L'EU non ha il potere per invalidare elezioni a livello nazionale, di che stai blaterando.
POLITICA ESTERA
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Re: POLITICA ESTERA
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Re: POLITICA ESTERA
La NATO in Yugoslavia non ha fatto niente. Certo. La rappresentazione più recente del "Dividi et impera" in Europa prima della guerra in Ucraina, è tutto dimenticato. Mai successo.Smoker ha scritto: ↑07/11/2025, 9:43 A me sembra che in Europa ci siano ben 3 governi filorussi ovvero: Slovacchia, Ungheria e Serbia. Non mi sembra che li abbiamo invasi, così come non mi sembra che i vari asset filorussi tipo Salvini vengano arrestati come traditori della patria.
Da parte di questi popoli però non ho mai visto manifestazioni di piazza per uscire dall'influenza della Nato ed entrare in alleanza con la Russia, evidentemente ci sarà un motivo. Probabilmente perché si ricordano come si viveva sotto di loro.
Chissà come mai Serbia e Croazia non sopportano la sottomissione all'Europa. Eh, sì! Proprio non si capisce.
Anticipo già il contro commento "Milosevic era un criminale" mentre invece ovviamente Franjo Tuđman era un santo. Un po' come Zelenskyy eroe, Putin male del mondo.
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Re: POLITICA ESTERA
era sufficiente fare pressioni sul paese di turno per far invalidare le elezioni/escludere il tizio sgradito (vedi in romania): a bruxelles non l'hanno mai nascosto, eh
d'altra parte, come dissi già a suo tempo, le politiche nazionali ormai non esistono più in determinati paesi, ci sono solo zone di influenza palesi: tizio prende soldi dall'UE, caio prende soldi dalla russia poi lo "sponsor" della parte sconfitta disconosce o mette ai margini il vincitore (e se ci riesce, fa pure invalidare le elezioni)
d'altra parte, come dissi già a suo tempo, le politiche nazionali ormai non esistono più in determinati paesi, ci sono solo zone di influenza palesi: tizio prende soldi dall'UE, caio prende soldi dalla russia poi lo "sponsor" della parte sconfitta disconosce o mette ai margini il vincitore (e se ci riesce, fa pure invalidare le elezioni)
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Re: POLITICA ESTERA
La stessa Serbia che ha riversato nella capitale milioni e milioni di persone in una protesta che sta andando avanti da ormai oltre un anno? Quella che sta cercando di aderire all'UE da ormai quindici anni? Come mai Orban non si leva dal cazzo se l'UE è così antipatica e oppressiva?IlBiondo ha scritto: ↑07/11/2025, 10:16 La NATO in Yugoslavia non ha fatto niente. Certo. La rappresentazione più recente del "Dividi et impera" in Europa prima della guerra in Ucraina, è tutto dimenticato. Mai successo.
Chissà come mai Serbia e Croazia non sopportano la sottomissione all'Europa. Eh, sì! Proprio non si capisce.
Anticipo già il contro commento "Milosevic era un criminale" mentre invece ovviamente Franjo Tuđman era un santo. Un po' come Zelenskyy eroe, Putin male del mondo.
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Dai su, con tutto il rispetto, sei uno di quelli che direbbe che il Sole gira attorno alla Terra solo per poter andare contro la massa.
