I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

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Inklings
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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

Update su una notizia molto triste (almeno per me).
Oggi è morto Daniel Dennett, che considero uno dei più grandi filosofi contemporanei. La cosa affascinante è che spesso mi trovavo in disaccordo con le sue posizioni, ma lo consideravo ugualmente uno degli intellettuali più interessanti che abbia mai letto. Prossimi giorni cerco di portare un suo saggio.
Che la terra gli sia lieve.




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Darth_Dario
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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Darth_Dario »

Momento di pubblicità senza ritegno: ho scritto anche io un libro, che guarda caso è proprio un saggio.

Si chiama "L'orribile gioco" e visto che sono pigro e imbarazzato copio la sinossi che mi ha fatto la casa editrice: "L’orribile gioco" analizza la funzione della dipendenza nella vita dell’uomo. Per anni questa parola è stata associata alla droga; oggi, però, dopo anni di onnipresenza del tema nella comunicazione, sembra non ne parli più nessuno… Che cos’è cambiato? Partendo da esperienze personali, analizzo le ossessioni che turbano l’animo umano, andando al di là del concetto di dipendenza associato alle sostanze stupefacenti.

Inizialmente avrei voluto parlare della storia dell'eroina e dei drogati in Italia, di come sia stata una guerra che ha fatto vittime ovunque e di cui all'improvviso non si è parlato più. Poi ho deciso di renderlo qualcosa di più personale e generale.

È pubblicato con Affiori, la catena per esordienti del gruppo Giulio Perrone. Se qualcuno è interessato, lo può trovare qui:

https://www.giulioperroneditore.com/pro ... ile-gioco/

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Inklings
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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

Bravo Dario Immagine

E sembra pure interessante :moltosorpreso:

Un giorno piacerebbe anche a me entrare nel novero dei saggisti pubblicati, per ora sono arrivato “solo” fino ad alcuni paper su riviste .:disgusto:.

Avevamo mica un topic sulle robe scritte dagli utenti?

P.S: Commentami la mia proposta di torneo :arrabbiato:

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Inklings
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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

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Complice l’ennesima cancellazione di un treno Milano-Bergamo (Trenord merda sempre), ho avuto tempo di leggere il libro del nostro Dario, e visto che ci sono ne approfitto per fare un update di questo topic e fargli un po’ di pubblicità per ringraziarlo della copia gratuita :wooo:

Cazzate a parte, il libro mi è sinceramente piaciuto. E questo vale sia per il contenuto che per lo stile.


Sul secondo punto cerco di essere breve: ho ritrovato lo stesso modo di esprimersi che Dario usa qua sul forum. Nessun termine eccessivo, una forma molto colloquiale e sintetica che cerca di andare al punto ma senza precludersi qualche riflessione e divagazione più profonda. Mi é piaciuto non solo perché lo trovo uno stile giusto per un libro divulgativo, ma anche perché mi conferma l’impressione che l’utente Dario e i suoi modi di interagire con gli altri non siano poi diversi da quello dell’autore/persona Dario. E niente, non sarà molto, ma trovare della sincerità nel (wrestling) web per me non é una cosa così scontata.


Sul contenuto, il libro si gioca tutto sul tema della dipendenza, mostrando come questo fenomeno non sia qualcosa di relegato a quelli che noi chiamiamo “drogati”, ma un tipo di relazione con le cose del mondo che caratterizza (in forme e modalità diverse) ciascuno di noi. Mi piace l’idea di guardare alle dipendenze come ad una faccia “oscura” ed ineliminabile del desiderio umano di “riempimento” del proprio vuoto, di affidare a qualcos’altro una promessa di soddisfazione duratura che (come la Luna del “Caligola” di Camus) rimane sempre irraggiungibile.*

Al tempo stesso, il saggio indaga come questa dinamica è influenzata e amplificata dalla struttura socio-economica in cui viviamo in quanto consumatori, caratterizzata da un’infinità di merci e prodotti pensati e messi a disposizione esattamente per sfruttare e incanalare la nostra “tendenza alla dipendenza”. Un “orribile gioco”, come lo definisci, che alimenta una perenne illusione di soddisfacimento e un’assuefazione a categorie di merci pubblicizzati come promesse del nostro bisogno di felicità, indipendentemente dalla categoria a cui appartengono (cibo, beni, sesso, etc.).**

