PuroIndyLove ha scritto: ↑13/01/2021, 19:05
Io non la vedo in questo senso.
A mio avviso, è la proverbiale "polvere nascosta sotto al tappeto".
Sull'illegalità, come ho detto, il ban è assolutamente consigliabile.
Però, anche qui, bisogna attestare che ci sia una legittima violazione della norma.
Ma io parlo di ciò che ancora rientra nella sfera di "libera opinione", per quanto discutibile o insidiosa.
Li cacci da una piattaforma? Il problema sussiste ancora.
Se ne troveranno un'altra disposta ad accogliere le loro idee (è successo con Parler) e ad alimentare il loro dissenso.
In un modo o nell'altro, la diffusione persiste.
Cioè, non affronti il problema di petto, cercando di risolverlo.
Lo allontani, sperando che non ti venga a toccare.
Ma, alla fine, ti tocca ugualmente.
La diffusione di notizie con l'intenzionalità di mininare l'ordine pubblico non rientra nel diritto di libera opinione in virtualmente ogni democrazia. Comunque, il tuo discorso sui social l'ho letto spesso in questi giorni. Nella totalità dei casi da parte di persone che non avevano ben chiare cosa fossero queste piattaforme e cosa sia il concetto di libera opinione.
I social non sono editori con una linea guida politica, ma sono servizi con Termini sottoscritti dai singoli utenti. Quindi, se li infrangi, sei fuori. La cosa termina lì. Peraltro, negli Stati Uniti la legge federale permette alle aziende di rifiutare il servizio a chicchessia fintanto che non sia discriminazione verse specifiche categorie protette (e.g., minoranze, disabili;
https://fpf.org/blog/fpf-list-federal-a ... ation-laws). Trump ovviamente non rientra in queste. L'oggetto che dovrebbe essere di scrutinio, al massimo, è il conflitto di interessi (economico) e il ginepraio (politico) legato al mantenere Trump online fino a questo punto.
Ciò detto, tranquillo che Twitter e Facebook hanno tutto l'interesse a mantenerti online a dire tutte le corbellerie che vuoi. Se intervengono in maniera così vistosa accade di mal grado e a fronte di problematicità sistemiche, rischi per l'esistenza stessa del servizio. In questo caso, l'enorme pressione mediatica e politica che attanaglia i loro servizi da cinque anni a questa parte. Il ban di Trump resta, in ogni caso, l'equivalente di amputarsi un dito per evitare un cancro. O un po' più di un dito, se vogliamo: Twitter ha perso oltre il 10% di valore azionario (
https://www.aa.com.tr/en/economy/twitte ... an/2106401), quindi è un po' come se si fosse tagliata un piede.
Il discorso sul "censurarli non riduce il problema" è, similmente, un filo ingenuo e confutabile empiricamente con un sacco di esempi analoghi in cui i cambi di algoritmi sconvolgono i numeri di visualizzazione e condivisione di contenuti. È vera una cosa: censurarli probabilmente non *rimuove* il problema e, come diversi sociologi e commentatori paventano, rischia di fatto creare una fetta ridotta di estremisti ancora più attivi -- con conseguenze egualmente pericolose nel terrorismo domestico. È un potenziale fenomeno in parte corroborato da segnali come l'accelerata nei download e utilizzo di software e browser/ servizi anti-tracciamento (TOR, DuckDuckGo, ecc.). È un altro paio di maniche, però. Dovresti essere piuttosto felice che tuo zio o tuo nonno siano meno soggetti alla manipolazione online, almeno per ora.