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Re: POLITICA ESTERA
L'elezione in Romania è stata annullata per evidenti e comprovate interferenze esterneKaiserSp ha scritto: ↑07/11/2025, 10:20 era sufficiente fare pressioni sul paese di turno per far invalidare le elezioni/escludere il tizio sgradito (vedi in romania): a bruxelles non l'hanno mai nascosto, eh
d'altra parte, come dissi già a suo tempo, le politiche nazionali ormai non esistono più in determinati paesi, ci sono solo zone di influenza palesi: tizio prende soldi dall'UE, caio prende soldi dalla russia poi lo "sponsor" della parte sconfitta disconosce o mette ai margini il vincitore (e se ci riesce, fa pure invalidare le elezioni)
https://www.lemonde.fr/en/pixels/articl ... 78_13.html
E questo è stato tutto il ruolo avuto dall'Unione Europea sulla questione
https://www.ilpost.it/2024/12/05/unione ... nze-russe/
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Re: POLITICA ESTERA
Ancora sulla guerra persa, onestamente non mi sembra, boh, sei proprio ossessionato. E ripeto la domanda che ti hanno fatto: secondo dovremmo trattare la Russia come uno Stato che sta vincendo?KaiserSp ha scritto: ↑07/11/2025, 10:00 infatti li ho letti e non mi pare che da quell'articolo risulti che gli ucraini siano al 100% per lottare fino all'ultimo uomo e fino all'ultimo metro quadrato di terra
Tuttavia i sondaggi danno un’idea del trend dell’opinione pubblica ucraina e indicano un’evoluzione costante: dal 2022, quando il 70-80% degli intervistati sosteneva la “resistenza fino alla vittoria” (inclusa la liberazione della Crimea e del Donbass), mentre nel 2025 prevale il desiderio di negoziati.
Secondo un sondaggio di Rating condotto nell’agosto 2025, rileva che il 59% degli intervistati è a favore del compromesso, ma solo il 13% accettava di fermarsi ai confini del 2022, implicando la rinuncia alla Crimea e a parte del Donbass. Nel 2023 l’84% era a favore della resistenza, nel gennaio 2024, dal 24% al 33% era a favore della pace.
I sondaggi dell’americana Gallup condotti nel luglio 2025, dipingono un quadro di stanchezza dell’opinione pubblica: il 69% degli intervistati è favorevole ai negoziati con la Russia “il prima possibile”, con un aumento notevole rispetto al 22% del 2022.
militarmente la guerra è persa e non c'è modo di riconquistare i territori occupati: in una situazione simile, una leadership saggia dovrebbe impegnarsi nel limitare le perdite, anche scendendo a patti con il nemico, anzichè continuare ad inseguire obiettivi irraggiungibili, perdendo quotidianamente uomini e territori
gli unici a non averlo ancora capito sono zelensky e noi europei
nominiamo un incaricato speciale per l'ucraina
apriamo un canale diplomatico ufficiale con la russia per trovare un accordo
e, dopo aver perso la guerra, cerchiamo di non perdere (ulteriormente) la faccia
diciamo però per correttezza che l'UE più di una volta ha invalidato le elezioni, chiedendo la ripetizione (se non proprio l'esclusione del candidato sgradito) quando a vincere non era la persona gradita a bruxelles
sono sempre ingerenze non da poco, eh
E dimmi in quali occasioni l’UE ha invalidato le elezioni.
Inoltre mi spiace andare sugli insulti, ma sei veramente ridicolo nel modo in cui ti contraddici in due righe, con il fatto che dobbiamo nominare un commissario per obbligare l’Ucraina (Stato non nell’UE) alla pace e ti lamenti poi delle ingerenze dell’Unione Europea.
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Re: POLITICA ESTERA
Mi pare EVIDENTE che la Corte Costituzionale della Romania in realtà abbia agito su mandato dei capoccioni dell'UE, che l'hanno costretta a calarsi le braghe invalidando un'elezione democratica sulla base di quisquilie e pinzillacchere
Fonti? Beh, sicuramente qualche articolo congetturale del Fatto Quotidiano, unica voce della Verità che non ha paura di dire le cose come stanno

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Re: POLITICA ESTERA
Mi pare importante dire qualcosa sulle elezioni di NYC, che ci lasciano molte lezioni preziose.
L'elezione di Mamdani è una delle più clamorose vittorie di un candidato socialista nella storia americana, letteralmente nella culla dell'imperialismo, più di un milione di cittadini newyorkesi ha votato per un autodefinito “democratic socialist” in quella che è finalmente una versione di sinistra di un voto anti-establishment, establishment a questo giro incarnato perfettamente da quella fogna di Cuomo.
