@Karl: Io sono ancora piuttosto convinto che sia relativamente più assurdo far coincidere build-up e atmosfera, visto che il primo è un parto più del writing team che del pubblico (e viceversa la seconda). Sui wrestler, non vedo manco perché citarli, confondono pure psicologia e selling o ne parlano spesso come di due entità distinte e separate, quando la seconda è grossomodo solo una componente della prima.
Sul resto, la risposta sensata è la stessa di otto anni fa. Lo storytelling è il “che tipo di storia vuoi narrare”, la psicologia è “come la narri nel contesto atletico del match”. Più o meno la differenza che sussiste, in una realtà più corale, tra sceneggiatura e recitazione delle singole componenti attoriali nel film.
Storytelling = Michaels che dice “I love you, I’m sorry” a Flair. Si riallaccia narrativamente al feud, al vecchio cane con la rabbia che Michaels deve abbattere. Michaels o sente pietà o perde per sempre la maschera di boia.
Psychology = Hart che non si dimentica mai tutto quello che è successo nel match, che quindi ti mostra il lavoro su ogni arto per venderti lo sfinimento derivante dall’incontro e così via. A un livello più raffinato, Hart che non si dimentica mai quelle che sono le caratteristiche fisiche del suo avversario e si regola di conseguenza (questo è un di più e non applicabile a tutti, diciamo che potrebbe valere se il wrestler va venduto come un abile stratega, ma è elemento spesso inamovibile nelle economie dei grandi match). Sarebbe il wrestler che si comporta in maniera (accettabilmente) sensata da un punto di vista offensivo e difensivo, con la prima che viene perdonata più della seconda. Se non vendi bene la mossa, o vendi male il prosieguo, distruggi il flusso della narrazione.
Va da sé che possono spesso coincidere nei singoli atti: penso a uno dei momenti di Quarto Pot… di Austin/Hart (quello che, tra le varie cose, lo eleva a caposaldo della disciplina, seppur lì sia la storia a farla da padrone). Austin gronda sangue, si è preso talmente tante legnate da non ricordarsi più dov’è o cosa stia succedendo. Austin è seduto in maniera scomposta, ancora seduto tende il braccio e prova istintivamente – che poi istintivamente non è - ad afferrare una corda, ma è così stordito che la sfiora appena e finisce di nuovo a terra. Il tutto è semi-impercettibile e scorre nella narrazione con una naturalezza impressionante. I più, rivedendo il match, manco se ne accorgono. Comunque, storytelling e psychology insieme: Austin, giovane leone, sta portando il corpo oltre il limite. Il corpo cede perché Hart lo ha demolito pezzo per pezzo. E si capisce solo con due dita che sfiorano una corda. Non è comunque questa eresia accorparli (o includerli in un solo parametro che mi rappresenti l'azione in ring), in generale scomporre così tanto l'azione in-ring mi sembra forzato e non è che dia necessariamente percezione.
Su ESPN, rilancio con una provocazione, considerando che i parametri sono:
Storytelling
In-ring execution
Match psychology
Timing
Innovation
Potrebbero tenere il match in un'arena
vuota o in un'arena a cui nessuno importa dei due che stanno combattendo e darebbero lo stesso voto (in pratica facciamo pure che non è possibile se è tutto è al livello quasi massimo, ma l'aporia formalmente resta)? E come si fa a valutare l'innovazione a priori? O si potrebbe chiedere perché un 5-star dovrebbe essere necessariamente tanto innovativo quanto bello da vedere, ma qui si rientra un po' nel cosa significa per me un "10" (le prime due obiezioni mi sembrano un po' più concrete, però).
Il cinema per fortuna non è il wrestling, non c'è bisogno di cercare i grandi registi negli scantinati.
Mah, non mi sembra un discorso così scontato. L'arte (buon cinema compreso) si può fare
sicuramente negli scantinati e negli scantinati s'è fatta
tanta sperimentazione sulle tecniche, poi dipende da tutta una serie di accezioni che vorresti porre qui.
[youtube]
http://www.youtube.com/watch?v=czKep7Z1-w8[/youtube]
Troppo sbilanciata.
C'est bon, vorrei un parere di Yourself is Steam a commento della presenza negli anni 2000 dell'equivalente della filmografia tra inizio 900 e fine anni 70.