uomodelmonte88 ha scritto: ↑14/02/2023, 9:35
Purtroppo non sono un esperto di politica internazionale.
Avrei sempre voluto sapere se il malcostume di attribuire a determinate elezioni valori predittivi o confermativi su altri bacini elettorali sia solo italiano, o se sia un vizio diffuso.
A ogni tornata di elezioni regionali, sento fior fior di commentatori spiegare sornioni come il tale risultato "conferma la straordinaria luna di miele col Governo nazionale" o "segna un cambio di passo rispetto alle precedenti elezioni politiche".
Come se due o tre Regioni rappresentassero il paese.
Come se a un'elezione locale l'elettorato dovesse per forza pensare alle questioni nazionali.
(Sulle regionali questa cosa mi fa abbastanza ridere, ma è quando ci vanno di mezzo le comunali che c'è da sbellicarsi)
PS: Della scarsa affluenza non parlerà nessuno, se non qualche giornalista che si è svegliato un po' più incalzante del solito. Secondo me la gente si è stancata di esprimere preferenze elettorali che non portano mai un cambio di passo. Perfino "il governo più a destra di sempre" si sta rivelando un Draghi 2.0.
Pedantissimo wallpost lezioso in arrivo, skip selvaggio altamente consigliato.
Senza ergersi ad "esperto di politica internazionale, diciamo che se devo mettere i due cent la risposta è un banalissimo e democristiano "dipende". Dipende da dove andiamo a guardare, dipende dal diritto, dipende da una moltitudine di fattori storici, sociali, economici ecc. ecc.
In realtà anche in Italia non è che sia per forza così sbagliato in certi casi. Per tutta una serie di motivi che possiamo riassumere in:
- Presenza di "roccaforti" e "feudi" dove la gente vota in massa in un determinato modo (semplificando moltissimo) per il sacro potere della tradizione, a sua volta originato da motivi che risalgono magari ai tempi degli Orazi e dei Curiazi.
- Sostanzialmente agli italiani degli enti locali (diversi dal Comune) frega un cazzo, hai voglia a fare riforme costituzionali che li mettano su un piedistallo. I problemi locali a mala pena si prendono in considerazione per eleggere il sindaco, del resto notoriamente se piove è il governo ad essere ladro, mica il presidente della Regione. Anche qui, abbiamo passato decenni a dividerci in base a quello che succedeva nel mondo (manco in Italia o nella sola Europa), è piuttosto inevitabile.
Per fare esempi pratici: se Emilia-Romagna e Toscana sono storicamente "regioni rosse", se toscani/emiliani/romagnoli sono tendenzialmente gli italiani che votano più a sinistra, una eventuale elezione regionale che porti la destra al potere in Toscana o in Emilia-Romagna il suo significato a livello nazionale ce l'ha, eccome. Perché "se perfino loro finiscono per votare a destra, figurarsi gli altri". In effetti, mi si corregga se sbaglio, nelle ultime regionali da quelle parti c'era un certo hype, con la destra che "ci credeva" molto più che nelle occasioni precedenti. Alla fine non solo entrambe le regioni hanno confermato il governatore PD ma anche con un largo margine, specie in Emilia-Romagna. Siccome il tracollo del PD nel resto d'Italia era già cosa nota, non è sbagliato trarne un'indicazione a livello nazionale: la destra sfonderà pure ovunque, ma le "sacche di resistenza" restano al loro posto. Ed evidentemente la conclusione a livello di partito è stata "ripartiamo da quello", visti i nomi in lizza per il post-Letta.
Per fare un altro esempio, qui in Veneto mi sembra che nessuno (quantomeno dotato di pollici opponibili) abbia tratto indicazioni nazionali dalle percentuali bulgare di Zaia nell'ultimo appuntamento elettorale. Perché stiamo parlando di quella che ai tempi della DC era la "sacrestia d'Italia", un bacino di voti che poi è passato linearmente prima a Forza Italia e poi alla Lega. La vittoria di Zaia era scontata da ben prima che l'emergenza pandemia gli facesse inattesa campagna elettorale, figurarsi dopo. Un'eventuale vittoria del PD in Veneto sarebbe significativa, per gli stessi motivi di cui prima. Una vittoria di Zaia con una Lega in crisi nera anche, POTREBBE essere significativa (come lo è stata quella di Bonaccini nel 2020). Una vittoria di Zaia col vento in poppa non significa un cazzo, e infatti così è stata (giustamente) trattata.
Insomma, dipende da caso a caso, e da momento a momento.
Nei giorni scorsi? Beh, c'è comunque da considerare il banalissimo fatto che erano chiamati al voto letteralmente un quarto dei cittadini italiani, non stiamo parlando comunque di bruscolini.
E poi, almeno per la Lombardia, onestamente il momento ha un certo peso. Fossimo nel, toh, 2018 una conferma del governatore leghista sarebbe robetta di ordinaria amministrazione, visto che a livello politico la Lombardia è un feudo della destra tanto quanto il Veneto ( sintetizzato in forma immagine:
https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_ ... After).png ).
Essendoci stato di mezzo il 2020, avendo ripresentato Fontana dopo quel leggerissimo pasticcio dovuto alla gestione del Covid... diciamo che non mi sembra poi sbagliatissimo un ragionamento stile "se Fontana non solo ha retto ma addirittura stravinto, figurarsi cosa possono fare altri figuri con meno scheletri nell'armadio".
Poi certo, è la Lombardia, quindi magari semplicemente "voto secondo tradizione >>> fatti e misfatti del singolo governatore di turno". Ci sta. Ma ci sta anche rilevare come dall'altra parte non si sia costruita un'alternativa credibile nonostante di argomenti ce ne fossero a iosa. Ci sta anche rilevare come praticamente tutto il bacino elettorale cui puntava l'opposizione sia finito nel partito dell'astensione. Casi isolati e locali? Può essere, per carità, ma a me sembra uno schema con altissime probabilità di ripetersi anche a livello nazionale.
Non parlo del Lazio per mia personale ignoranza.
E nella fattispecie Kaiser non ha tutti i torti. Il dato più significativo è sicuramente l'astensione, ma gli astenuti banalmente non contano un cazzo. Non è che Fontana o Rocca modificheranno minimamente il loro programma perché sanno di essere stati eletti da una percentuale degli aventi diritto che ai aggira sul 20%. L'astensionismo resterà al più una nota a margine nelle cronache, ma è anche giusto così, visto che la percentuale di astenuti non avrà la benché minima influenza su ciò che vedremo nelle rispettive stanze dei bottoni.
Semmai a riflettere su quel dato dovrebbero essere le opposizioni, visto che chiaramente hanno perso coloro che dovrebbero teoricamente votarli. Sono loro che dovrebbero smettere di navigare a vista e fare una profonda riflessione su come richiamare il loro elettorato alle urne. Purtroppo però, nemmeno questa è una notizia... perché non è certo una novità, anzi.