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Il primo che scrive l'obsoleta stronzata del lavoro che nobilita l'uomo, lo banno.
Scherzo eh.
(Anche se vorrei)
La vita è una sola ragà, troppo poco per volersi immolare a tutti i costi per una società dove il dare e avere è uno scambio poco equo, dove a perderci spesso siete voi.
Mi riferisco all'Italia, sia chiaro.
Nel mio piccolo, mi sento utile quando e se riesco ad apportare valore alla mia cerchia, che sia attraverso una frase, una parola o un'azione. E anche quello non è semplice perché siamo tutti diversi. Per tutti gli altri, cerco di mantenere una soglia più che accettabile di rispetto.
Discorso che andrebbe approfondito ma non mi va ora.
Avantard ha scritto: ↑03/08/2025, 12:24
Il primo che scrive l'obsoleta stronzata del lavoro che nobilita l'uomo, lo banno.
Scherzo eh.
(Anche se vorrei)
ti assicuro che il lavoro nobilita l'uomo molto più della disoccupazione
la disoccupazione è un veleno che uccide lentamente, giorno dopo giorno, prima psicologicamente, poi fisicamente, e le cui conseguenze si ripercuotono poi anche su chi ti sta attorno
il lavoro è tutto nella vita? certo che no, ovviamente! ma quella massima, per tanti motivi, è tutt'altro che campata in aria
KaiserSp ha scritto: ↑03/08/2025, 13:56
ti assicuro che il lavoro nobilita l'uomo molto più della disoccupazione
la disoccupazione è un veleno che uccide lentamente, giorno dopo giorno, prima psicologicamente, poi fisicamente, e le cui conseguenze si ripercuotono poi anche su chi ti sta attorno
il lavoro è tutto nella vita? certo che no, ovviamente! ma quella massima, per tanti motivi, è tutt'altro che campata in aria
Capisco e credimi se ti dico che sono stato da entrambe le parti della barricata e più volte, anche in ambiti che non c'entrano nulla con il mio percorso. Ma veleno lo è anche la concezione opposta, che spesso sfocia nel vivere per lavorare piuttosto che il contrario. E l'Italia (in cui vivo, precisiamo, sebbene abbia lavorato anche all'estero) è la culla di questa concezione malata.
il lavoro non nobilita l'uomo nè più ne meno che l'ozio letterario o dedicarsi alla casa o ai figli o viaggiare sempre "alla ricerca di sè stesso".
Il discorso individuale e sociale si intersecano da un lato, ma dall'altro sono totalmente diversi.
La percezione, il sentire o il sentirsi sono sensazioni personali che appunto possono essere distorti dall "utilità sociale", ovvero inserito in un discorso di agire condiviso i cui effetti sono sia personali che "collettivi" (termine obsoleto, ma tecnico, quando si parla di società).
una vera risposta, appunto, non c'è, perchè la risposta presuppone una scala di criteri stabiliti dal potere dove il proprio sentire, è messo al vaglio di quei criteri.
Avantard ha scritto: ↑03/08/2025, 14:05
Capisco e credimi se ti dico che sono stato da entrambe le parti della barricata e più volte, anche in ambiti che non c'entrano nulla con il mio percorso. Ma veleno lo è anche la concezione opposta, che spesso sfocia nel vivere per lavorare piuttosto che il contrario. E l'Italia (in cui vivo, precisiamo, sebbene abbia lavorato anche all'estero) è la culla di questa concezione malata.
gli estremi lavorativi sono ugualmente dannosi ma in modo diverso
fermo restando che, se proprio devo scegliere, preferisco lo stress lavorativo alla depressione della disoccupazione
uno dei motivi per cui la disoccupazione è vissuta come uno stigma è proprio l'aver creato una società produco-centrica per cui sei "realizzato" se lo sei sul lavoro.
il senso di inadeguatezza del disoccupato è una diretta conseguenza della centralità, anche identitaria che abbiamo dato al lavoro.
