Io ero abbastanza sicuro di vedere Cody vincere la Rumble con il numero 1 (magari con GUNTHER con il 2, per riprendere l'anno scorso), ma effettivamente Punk si lancia immediatamente come favorito. Non capisco ancora se ne sono a favore, ma tant'è (e, chiaramente, sarebbe roba potenzialmente molto figa).
E, ironia della sorte, sarebbe esattamente 10 anni dopo il walkout.
HappyHellShow ha scritto: ↑12/12/2023, 10:58
Comunque la differenza sul fatto che la WWE stia sfruttando quello che la AEW non ha fatto in un anno consiste in un semplice fatto: l'accordo tra le parti.
Punk sa di non avere voce in capitolo con chi lavorare o meno e gli altri si comportano semplicemente da professionisti, cosa che in AEW non è stata fatta, soprattutto lato Bucks (mi fa ridere che la gente sui social si scagli contro Page, che in realtà è sempre stato parte lesa del tutto e ha poi scelto la saggia via del silenzio) e quindi questa situazione non ha dato modo di avviare qualcosa on screen (con Punk che, alla fine, stava cercando solo un modo per farsi cacciare definitivamente).
Qui Rollins si comporta da professionista: io credo che un po' di antipatia personale ci sia realmente (come anche quella di Owens ... anzi, Kevin è forse quello che più di tutti avrebbe motivo di non voler neanche vedere l'ombra di Punk eppure ha già girato un segmento backstage con lui), ma la si mette da parte nel voler remare nella stessa direzione per portare a casa quanti più soldi possibili.
Eh, ma quella differenza fa, appunto, tutta la differenza del mondo.
Dal momento in cui Punk non viene licenziato nel Brawl Out (cosa che si meritava senza se e senza ma), tutto ciò che è successo DEVE essere utilizzato. Senza "periodi di penitenza", senza show dedicato... ma tratti il tutto da professionisti, altrimenti qualcuno non si dimostra tale.
E, come già detto, il primo è proprio Khan.
Tutti lavoriamo con persone che ci stanno sui coglioni, il wrestling però può sfruttare tutto questo, giocando su quel confine tra realtà e finzione che lo rende magico (confine sempre più labile per l'evoluzione del mondo e, quindi, del prodotto stesso).
Non farlo è semplicemente da fessi.