Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Inviato: 14/03/2021, 14:49
A proposito di Carrell...
Irresistible di Jon Stewart.
Una buona commedia che riesce "irresistibilmente" irritante se presa, letteralmente, nelle intenzioni di fondo.
Stewart vuole lanciare un'invettiva contro la sinistra (anche auto-ammonendosi, probabilmente, giacché egli outsider non è), rea di aver indirettamente causato l'elezione di Trump abbandonando le problematiche di quella america rurale, roccaforte repubblicana, le cui istanze sono rimaste inascoltate in favore di aree più progressiste. Allora, partendo da questo interessante assunto (certamente reale, sebbene poco originale), le possibilità erano molteplici, se il fine era di muovere una critica seria, e consistente, all'incancrenimento Dem.
Azzarderei persino a dire... Radicale!
Gli riconosco un sapiente utilizzo della satira, che in effetti mordicchia, a vari livelli, i protagonisti dello scandalo delle precedenti elezioni: i sedicenti inclusivisti delle minoranze (sfottò appena accennato. Stewart sta sul caustico e non si sbilancia) che pregano dogmaticamente la santità del politicamente corretto, i liberal borghesi e i loro "gingilli" tecnologici, gli spin doctors delle due parti che artificiano una campagna elettorale giocata sui "colpi ad effetto", gli analisti big data che non tengono alcun conto dei bisogni reali delle persone e basano il consenso su dati statistici immateriali (colpevoli loro, in primis, del fallimento di Hillary, avendo mal interpretato i segni), il pregiudizio fondato su quanto siano buzzurri e inconsapevoli i contadinotti del sud, una critica a quell'ala snob e aristocratica dei Dem che elargisce assegni e promuove raccolte fondi, senza mischiarsi materialmente con i problemi reali dei cittadini, ecc.
Stewart non oltrepassa, però, e mi pare di capire che (mica fesso) neanche fosse interessato ad oltrepassare, quel limite di radicalità; restando ancorato a toni da commedia scanzonata (e dunque pacata, furbetta) che graffia solo la superficie per evidenziare che: "sì, in effetti, un problema c'è e noi "sinistroidi" dovremmo affrontarlo risolutamente!". Non si scrolla di dosso la mera satira da "late show", appunto, di stampo "stewartiano": ci fa ridere, ci fa pensare; ma tutto lì: una risata dall'effetto castrante, per certi versi. Esorcizza lo spavento di un'azione concreta e realmente risoluta. Basti ravvisare questo ragionamento in una delle battute di Carrell nella descrizione del candidato: "un Bernie Sanders con più struttura ossea".
Una paraculata. Alla fine dei giochi, io, sono riuscito a leggerci solo uno schiaffo morale dato alla sinistra con un guanto di velluto. Una sculacciatina ammonitrice che non impartisce alcuna vera lezione: "cattiva sinistra, cattiva! Stai più attenta ai bisogni dei contadini! Non farlo mai più!". "Ok, non lo faremo mai più". Ma non basta questo. E' un puntarsi il dito contro solo di facciata. Un vago affacciarsi a quel territorio inesplorato dei problemi degli ultimi, perché il film non si focalizza AFFATTO su quelli che sono i REALI problemi degli ultimi, di quell'America abbandonata dalla sinistra e che ha cercato di esprimere la propria rabbia attraverso il distorto populismo trumpiano. Stewart marginalizza il tutto e non colpisce in profondità. E, ancora, sostengo, che non lo volesse proprio fare. E in conclusione, parole della co-protagonista, il tutto si riduce al semplice constatare che: "il sistema elettorale di questo paese fa schifo e voi democratici vi ricordate di noi solo per chiederci il voto!".
Dal punto di vista del messaggio, è uin giudizio assolutamente negativo. E' un film sfacciato, che ti fa sentire bene, ti dici che ti senti responsabile, colpevole, che avresti dovuto fare di più, ma poi finisce lì! Non ti senti portato, però, a fare NULLA di effettivamente significativo. La prossima volta elargirai comunque un grosso assegno. E come dire di aiutare l'ambiante solo perché fai la raccolta differenziata e raccogli la merda del cane. Ma è uno sputo nell'oceano, una distrazione dai problemi veri.
Irresistible di Jon Stewart.