É un punto che ho trovato interessante e mi ha ricordato un mio amico (futuro psicanalista) che ha scritto una tesi su un aspetto che aveva chiamato “imperativo del godimento”, che era un lettura del rapporto tra società consumistica e alcune patologie mentali (lui si era concentrato sui disturbi alimentari, ma penso che risuonerebbe abbastanza con il tuo libro). Anche lui come te, tra l’altro, metteva in luce questa estrema libertà di soddisfacimento con i beni più disparati con il persistere di un senso di colpa negli individui, ulteriormente alimentato dalla compresenza di input contraddittori presentati come soluzioni possibili a problemi indotti da una stessa società ipertrofica.***


Sei riuscito anche a integrare bene riflessioni generali a esperienze di vita personale****, e mi é piaciuta molto quando hai parlato della terapia. Tu l’hai paragonata ad un armadio da cui togliere i vestiti a uno a uno per poi provare a rimetterli dentro riorganizzandoli, e mi sembra un bel paragone*****. Soprattutto per quello che (almeno personalmente) penso sia la più grande paura nell’affrontare quel percorso: la vista dell’armadio quando è vuoto, e il pensiero che non siamo altro che i vestiti con cui abbiamo provato a riempirlo.

E credo che questo centri con quello che dici sui “drogati” e le dipendenze perché posso capire che una persona arrivi a pensare di non essere nulla senza la propria dipendenza. Che é una cosa che risuona anche in me, perché, per quanto possa sembrare assurdo, mi capita spesso di pensare che la mia depressione sia “parte della mia identità”, che senza di essa io non sarei più me stesso. E forse questo vuole dire che c’è una parte di me che é dipendente da quel disagio, che é assuefatta a stare in un certo modo ed è questo che rende così difficile liberarsene.
Ma penso sia un discorso che possa risuonare, in modi e forme diverse, con ciascuno di noi.


Vabbè, usciti un attimo da queste divagazioni personali, mi permetto giusto due critiche.

La prima é che mi sarebbe piaciuto avere un capitolo dedicato ai meccanismi cerebrali/biologici delle dipendenze, che penso avrebbero arricchito il saggio. Ma capisco che sia una cosa dovuta più allo spirito di “scienziologo” che é in me, probabilmente questa cosa sarebbe stata più difficile da integrare con il resto del libro e forse sarebbe risultato un pochino meno divulgativo e personale.

La seconda è che avrei voluto un approfondimento sul tema delle dipendenze rispetto alle relazioni. Ho trovato doverosa la parte sul sesso e la pornografia, ma penso che potrebbe esserci qualcosa da dire anche sulle dipendenze (e co-dipendenze) affettive, soprattutto in un tempo come il nostro dove le notizie di relazioni tossiche che finiscono in tragedia si sprecano.


Al netto di queste note da cagacazzo, l’ho trovato un bel libricino e ti ringrazio di avermelo mandato, non solo perché mi hai riempito il vuoto di una mattina rovinata dai treni, ma perché sei riuscito a farmi riflettere su una serie di temi che ritengo importanti.

In sintesi per Catarro (e chiunque altro qua dentro): sí, direi che merita una lettura (é pure breve).

Spoiler:
*mi permetto la cit. perché nel testo fai riferimento a Sisifo, altro grande personaggio Camusiano (mio best autore evah) che riprende un po’ questo tema.
** non so se l’hai mai vista, ma su questo tema mi verrebbe da consigliarti (visto anche i tuoi riferimenti alle produzioni televisive) la serie Mad Men, che esplora parecchio questo punto.
*** mi ricorda un po’ la teoria del doppio vincolo di Bateson: due stimoli comunicativi opposti che i soggetti non riescono più a interpretare in modo univoco e con il tempo possono dare vita a comportamenti e forme schizofreniche.
**** anch’io ho fatto un pellegrinaggio alla fine del Liceo (in Polonia), e rimane a tutt’oggi (da ateo) una delle esperienze più belle della mia vita.
***** parlandone con il già citato amico, una volta mi era venuto da descriverla come una cipolla da cui togliere gli strati, uno alla volta.

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c'hoçtreß
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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da c'hoçtreß »

Sono troppo emozionato, devo metabolizzare, serve tempo.

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Inklings
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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

c'hoçtreß ha scritto: 21/12/2024, 19:48 Sono troppo emozionato, devo metabolizzare, serve tempo.
Intanto che riprendo le energie psico-fisiche per finire (forse) progetto, questa collaborazione con Dario potrebbe inaugurare una nuova rubrica:

Saggi dal wrestling web.
Gli utenti di TW come non li avete mai letti.