Si tratta di un vero terremoto politico che fa fare un passo in avanti a tutta la situazione. Dal 2015 in poi, dalla candidatura di Sanders, sull'onda delle mobilitazioni post-2008, parlare di socialismo negli USA era diventato enormemente più facile. Oggi il tema sta finalmente diventando mainstream. Si tratta di uno dei cambiamenti di coscienza a livello di massa più importanti degli ultimi 20 anni.
Mamdani è passato da signor nessuno con l'1% nei sondaggi alla vittoria. Questo è stato possibile sostanzialmente con rivendicazioni di classe: congelamento degli affitti, autobus gratuiti, assistenza per l'infanzia e opposizione alla guerra di Israele contro i palestinesi. E' arcinoto che Mamdani abbia detto che in caso di elezione e di viaggio di Netanyahu nella grande mela, avrebbe dato seguito al mandato di cattura internazionale. Con questa campagna Mamdani ha vinto la simpatia di molti lavoratori impiegatizi a basso reddito, ma anche dei quartieri poveri. Mamdani infatti fa il pieno di voti nel Bronx. Senza nessuna sorpresa inoltre, Mamdani raccoglie quasi l'80% dei voti tra i 18 e i 29. Ennesimo schiaffo a tutti i millennials che si lamentano dei giovanissimi e della loro presunta apatia o disinteresse.
Altri dati interessanti sono il fatto che votano per Mamdani: il 65% di chi era al suo primo voto per la carica di sindaco, il 59% di chi vota e vive in affitto, il 60% di chi si sente in pericolo economico, il 66% di chi ha risposto che il problema principale a NYC è il costo della vita, il 65% di chi considera che il Partito Democratico e il Partito Repubblicano fanno entrambe schifo.
Tutto ciò ci lascia lezioni importanti: non c'è nessuno “spostamento a destra” del popolo o della classe lavoratrice americana in senso assoluto. La crisi del capitalismo, il tracollo delle condizioni di vita, spingono gli americani a cercare soluzioni “anti-establishment” disposti a cambiare quello che percepiscono uno status quo che li penalizza.
Non c'è nessuna deriva fascista in corso negli Stati Uniti, perché non c'è un consenso di massa a questa opzione reazionaria, ma c'è una enorme altalena politica che oscilla a destra e sinistra e che è il riflesso distorto, anche molto distorto, di una ricerca disperata a una via d'uscita dalla crisi.
Nel suo discorso dopo la vittoria, Mamdani ha richiamato esplicitamente Eugene Debs, uno dei fondatori del socialismo negli USA:
La vittoria di Mamdani ha creato molto entusiasmo, ma la lotta è appena iniziata e i nemici e i pericoli sono molti. La destra e i padroni, che non fanno altro che piangere da giorni, hanno minacciato una serrata contro la città, Trump ha minacciato il blocco dei finanziamenti federali, la stessa governatrice di NY, democratica e formalmente sostenitrice di Mamdani, ha lasciato capire che bloccherà ogni tassa sui ricchi. La stampa sta facendo del suo meglio per aiutare a radicalizzare la figura di Mamdani, cercando di demonizzarlo.
Il primo nemico, e il primo limite di Mamdani, è lo stesso partito con cui ha vinto. Il Partito Democratico sarà il suo primo avversario. Burocrati municipali, sindaci, governatori, la leadership silenziosa del partito, eserciteranno una pressione enorme su Mamdani perché si limiti a fare il lavoro sporco per loro e cioè ripulire il volto sporco di fango del partito Democratico, detestatissimo, e glielo riconsegni ripulito senza toccare niente del rapporto tra le classi. Dai grandi finanziatori fino a Obama, tutti si stanno avventando sulla città per cercare di mettere alla nuova amministrazione il cappio al collo.
Mamdani dovrebbe rifiutare, e invece ha già iniziato a fare, incontri privati con questa gente. Più si avvicina agli Obama, Hochul, Schumer, Gaspard, Susman e più la sua curva sarà rapidamente discendente. Se vuole incontrarli, che lo faccia in pubblico e li sfidi apertamente come ha fatto con Cuomo.