Una buona commedia che riesce "irresistibilmente" irritante se presa, letteralmente, nelle intenzioni di fondo.
Stewart vuole lanciare un'invettiva contro la sinistra (anche auto-ammonendosi, probabilmente, giacché egli outsider non è), rea di aver indirettamente causato l'elezione di Trump abbandonando le problematiche di quella america rurale, roccaforte repubblicana, le cui istanze sono rimaste inascoltate in favore di aree più progressiste. Allora, partendo da questo interessante assunto (certamente reale, sebbene poco originale), le possibilità erano molteplici, se il fine era di muovere una critica seria, e consistente, all'incancrenimento Dem.
Azzarderei persino a dire... Radicale!
Gli riconosco un sapiente utilizzo della satira, che in effetti mordicchia, a vari livelli, i protagonisti dello scandalo delle precedenti elezioni: i sedicenti inclusivisti delle minoranze (sfottò appena accennato. Stewart sta sul caustico e non si sbilancia) che pregano dogmaticamente la santità del politicamente corretto, i liberal borghesi e i loro "gingilli" tecnologici, gli spin doctors delle due parti che artificiano una campagna elettorale giocata sui "colpi ad effetto", gli analisti big data che non tengono alcun conto dei bisogni reali delle persone e basano il consenso su dati statistici immateriali (colpevoli loro, in primis, del fallimento di Hillary, avendo mal interpretato i segni), il pregiudizio fondato su quanto siano buzzurri e inconsapevoli i contadinotti del sud, una critica a quell'ala snob e aristocratica dei Dem che elargisce assegni e promuove raccolte fondi, senza mischiarsi materialmente con i problemi reali dei cittadini, ecc.
Stewart non oltrepassa, però, e mi pare di capire che (mica fesso) neanche fosse interessato ad oltrepassare, quel limite di radicalità; restando ancorato a toni da commedia scanzonata (e dunque pacata, furbetta) che graffia solo la superficie per evidenziare che: "sì, in effetti, un problema c'è e noi "sinistroidi" dovremmo affrontarlo risolutamente!". Non si scrolla di dosso la mera satira da "late show", appunto, di stampo "stewartiano": ci fa ridere, ci fa pensare; ma tutto lì: una risata dall'effetto castrante, per certi versi. Esorcizza lo spavento di un'azione concreta e realmente risoluta. Basti ravvisare questo ragionamento in una delle battute di Carrell nella descrizione del candidato: "un Bernie Sanders con più struttura ossea".
Una paraculata. Alla fine dei giochi, io, sono riuscito a leggerci solo uno schiaffo morale dato alla sinistra con un guanto di velluto. Una sculacciatina ammonitrice che non impartisce alcuna vera lezione: "cattiva sinistra, cattiva! Stai più attenta ai bisogni dei contadini! Non farlo mai più!". "Ok, non lo faremo mai più". Ma non basta questo. E' un puntarsi il dito contro solo di facciata. Un vago affacciarsi a quel territorio inesplorato dei problemi degli ultimi, perché il film non si focalizza AFFATTO su quelli che sono i REALI problemi degli ultimi, di quell'America abbandonata dalla sinistra e che ha cercato di esprimere la propria rabbia attraverso il distorto populismo trumpiano. Stewart marginalizza il tutto e non colpisce in profondità. E, ancora, sostengo, che non lo volesse proprio fare. E in conclusione, parole della co-protagonista, il tutto si riduce al semplice constatare che: "il sistema elettorale di questo paese fa schifo e voi democratici vi ricordate di noi solo per chiederci il voto!".
Dal punto di vista del messaggio, è uin giudizio assolutamente negativo. E' un film sfacciato, che ti fa sentire bene, ti dici che ti senti responsabile, colpevole, che avresti dovuto fare di più, ma poi finisce lì! Non ti senti portato, però, a fare NULLA di effettivamente significativo. La prossima volta elargirai comunque un grosso assegno. E come dire di aiutare l'ambiante solo perché fai la raccolta differenziata e raccogli la merda del cane. Ma è uno sputo nell'oceano, una distrazione dai problemi veri.
), perché per il resto non la capisco questa "politique des auteurs" di Snyder. Già la director's cut di Dawn of Justice aggiunse ben poco.