ebbi la fortuna di assistere “in differita” alla nascita di un grande tag team, ai loro successi, ai loro splendidi
match, ai loro divertenti siparietti. E più guardavo loro filmati, più li apprezzavo, più cresceva in me il rammarico perché non potevo più seguire le gesta. Passano i mesi e siamo ormai arrivati alla fine del 2006: un mio amico mi fa presente per la prima volta nella mia vita
che oltre alla WWE avrei potuto seguire una federazione chiamata Total Nonstop Action, aka TNA. Mi invita a casa sua a vedere qualche vecchio DVD
che si era fatto per l’occasione e caso vuole
che mi fece vedere Against All Odds 2006. Potete immaginare anche voi la mia sorpresa nel rivedere
quel wrestler dopo tanto tempo su un palcoscenico diverso, in una federazione diversa, su
quel ring così particolare e, dettaglio per nulla da trascurare, nel posto
che gli spettava di diritto: il Main Event. Passa un niente dal siparietto a metà PPV in cui promette
che avrebbe portato a casa il titolo del mondo dei pesi massimi alle fasi finali del
match titolato stesso. Una palpitazione dietro l’altra, da una parte un altro dei miei grandissimi preferiti,
quel Jeff Jarrett
che imparai a conoscere recuperando materiale sulla WCW e dall’altra
quel wrestler
che tanto apprezzai e
che persi di vista pochi mesi prima. Un escalation di emozioni, di interferenze, di near falls, di scorrettezze, fino al momento decisivo… la Stroke reversata con maestria nell’Unprettier. Il conteggio più lungo di tutti, quello più estenuante. Ma alla fine è successo:
“Here is your winner and the NEW NWA Heavyweight Champion of the World… Christian Cage!”.
Sono trascorsi 1904 giorni. Ne sono successe di cose in questo periodo. L’heel turn, la Christian Coalition, il secondo titolo mondiale ed il miglior regno di campione del mondo della storia TNA, la saga con Samoa Joe e uno dei migliori
match della storia di Bound For Glory, il nuovo face turn, il “One Hour” promo, l’attacco subito dalla Main Event Mafia e, infine, l’abbandono della TNA. L’unica federazione
che aveva creduto davvero in lui,
che aveva dato spazio alle sue abilità di atleta e di intrattenitore,
che gli aveva dato modo di riscattarsi di tutti quelli
che non credevano in lui. Ma Christian non la sentiva più come casa, voleva tornare da dove tutto era cominciato insieme al suo migliore amico Edge, nella stessa federazione
che guardavano da piccoli e
che avrebbe fatto crescere in loro il desiderio di diventare wrestlers. Torna e lo fa in ECW. Dal basso, nuovamente, come se non ci fosse stato abbastanza in passato, quasi dovesse cancellare l’onta di aver “crossato” la linea, come se l’eco delle voci
che gli dicevano “non
sei all’altezza” riempissero ancora i momenti in cui attraversava l’aisle e arrivava al ring, spegnendo d’un tratto tutto il calore
che il pubblico tentava di trasmettergli. Sono due anni difficili, fatti di sacrifici, sangue e sudore mai adeguatamente ricompensati, mai riconosciuti da chi di dovere. C’era solo
quel migliore amico a stargli vicino.