Candidandosi con il partito democratico, Mamdani si è messo letteralmente nella tana delle tigri e deve dare una svolta alla sua traiettoria.
Oggi la campagna di Mamdani raccoglie più di 100.000 persone nella sola New York, dove i DSA hanno una base militante di qualche migliaio di attivisti. E' il nucleo potenziale di un nuovo partito.
Se Mamdani vuole avere qualche speranza di non doversi vergognare di essere socialista, come ha detto nel suo discorso, dovrebbe fare affidamento a questa base, mettere nella sua amministrazione soltanto gente dei DSA e proveniente dalla sua campagna e rifiutare qualunque compromissione con i falchi vestiti da colombe del partito democratico che da settimane, da quando hanno capito che Cuomo non aveva speranze, stanno tentando di infiltrarsi nella nuova guida di NYC per “normalizzare” l'evento.
La posta in gioco è molto alta. Se Mamdani proseguirà con la collaborazione con i Dem e con l'establishment che questi rappresentano, sarà spazzato via rapidamente. Se farà affidamento sulla sua campagna, sull'entusiasmo che ha generato, la possibilità di rompere per sempre al gabbia del bipolarismo negli USA si sarà finalmente aperta di nuovo.
L'elezione di Mamdani è una delle più clamorose vittorie di un candidato socialista nella storia americana, letteralmente nella culla dell'imperialismo, più di un milione di cittadini newyorkesi ha votato per un autodefinito “democratic socialist” in quella che è finalmente una versione di sinistra di un voto anti-establishment, establishment a questo giro incarnato perfettamente da quella fogna di Cuomo.
Si tratta di un vero terremoto politico che fa fare un passo in avanti a tutta la situazione. Dal 2015 in poi, dalla candidatura di Sanders, sull'onda delle mobilitazioni post-2008, parlare di socialismo negli USA era diventato enormemente più facile. Oggi il tema sta finalmente diventando mainstream. Si tratta di uno dei cambiamenti di coscienza a livello di massa più importanti degli ultimi 20 anni.
Mamdani è passato da signor nessuno con l'1% nei sondaggi alla vittoria. Questo è stato possibile sostanzialmente con rivendicazioni di classe: congelamento degli affitti, autobus gratuiti, assistenza per l'infanzia e opposizione alla guerra di Israele contro i palestinesi. E' arcinoto che Mamdani abbia detto che in caso di elezione e di viaggio di Netanyahu nella grande mela, avrebbe dato seguito al mandato di cattura internazionale. Con questa campagna Mamdani ha vinto la simpatia di molti lavoratori impiegatizi a basso reddito, ma anche dei quartieri poveri. Mamdani infatti fa il pieno di voti nel Bronx. Senza nessuna sorpresa inoltre, Mamdani raccoglie quasi l'80% dei voti tra i 18 e i 29. Ennesimo schiaffo a tutti i millennials che si lamentano dei giovanissimi e della loro presunta apatia o disinteresse.
Altri dati interessanti sono il fatto che votano per Mamdani: il 65% di chi era al suo primo voto per la carica di sindaco, il 59% di chi vota e vive in affitto, il 60% di chi si sente in pericolo economico, il 66% di chi ha risposto che il problema principale a NYC è il costo della vita, il 65% di chi considera che il Partito Democratico e il Partito Repubblicano fanno entrambe schifo.
Tutto ciò ci lascia lezioni importanti: non c'è nessuno “spostamento a destra” del popolo o della classe lavoratrice americana in senso assoluto. La crisi del capitalismo, il tracollo delle condizioni di vita, spingono gli americani a cercare soluzioni “anti-establishment” disposti a cambiare quello che percepiscono uno status quo che li penalizza.
Non c'è nessuna deriva fascista in corso negli Stati Uniti, perché non c'è un consenso di massa a questa opzione reazionaria, ma c'è una enorme altalena politica che oscilla a destra e sinistra e che è il riflesso distorto, anche molto distorto, di una ricerca disperata a una via d'uscita dalla crisi.
