Mentre uscivano i capitoli, un po’ di fan si chiedevano perché scegliere Bakugo per finire AFO in quel modo e perché deviare rispetto al percorso tracciato di uno scontro finale tombale con l’OFA.
L’idea che si era fatta una parte dei fan è che Hori avesse semplicemente voluto dare lo shine al deuteragonista della storia (che ricordiamolo, é stato per tantissimo tempo il N.1 fisso nei sondaggi di popolarità del manga). In effetti, fino a quel momento pareva lasciato senza una conclusione netta, e magari l’autore aveva in mente questa idea già quando aveva ricacciato dentro a forza il nostro cattivone.
Insomma, l’idea era che BakuGOAT che sconfigge AFO e nel processo salva pure il suo mentore fosse più che altro un modo per esaltare il personaggio più popolare della serie, con una bella integrazione che riprende e redime il senso di colpa di Kamino.
C’é del vero in questo, ma ovviamente questa é solo una parte della storia.
In realtà, a ben vedere, Bakugo è un grande contraltare di AFO sotto molti punti di vista, e la scelta di utilizzarlo come “last boss” per finire il bastardo la ritengo un’ottima trovata per aiutare a esprimere al meglio alcuni dei punti tematici più importanti dell’opera.
1) Da un punto di vista narrativo, Bakugo è LA variabile che AFO non ha mai calcolato, il sassolino che intralcia il percorso definito, l’elemento che rompe il destino che sembrava già scritto. Lui non doveva essere lì, doveva essere solo una comparsa che lasciasse posto ai due veri poli del bene e del male rappresentati da OFA e AFO, gli manca “il valore, la connessione”. 
Eppure Bakugo é sempre stato questo, é sempre stato quello che spinge per essere lì, che si é fatto il culo per trovare il proprio spazio in uno scontro che, in teoria, non doveva essere la sua. La sua volontà a non mollare, la sua determinazione per la vittoria, la sua tenacia nel non lasciare scrivere il suo destino da altri (fin dai tempi di Kamino) sono proprio quel genere di cose che AFO ha sempre cercato di tenere a bada e controllare negli altri (gli “eroi che sono pericolosi quando sono feriti”), riprendono “il mettere il naso nelle faccende degli altri” di izukiana memoria, e rappresentano l’incrollabile spirito umano che non si lasciare piegare dagli ostacoli che paiono impossibili.
L’apparentemente banale e ingenua determinazione di un ragazzino a non farsi dire quali sono i suoi limiti e quando dovrebbe arrendersi diventa l’arma più pericolosa e imprevedibile contro le macchinazioni di un personaggio che ha sempre visto gli altri come pedine e marionette.
2) La forza di Bakugo é quella di un quirk coltivato con dedizione e orgoglio - forse più di chiunque altro nella serie - per renderlo invincibile, contrapposta a un ammasso informe di poteri e abilità ottenuti senza merito, rubati da un individuo che non ha mai avuto rispetto per le fatiche, i sogni e i desideri degli altri, trattandoli come giocattoli per i suoi divertimenti e piani infantili.
3) Si collega un po’ al secondo punto. 
Nelle ultime saghe Bakugo va incontro a un percorso di crescita e maturazione complesso che si intreccia con il risveglio e l’evoluzione del suo quirk. Il giovane eroe diventa adulto attraverso il riconoscimento di sé e degli altri, e questo si traduce in una nuova comprensione del suo potere e del suo ruolo/responsabilità come eroe. 
D’altra parte, AFO sta regredendo grazie al quirk di Eri, ma questa regressione è paradossalmente più un svelamento del suo vero io. Al suo nucleo, AFO é un bambino che non é mai cresciuto, che vede ogni cosa come sua perché per tutta la sua vita non ha fatto altro che prendere e rubare, che non riesce a uscire dal proprio egocentrismo, che non é mai riuscito a sviluppare un’identità stratificata, e questo si traduce nell’uso che fa dei suoi poteri e, scelta magnifica di Horikoshi, nella sua mossa finale dove diventa una massa informe, grottesca, che ha perso completamente ogni maschera e parvenza di maturità e compostezza.
4) La vittoria di Bakugo è la vittoria di All Might. Ma é anche la vittoria di Deku, di Edgeshot, di Endeavor, di Jeanist, di Hawks, di Yoichi, di Kudo, di tutti i predecessori di OFA, di Star, di tutti gli eroi che si sono contrapposti a AFO in questa battaglia (e in tutti i decenni che l’hanno preceduta).
Bakugo vince quando si fa portatore delle volontà di quelli che l’hanno preceduto, che gli hanno permesso di essere lì (ma quanto é catartico l’immagine quando appena nato è tenuto in grembo dalla madre, dopo che abbiamo visto l’orrore delle origini di AFO?) che hanno lottato assieme a lui. 
Quello é il momento in cui diventa un eroe, in cui non combatte più solo per la sua vittoria e per se stesso ma assume su di sé i sogni e le speranze di chi vuole essere salvato. Io trovo che non ci fosse modo migliore di esprimere questo concetto che con un personaggio inizialmente individualista e orgoglioso come Kacchan, e la scelta di farlo praticamente diventare un Simbolo della Pace da contrapporre alla solitudine e all’egocentrismo di AFO, al posto dei più gettonati All Might e Deku, é meravigliosa.
AFO dal canto suo ha sempre scelto di essere solo, si é fatto carico solo di sé stesso e ha sempre rinunciato a capire e rispettare la vita e i desideri dei “sassolini” intorno a lui, ritenendoli semplici comparse dell’unica storia che contasse, la propria. E la sua rovina sta proprio nell’incapacità di comprendere gli altri e di considerarli come qualcosa di prezioso e di irriducibile ai suoi capricci (in primis lo stesso Tomura, come gli fa notare Hawks). 
Come gli dice Yoichi, “il suo potere avrebbe potuto essere il più gentile del mondo”, ma lui non ha mai considerato un’altra via, mentre é proprio il riconoscimento dell’importanza fondamentale degli altri e del mettere la sua forza al loro servizio ad aver fatto crescere Bakugo, ad aver fatto evolvere il suo potere e ad averlo portato alla vittoria.
Niente, non c’era modo migliore per chiudere il character arc di Bakugo.
Il che ci dimostra tra l’altro che il bullismo si può canalizzare verso cose positive, tipo far sclerale i figli di puttana e portarli all’esaurimento nervoso 
