Conosciuto da noi come "Ballata dell'odio e dell'amore". Film di Alex De La Iglesia, regista spagnolo.
1937, Guerra Civile spagnola.
Durante uno spettacolo circense, la milizia repubblicana irrompe nel tendone e costringe chi vi lavora ad arruolarsi. Tra i lavoratori vi è un pagliaccio felice, il quale si arma di machete ed uccide uno svariato numero di soldati franchisti, fino a quando non viene fermato ed incarcerato, condannato poi ai lavori forzati. Nonostante i tentativi del figlio Javier di farlo evadere, il pagliaccio felice rimane ucciso dal colonnello Salcedo, che però non scampa alla furia di Javier, il quale gli cava un occhio.
Passano 35 anni. Javier, che ha sempre ammirato suo padre, decide di seguirne le orme e diventa un pagliaccio, ma non avendo avuto una vera e propria infanzia e quindi non riuscendo a far ridere i bambini, intraprende la strada del "Pagliaccio Triste" e si unisce ad un circo dove lavora Sergio, il "Pagliaccio Felice". I caratteri dei due sono all'opposto: Javier è timido, impacciato e incapace (all'apparenza) di fare del male, Sergio è invece crudele, spietato, senza etica e morale, tanto da ammettere che l'unico lavoro che avrebbe potuto fare oltre al Pagliaccio è il serial killer.
Javier si innamora perdutamente di Natalia, compagna di Sergio, la quale non perde occasione di tornare dal suo amato, nonostante lo lasci più volte a causa delle sue violenze e sevizie. Anche in lei comincia a svilupparsi un sentimento reciproco per Javier, soprattutto rimane folgorata da lui quando si rifiuta di ridere ad una battuta del Pagliaccio Felice, ed è quindi lei stessa a fargli delle avance. Tuttavia non riesce a lasciare Sergio, in quanto si dice istintivamente attratta dalla sua natura violenta e sessualità aggressiva.
Questa rivalità amorosa farà scattare una serie di eventi che sconvolgeranno le vite dei tre protagonisti.
Un film "incatalogabile" mi verrebbe da dire, nel senso che se qualcuno mi chiedesse il genere, non saprei cosa rispondere. Un film comico, drammatico, grottesco, surreale, che non rinuncia a tinte horror in certi frangenti.
Iglesia rappresenta in questo film la natura più violenta e primordiale dell'uomo, dove anche un apparentemente innocuo individuo come Javier può sfociare nella rabbia e nella violenza più incontrollate, arrivando anche ad uccidere pur di avere ciò che desidera. Natalia, la donna che lui ama, incapace di amare se stessa al punto di accettare le violenze di Sergio, perché istintivamente e sessualmente attratta dalla sua indole violenta. Paradossalmente, il più "normale" è Sergio: lui sa chi è, sa di essere violento, non si sforza di nascondere le sue pulsioni naturali, accetta di essere così e ci convive.
Mi è piaciuto, un film che non consiglio a tutti (qualcuno potrebbe trovarlo "eccessivo" in molti aspetti) ma che, a mio avviso, merita comunque un'occhiata.