Nel suo discorso dopo la vittoria, Mamdani ha richiamato esplicitamente Eugene Debs, uno dei fondatori del socialismo negli USA:
30 o anche 20 anni fa una cosa del genere sarebbe stata inconcepibile negli USA e rappresenta una delle prove più tangibili del cambiamento della coscienza delle masse.When we enter city hall in 58 days, expectations will be high. We will meet them. A great New Yorker once said that while you campaign in poetry, you govern in prose. If that must be true, let the prose we write still rhyme, and let us build a shining city for all. And we must chart a new path, as bold as the one we have already traveled.
After all, the conventional wisdom would tell you that I am far from the perfect candidate. I am young, despite my best efforts to grow older. I am Muslim. I am a democratic socialist. And most damning of all, I refuse to apologize for any of this.
La vittoria di Mamdani ha creato molto entusiasmo, ma la lotta è appena iniziata e i nemici e i pericoli sono molti. La destra e i padroni, che non fanno altro che piangere da giorni, hanno minacciato una serrata contro la città, Trump ha minacciato il blocco dei finanziamenti federali, la stessa governatrice di NY, democratica e formalmente sostenitrice di Mamdani, ha lasciato capire che bloccherà ogni tassa sui ricchi. La stampa sta facendo del suo meglio per aiutare a radicalizzare la figura di Mamdani, cercando di demonizzarlo.
Il primo nemico, e il primo limite di Mamdani, è lo stesso partito con cui ha vinto. Il Partito Democratico sarà il suo primo avversario. Burocrati municipali, sindaci, governatori, la leadership silenziosa del partito, eserciteranno una pressione enorme su Mamdani perché si limiti a fare il lavoro sporco per loro e cioè ripulire il volto sporco di fango del partito Democratico, detestatissimo, e glielo riconsegni ripulito senza toccare niente del rapporto tra le classi. Dai grandi finanziatori fino a Obama, tutti si stanno avventando sulla città per cercare di mettere alla nuova amministrazione il cappio al collo.
Mamdani dovrebbe rifiutare, e invece ha già iniziato a fare, incontri privati con questa gente. Più si avvicina agli Obama, Hochul, Schumer, Gaspard, Susman e più la sua curva sarà rapidamente discendente. Se vuole incontrarli, che lo faccia in pubblico e li sfidi apertamente come ha fatto con Cuomo.
Candidandosi con il partito democratico, Mamdani si è messo letteralmente nella tana delle tigri e deve dare una svolta alla sua traiettoria.
Oggi la campagna di Mamdani raccoglie più di 100.000 persone nella sola New York, dove i DSA hanno una base militante di qualche migliaio di attivisti. E' il nucleo potenziale di un nuovo partito.
Se Mamdani vuole avere qualche speranza di non doversi vergognare di essere socialista, come ha detto nel suo discorso, dovrebbe fare affidamento a questa base, mettere nella sua amministrazione soltanto gente dei DSA e proveniente dalla sua campagna e rifiutare qualunque compromissione con i falchi vestiti da colombe del partito democratico che da settimane, da quando hanno capito che Cuomo non aveva speranze, stanno tentando di infiltrarsi nella nuova guida di NYC per “normalizzare” l'evento.
La posta in gioco è molto alta. Se Mamdani proseguirà con la collaborazione con i Dem e con l'establishment che questi rappresentano, sarà spazzato via rapidamente. Se farà affidamento sulla sua campagna, sull'entusiasmo che ha generato, la possibilità di rompere per sempre al gabbia del bipolarismo negli USA si sarà finalmente aperta di nuovo.
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Re: POLITICA ESTERA
Trump ciarla di elezioni democratiche (le sue mai state), poi quando gli tornano in culo piange 

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Re: POLITICA ESTERA
La Marcia su Belgrado.Impreza ha scritto: ↑07/11/2025, 10:23 La stessa Serbia che ha riversato nella capitale milioni e milioni di persone in una protesta che sta andando avanti da ormai oltre un anno? Quella che sta cercando di aderire all'UE da ormai quindici anni? Come mai Orban non si leva dal cazzo se l'UE è così antipatica e oppressiva?