Quel migliore amico
che, a differenza sua, si apprestava a diventare campione del mondo per la decima volta. Mentre il caso, il destino beffardo ha in serbo per Christian nient’altro
che dolore: un infortunio
che lo terrà lontano dalle scene per
sei mesi. Un infortunio
che avrà modo di far riflettere il canadese sul suo futuro nel business. Continuare o non continuare? Gli anni cominciano a farsi sentire, ma è quello per cui è nato, il wrestling. Stringe i denti, recupera in tempi record e torna per vendicarsi di chi, in chiave mark, lo aveva infortunato. E qui entra in gioco nuovamente il caso, il destino, la fortuna. Tutto ciò
che non gli venne riconosciuto negli anni passati sembra finalmente venire a galla nelle menti della dirigenza, chissà, magari stuzzicate da quell’amico
che ci teneva avesse la sua possibilità. Passano le settimane e sembra sempre più coinvolto nella faida per il titolo del mondo dei pesi massimi, tanto
che ad un certo punto Edge sembra il terzo incomodo tra Christian e Del Rio. Cresce la tensione, farà parte del Main Event in
quel di WrestleMania? Inspiegabilmente, almeno all’inizio, no. Poi nuovamente il destino. E allora forse capisci molte cose. Edge costretto al ritiro, la sua prima vittoria in un
match per il titolo del mondo a WrestleMania, il tributo a SmackDown! e l’abbraccio di Christian. Il titolo del mondo vacante, manca un posto nel Ladder
Match ad Extreme Rules contro Alberto Del Rio e c’è troppo poco tempo per costruire un’altra rivalità. C’è Christian, risponde presente, alza la mano, vuole la sua possibilità. Ed arriva alla fine, Extreme Rules. Un Ladder
Match, la stipulazione
che più di tutte lo ha reso famoso a Stamford insieme al suo migliore amico. Edge,
che è a bordo ring anche questa volta per incitarlo,
che lo aiuta a salire la scala gradino per gradino, fino a quando non tocca la cintura.
"Non avevo mai messo le mani su un titolo mondiale perché sentivo di non meritarlo, ma domenica salirò la scala, prenderò il titolo e mi guadagnerò il diritto di tenerlo". Non c'è più il pubblico. Stavolta non c'è l'eco di quelle persone
che lo definivano inadeguato, sopravvalutato, no. Stavolta c'è solo Edge, il suo migliore amico. Ci sono solo le sue urla di gioia. L'abbraccio tra i due, Christian in lacrime. Alla fine ce l'ha fatta anche dove tutti credevano sarebbe stato impossibile. Farà bene? Durerà? Non lo so, ma quello
che importa oggi è
che Christian può finalmente portare alla vita il World Heavyweight Championship nella stessa federazione
che lo ha "formato" e lo ha fatto innamorare del wrestling, come aveva sempre sognato.
Caso e fortuna. Dopo tutte le sottovalutazioni e i giochi di potere a prevaricare le sue capacità, nel momento in cui nessuno avrebbe più sperato o pensato
che potesse arrivare al massimo traguardo, finalmente ci riesce per la terza volta, la prima nella federazione
che lo ha lanciato nel panorama del wrestling
che conta. E non potrei essere più felice per lui, per tutti i suoi Peeps. È stato più uno sfogo, apprezzo così tanti wrestler (davvero, mi piacciono quasi tutti)
che dovrei scrivere centinaia di post celebrativi delle loro imprese, ma questo gli era dovuto dopo tutti gli anni di sacrifici, dopo tutto il sangue e il sudore sputati per arrivare a
quel premio, al World Heavyweight Championship. Complimenti William Jason Reso. E grazie di cuore. Da oggi, semplicemente, tornerò silenziosamente a fare il tifo per te, come ho sempre fatto. Solo stavolta avrò un motivo in più per sorridere guardando SmackDown!.
A tutti coloro
che lo trovavano inadatto.
A tutti coloro
che lo hanno sottovalutato.
A tutti coloro
che “Non è Championship material”.
A tutti coloro
che lo hanno sempre sostenuto.
Oggi Christian si unisce per la terza volta ad una élite prestigiosa di atleti come Lou Thesz, Buddy Rogers, Harley Race, Dusty Rhodes, Ric Flair, Ricky Steamboat, Sting, Hulk Hogan… Stavolta in WWE, dove nessuno credeva potesse farcela, dove tutti lo davano per spacciato.
“FOR THE BENEFIT OF THOSE WITH FLASH PHOTOGRAPHY, CHRISTIAN WILL NOW POSE FOR FIVE SECONDS ONLY… AS YOUR NEW WORLD HEAVYWEIGHT CHAMPION”