Chissà quanti scrittori si nascondono su queste piattaforme, quanti temi da esplorare, quanti lati nascosti da illuminare :godimento:

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Darth_Dario
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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Darth_Dario »

Sono sinceramente emozionato anche io. Non quoto per non appesantire il post, che mi sono anche alzato dal divano e venuto a scrivere al computer, per dire l'importanza.

Cerco di rispondere un po' a tutto, a casaccio come sempre:

-L'approfondimento da scienzologo lo capisco e rimane un mio grosso limite. Non ne sarei stato in grado e tutto sommato la scienza mi interessa fino a un certo punto. Facendo piangere Freud nel paradiso o inferno in cui si trova, io mi sento più artigiano che scienziato e questo saggio è stato prima di tutto una riflessione prima che una ricerca con metodo scientifico. Tuttavia la tesi del tuo amico mi interessa e sembra molto legata, si può leggere?

-Capisco anche la richiesta sul tema di dipendenza da relazioni. Di pancia mi stava venendo da dirti che mi hanno toccato poco nella vita, ma pensandoci qualche secondo mi sono reso conto dell'enorme stupidaggine che stavo per scrivere. Quindi forse è il problema contrario: sono un qualcosa di così intrinseco nella mia vita (di tutti?) che forse non sono, non ero, alla giusta distanza per scriverne.

-La parte dell'assuefazione al disagio te la riformulo così:


In breve: non è assuefazione, è abitudine. Sembra la stessa cosa, ma non lo è. Assuefazione comporta la ricerca attiva di quello stimolo, l'abitudine riguarda più la ricerca attiva dell' evitare qualsiasi cosa di nuovo e quindi potenzialmente sconosciuto e pericoloso. Uso spesso questa scena con i miei pazienti e, ancora più spesso, dico molto chiaramente che se stessero già facendo tutto giusto non avrebbero bisogno di me.

-Capitalismo merda. Ho appena dato le dimissioni dall'azienda in cui lavoravo ed è un mese che lavoro "solo" come psicologo. Sono felicissimo e per esorcizzare sto leggendo "Bullshit Jobs" di David Graeber e ogni due frasi sorrido, impreco e dico "eh cazzo, è proprio così".

Grazie veramente per il tempo che ti sei preso per leggerlo e per il post. E' veramente una sensazione strana per me aver pubblicato (e non autopubblicato, il mio ego ci tiene a sottolinearlo) un libro. La sensazione ancora più strana è quando qualcuno lo legge e mi dice che ha capito qualcosa. Il capitolo che è piaciuto di più per ora tra le persone con cui ho parlato è quello della macchina, che ho scritto tipo in 50 minuti quando ero in ufficio e a mia moglie ha fatto cagarissimo :almostlaughing:

PS: la roba della cipolla il tuo amico l'ha presa da Shrek :party: , almeno non sono il solo a citare i film nel lavoro!

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

L’immagine della cipolla era mia, ma ora che mi ci fai pensare è possibile che l’abbia inconsciamente ripresa da Shrek :mustache:

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da CombatZoneWrestling »

Inklings ha scritto: 22/12/2024, 22:42 Intanto che riprendo le energie psico-fisiche per finire (forse) progetto, questa collaborazione con Dario potrebbe inaugurare una nuova rubrica:

Saggi dal wrestling web.
Gli utenti di TW come non li avete mai letti.

Chissà quanti scrittori si nascondono su queste piattaforme, quanti temi da esplorare, quanti lati nascosti da illuminare :godimento:
Pronto a mandare il mio sulla condizione dei libri della Scapigliatura🤣

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

CombatZoneWrestling ha scritto: 24/12/2024, 17:26 Pronto a mandare il mio sulla condizione dei libri della Scapigliatura🤣
Ecco, non l'ho specificato, ma diciamo che non posso garantire di capire/rendere giustizia ai concetti, le posizioni i temi espressi da tutti Immagine

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Re: I Saggi del Cuore: letture e idee che lasciano un segno

Messaggio da Inklings »

32/52.
Ogni tanto ritornano.
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Vincitore del Premio Pulitzer nel 2011, L'imperatore del male è stato acclamato come una delle migliori opere di divulgazione scientifica del XXI secolo. Scritto da Siddharta Mukherjee, oncologo e ricercatore indiano naturalizzato statunitese, il saggio vuole presentare una sorta di "biografia" del cancro, offrendo una panoramica dettagliata delle sfide affrontate nella storia della lotta contro questa patologia (ma sarebbe meglio dire "queste patologie") e intrecciando spiegazione scientifica a racconti di pazienti, medici, scienziati e alle esperienze personali dell'autore.