Dai su, con tutto il rispetto, sei uno di quelli che direbbe che il Sole gira attorno alla Terra solo per poter andare contro la massa.
Per l'Europa, per la libertà.
Questo è potuto succedere da quando le nuove generazioni, che non hanno subito l'invasione della NATO, i bombardamenti a tappeto senza fare distinzione tra obiettivi civili e militari, hanno abboccato alla promessa di ricchezza e prosperità made in Western world.
Guarda caso quello che fa Israele a Gaza con l'appoggio degli Stati Uniti.
Quelli che sono sopravvissuti alle guerre jugoslave, piuttosto si fanno ammazzare che (ri)accettare il dominio tedesco.
Non vado contro le masse. Anzi, in questo caso l'Europa è il vostro credo che, Pur di ammettere alcune errore, sostiene che sono alla guerra in Ucraina, non c'è mai stata una guerra in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale.
Tra l'altro, in violazione della Costituzione Italiana, gli aerei americani della NATO partivano da Aviano per bombardare Belgrado. Questo aveva fatto capire già allora che la costituzione vale niente davanti al volere americano.
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Re: POLITICA ESTERA
Perché l'interesse della NATO era di portare giustizia, democrazia e libertà nei Balcani. Non di distruggere una realtà socialista perfettamente funzionante come la Jugoslavia all'interno dei territori del Patto Atlantico...
Davanti alla secessione della Croazia, sponsorizzata da Germania e Regno Unito, la Jugoslavia secondo te avrebbe dovuto accettare e non fare niente.
Altra analogia con l'Ucraina, gli Ustaše croati erano neonazisti, così come gli squadroni rivoluzionari ucraini amici dell'Europa.
Ma è solo un caso.
Tutto il Nord Italia a questo punto avrebbe dovuto sostenere la secessione della Padania, con il resto d'Italia costretto ad accettare perché sì.
Ancora con la barzelletta propagandistica dei paladini portatori del bene. Gli esportatori della democrazia.
Sta cazzata viene ancora digerita dopo 30 anni.
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Re: POLITICA ESTERA
Mi spieghi la differenza tra il "funzionale stato socialista" che compie una pulizia etnica e i sionisti che compiono una pulizia etnica? Credo di saperlo già avendo letto i tuoi post, ma sempre meglio avere la conferma
È un argomento lungo e complicato ma la guerra di Bosnia in tre anni causò 90.000 morti e 600.000 rifugiati, scatenando la più grossa crisi migratoria in Europa dal dopoguerra. Il funzionale stato socialista serbo di Milosevic si è macchiato di persecuzioni e massacri, il tutto nel cuore dell'Europa.
Ufficialmente, l'intervento della NATO in Kosovo arrivò dopo anni di diplomazia fallita, pressioni del popolo europeo e paura che si ripetesse lo stesso massacro. Difficile far passare Milosevic come la vittima della situazione ma tant'è, scommetto che nella tua speciale versione della storia la NATO è intervenuta solo per fare uno sgarbo a una Russia che, dopo la batosta cecena, stava nel suo giardino a leccarsi le ferite.
Poi la Jugoslavia funzionale abbastanza discutibile. Gli USA negli anni 50' concessero un enorme prestito per fa si che si stabilizzassero e si staccassero dall'influenza Sovietica, e negli anni 80' soffrirono una pesante crisi economica e del lavoro a causa dell'altissimo debito estero accumulato per industrializzare e modernizzare il paese. Non esattamente un modello economico da seguire.
È un argomento lungo e complicato ma la guerra di Bosnia in tre anni causò 90.000 morti e 600.000 rifugiati, scatenando la più grossa crisi migratoria in Europa dal dopoguerra. Il funzionale stato socialista serbo di Milosevic si è macchiato di persecuzioni e massacri, il tutto nel cuore dell'Europa.