Me ne frego altamente della società, vivo la mia vita sereno con le mie passioni, la mia compagna ed i miei amici. Ho tolto ogni fonte d'informazione dai tempi del covid e vivo benissimo così.
CaccoleNutella ha scritto: ↑04/08/2025, 9:29
uno dei motivi per cui la disoccupazione è vissuta come uno stigma è proprio l'aver creato una società produco-centrica per cui sei "realizzato" se lo sei sul lavoro.
il senso di inadeguatezza del disoccupato è una diretta conseguenza della centralità, anche identitaria che abbiamo dato al lavoro.
Ogni giorno impreco che il mio lavoro sia, perlappunto, un lavoro. Sarei ben felice di fare quello che faccio gratuitamente se avessi la certezza di non crepare senza soldi.
Non ero convinto di voler partecipare a questo thread.
Per rispondere a questa domanda, bisogna guardarsi dentro e per guardarsi dentro bisogna essere "pronti".
Non mi sento utile nella società. Il sentimento grezzo è forse ancora più negativo, non sono in grado ci capire cosa vuol dire essere utile alla società.
Nel caso in cui essere un onesto cittadino, che è dedito al lavoro e il tempo libero lo dedica alla famiglia, possa essere abbastanza per rientrare nella categoria degli "utili" allora sì.
Non ho mai fatto volontariato. Ho da sempre un rispetto indescrivibile per chi dà senza aspettarsi di ricevere qualcosa in cambio. Per chi aiuta gli ultimi. È questa una condizione minima indispensabile per essere utili alla società?
Forse a causa del mio percorso fin'ora, mi sono sempre trovato nella condizione di dover focalizzare tutte le energie su di me e la mia famiglia. È questo un comportamento considerato affine al concetto in discussione? Se tutti ci concentrassimo sul bene del nostro nucleo familiare, in maniera etica e rispettosi delle regole della società, sia ben chiaro, potremmo definirci utili?
Cercavo una risposta e invece mi sono ritrovato con più domande di quando ho iniziato a pensarci.
IlBiondo ha scritto: ↑05/08/2025, 22:39
Forse a causa del mio percorso fin'ora, mi sono sempre trovato nella condizione di dover focalizzare tutte le energie su di me e la mia famiglia. È questo un comportamento considerato affine al concetto in discussione? Se tutti ci concentrassimo sul bene del nostro nucleo familiare, in maniera etica e rispettosi delle regole della società, sia ben chiaro, potremmo definirci utili?
Perché non dovrebbe? Ti aspetti qualcosa in cambio dalla tua famiglia?
Darth_Dario ha scritto: ↑05/08/2025, 23:08
Perché non dovrebbe? Ti aspetti qualcosa in cambio dalla tua famiglia?
Ottengo tanto, tantissimo in cambio dalla mia famiglia. Ovviamente non parliamo di un ritorno materiale.
L'essere utile a loro, nel concetto che provavo a spiegare, non sono convinto sia utile alla società intera.
IlBiondo ha scritto: ↑05/08/2025, 23:43
Ottengo tanto, tantissimo in cambio dalla mia famiglia. Ovviamente non parliamo di un ritorno materiale.
L'essere utile a loro, nel concetto che provavo a spiegare, non sono convinto sia utile alla società intera.
Sarà utile per la società della tua famiglia. E che lo vogliate o no, comunque fate parte della società intera.
Non servo ad un cazzo.
Nel collettivo ho un contributo zero.
Nell’economia sono un microbo.
I miei amici andrebbero avanti senza di me.
La mia compagna avrebbe un altro fidanzato.
Le mie figlie non sarebbero nate senza di me, ma nel senso più ampio un altro papà probabilmente andrebbe bene uguale.
Tutti i miei risultati sul lavoro, promozioni, soldi, macchina grossa, casa grande non interessano a nessuno.
E me ne fotto, e me ne fotto.
Ultima modifica di Barrett Garage il 07/08/2025, 15:51, modificato 2 volte in totale.