Ho provato a fare il kimchi ma è venuto una merda (cioè, non era male, ma non era kimchi). Tu come lo fai?Barrett Garage ha scritto: ↑28/09/2025, 20:56 Mi fai venire fame zio.
Io adoro l’ananas alla grigliadevo provare gli altri che hai menzionato.
Qualcuno ha nominato la kombucha. Io la faccio in casa e mi piace tantissimo. Faccio anche il water kefir e ogni tanto faccio il tepache. Ho provato anche il boza ma è molto più calorico e denso degli altri, quindi non è qualcosa che farò spesso. Poi faccio pure lo yogurt e ogni tanto i crauti e il kimchi. Per qualche motivo strano da quando consumo più roba fermentata mi ammalo pochissimo, anche se sono molto scettico sulle promesse dei fanatici della fermentazione.
Le nostre passioni strane
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Re: Le nostre passioni strane
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Re: Le nostre passioni strane
Ho un libro sulla cucina coreana, c’è una ricetta di “quick kimchi”, che puoi decidere se consumare subito o lasciare fermentare. Non è kimchi tradizionale ma si avvicina. Ho testato del kimchi comprato in negozio e c’era poca differenza tra i due (il che non è per forza una buona cosa).
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Re: Le nostre passioni strane
Intanto rilancio questo thread con un’altra delle mie passioni particolari: la moda. Ma non la moda tradizionale, quella fatta di trend veloci e nuove stagioni, ma della slow fashion.
In pratica la slow fashion è l’esatto opposto della moda tradizionale: i vestiti sono di alta qualità e sono fatti per durare decadi. Invece di seguire i trend ti scegli tu uno stile e ti costruisci il guardaroba intorno. I vestiti che sono parte del catalogo tipicamente non vengono ritirati se non per aggiornarne la costruzione o il design in modo da migliorare il prodotto. I materiali sono di prima scelta e gli operai vengono pagati in modo competitivo. Tipicamente la lavorazione viene effettuata in paesi come l'Italia, il Portogallo, la Germania o persino i paesi scandinavi, o se scegli marche giapponesi, in Giappone.
Io sono entrato in fissa con vestiti di origine marinara. Come marche, sono impazzito per Heimat Textil e Merz B. Schwanen dalla Germania, Andersen Andersen e SNS Herning dalla Danimarca. Certo, i prodotti costano, e in questo vero momento sto indossando pantaloni da 200 euro e una felpa anch'essa da 200 euro, ma di una comodità assurda, e stivali da 400 euro (Red Wing Roughneck Briar Oil Slick). Costosi sì, ma quando si va vedere il costo per indosso/indossamento/indossazione/indossellesio/checazzo e il rapporto qualità/prezzo, molto meno costosi di vestiti di aziende più tradizionali che però hanno una vita molto più limitata.
La scena giapponese poi merita un discorso a parte. I loro vestiti (ad esempio da Samurai Jeans, The Flathead, The Real mcCoy) sono in genere BRUTTI e cari (pensa 400 euro per un paio di jeans) ma di una qualità incredibile. Praticamente l'incarnazione del concetto wabu sabi, che si può tradurre come perfezione nell'imperfezione.
In pratica la slow fashion è l’esatto opposto della moda tradizionale: i vestiti sono di alta qualità e sono fatti per durare decadi. Invece di seguire i trend ti scegli tu uno stile e ti costruisci il guardaroba intorno. I vestiti che sono parte del catalogo tipicamente non vengono ritirati se non per aggiornarne la costruzione o il design in modo da migliorare il prodotto. I materiali sono di prima scelta e gli operai vengono pagati in modo competitivo. Tipicamente la lavorazione viene effettuata in paesi come l'Italia, il Portogallo, la Germania o persino i paesi scandinavi, o se scegli marche giapponesi, in Giappone.
Io sono entrato in fissa con vestiti di origine marinara. Come marche, sono impazzito per Heimat Textil e Merz B. Schwanen dalla Germania, Andersen Andersen e SNS Herning dalla Danimarca. Certo, i prodotti costano, e in questo vero momento sto indossando pantaloni da 200 euro e una felpa anch'essa da 200 euro, ma di una comodità assurda, e stivali da 400 euro (Red Wing Roughneck Briar Oil Slick). Costosi sì, ma quando si va vedere il costo per indosso/indossamento/indossazione/indossellesio/checazzo e il rapporto qualità/prezzo, molto meno costosi di vestiti di aziende più tradizionali che però hanno una vita molto più limitata.
La scena giapponese poi merita un discorso a parte. I loro vestiti (ad esempio da Samurai Jeans, The Flathead, The Real mcCoy) sono in genere BRUTTI e cari (pensa 400 euro per un paio di jeans) ma di una qualità incredibile. Praticamente l'incarnazione del concetto wabu sabi, che si può tradurre come perfezione nell'imperfezione.
devo provare gli altri che hai menzionato. 