Ufficialmente, l'intervento della NATO in Kosovo arrivò dopo anni di diplomazia fallita, pressioni del popolo europeo e paura che si ripetesse lo stesso massacro. Difficile far passare Milosevic come la vittima della situazione ma tant'è, scommetto che nella tua speciale versione della storia la NATO è intervenuta solo per fare uno sgarbo a una Russia che, dopo la batosta cecena, stava nel suo giardino a leccarsi le ferite.
Poi la Jugoslavia funzionale abbastanza discutibile. Gli USA negli anni 50' concessero un enorme prestito per fa si che si stabilizzassero e si staccassero dall'influenza Sovietica, e negli anni 80' soffrirono una pesante crisi economica e del lavoro a causa dell'altissimo debito estero accumulato per industrializzare e modernizzare il paese. Non esattamente un modello economico da seguire.
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Re: POLITICA ESTERA
La pulizia etnica, ingiustificabile, non è iniziata dal giorno uno della guerra. Detto ciò, fai dei paragoni che non hanno senso. Come fai a comparare lo sterminio colonialista israeliano nei confronti della popolazione indigena palestinese, con il frutto di un conflitto in una regione ha deciso di tradire lo stato, accettare ingerenze estere e dichiarare una secessione senza seguire nessun processo democratico?
Questo non vuol dire che Arkan ha fatto bene, anzi, è ovviamente un criminale (lo era prima e lo è stato dopo la guerra), però paragonare le pere con le mele... Anche no.
Questo è innegabile.
È un argomento lungo e complicato ma la guerra di Bosnia in tre anni causò 90.000 morti e 600.000 rifugiati, scatenando la più grossa crisi migratoria in Europa dal dopoguerra. Il funzionale stato socialista serbo di Milosevic si è macchiato di persecuzioni e massacri, il tutto nel cuore dell'Europa.
È anche innegabile che l'occidente intero ha aspettato la morte di Tito (unico leader socialista ad aver avuto le palle di aver detto no a Stalin e vivere per raccontarlo) per fare partite il progetto di separazione della Jugoslavia. Soldi a strozzo a Milosevic (estremista con nostalgia della Grande Serbia), promesse alla Croazia..
Quella che prima era una repubblica socialista basata sul rispetto reciproco, alla morte di Tito, vide le differenze religiose e i finanziamenti esteri esacerbare qualsiasi conflitto.
Non si può però decontestualizzare il tutto. I Balcani sono sempre stati una polveriera.
Il Kosovo è una terra contestata dalla recessione dell'impero ottomano. Il motivo per cui nessun serbo smetterà mai di offendersi quando gli viene detto che il Kosovo non è Serbia.
Ufficialmente, l'intervento della NATO in Kosovo arrivò dopo anni di diplomazia fallita, pressioni del popolo europeo e paura che si ripetesse lo stesso massacro. Difficile far passare Milosevic come la vittima della situazione ma tant'è, scommetto che nella tua speciale versione della storia la NATO è intervenuta solo per fare uno sgarbo a una Russia che, dopo la batosta cecena, stava nel suo giardino a leccarsi le ferite.
La conquista del Kosovo è un evento storico per l'indipendenza della Serbia, paragonabile al Risorgimento italiano. Se la si decontestualizza sostenendo che Milosevic odiava i mussulmani si fa della propaganda. Si dice il falso.
Lo hai scritto tu: debito estero cresciuto per staccarsi dell'Unione Sovietica. Promesse di prosperità per camuffare uno strozzinaggio di stato.Poi la Jugoslavia funzionale abbastanza discutibile. Gli USA negli anni 50' concessero un enorme prestito per fa si che si stabilizzassero e si staccassero dall'influenza Sovietica, e negli anni 80' soffrirono una pesante crisi economica e del lavoro a causa dell'altissimo debito estero accumulato per industrializzare e modernizzare il paese. Non esattamente un modello economico da seguire.
Per quanto in basso si sia arrivato nelle guerre dei Balcani, le origini del caos non hanno solo radici jugoslave.
Anche qui una propaganda costruita ad hoc ha fatto credere che i cattivi siano stati solo i servi mentre anche i croati hanno ammazzato civili e portato avanti pulizia etnica senza farsi dei gran problemi.