Il viaggio parte dall'antichità, con i primi casi documentati di tumori nell’Egitto dei faraoni, per poi attraversare secoli di ignoranza, intuizioni, fallimenti e speranze. Mukherjee ripercorre alcuni momenti chiave di questa storia, concentrandosi in particolare sulla medicina moderna e contemporanea: dalla mastectomia radicale dell’Ottocento agli albori della chemioterapia, dagli studi pionieristici degli anni ’50 fino all’odierna frontiera dell’immunoterapia e delle terapie genetiche. Il racconto unisce trattazione e scoperte scientifiche delle varie epoche alle esperienze biografiche dei protagonisti, medici e pazienti, che hanno lottato in questa sfida millenaria contro un nemico dai molti volti, sfuggente e apparentemente imbattibile capitolo. Ne emerge un racconto che assume quasi le tinte di una narrazione epica fatta di battaglie vinte e sconfitte, di ossessioni e speranze, di tentativi ed errori.

Ma cos'è che rende il cancro così particolare rispetto alle altre patologie, secondo Mukherjee? Le cellule cancerose sono cellule normali del nostro corpo che, per una serie di mutazioni genetiche, perdono il controllo dei loro meccanismi di crescita e smettono di rispettare le regole che governano la vita multicellulare*. Invece di morire, come dovrebbero, proliferano senza limiti, diventando immortali, egoiste, distruttive e trovando modi di adattarsi, sfuggire ai trattamenti ed evolversi. In questo senso, Mukherjee rappresenta il cancro come una versione distorta di noi stessi, una caratteristica che secondo l'autore lo rende diverso anche sul piano emotivo e simbolico: il cancro non è una malattia che si prende, ma una che si genera dentro di noi, lentamente, in silenzio. È una malattia che ci appartiene, e che per questo spesso ci spaventa in modo viscerale, e che si lega a doppio filo anche all'aumento della longevità umana, poiché più viviamo a lungo, più le nostre cellule si replicano, più aumentano le possibilità che si verifichi un errore nel DNA. In altre parole, il cancro è il prezzo dell’evoluzione di forme di vita multicellulare, della complessità biologica, della vita stessa, ma una possibilità insita nel modo in cui siamo costruiti e ai processi della nostra crescita e del nostro sviluppo. Una malattia antica quanto la vita multicellulare e che probabilmente ci accompagnerà sempre.

In questo modo, Mukherjee declina il racconto della malattia in una riflessione profonda sulla condizione umana. Il cancro ci obbliga a interrogarci sul nostro corpo, sui limiti della scienza, sul senso della cura e sul significato della vita e della morte. È per questo che non lo tratta come una semplice patologia, ma come una storia, un personaggio (tanti personaggi), un’ombra che ci accompagna – e da cui, in un certo senso, abbiamo ancora molto da imparare.

Lettura tosta, non nel senso di difficile tecnicamente (anche se alcune parti richiedono un po' di attenzione in più), ma nel senso di provante sul lato emotivo. Mukherjee è abilissimo ad unire il rigore dello scienziato alla sensibilità del letterato, narrando le vicende con quella "distaccata compassione" che caratterizzava uno dei grandi personaggi di questo libro, Sidney Farber. Bravo anche in alcune parti più sociologiche, come i capitoli dedicati alla scoperta del cancro legato alle sigarette (tra l'altro leggevo quella parte proprio mentre avevo iniziato Mad Men, il ché ha comportato un'esperienza straniante).

Consigliato assolutamente, nonostante la lunghezza forse eccessiva.


NOTE:
Spoiler:
*La teoria dell'evoluzione aiuta parecchio a capire le origini del cancro, che vanno ricercati ad esempio nell'imperfezione dei meccanismi che regolano la vita multicellulare e l'invecchiamento. L'associazione multicellulare è una conquista fondamentale dell'evoluzione e si basa su meccanismi di controllo delle individualità cellulari (es. apoptosi, o morte cellulare programmata) volte a limitare la proliferazione e l'"insubordinazione" delle singole cellule, ma i meccanismi sono appunto imperfetti e soggetti a errori. L'invecchiamento porta con sé malfunzionamenti e ulteriori mutazioni "meno controllate" dalla selezione naturale (perché come ha insegnato Peter Medawar, la selezione agisce prevalentemente su quei geni che hanno effetti benefici prima dell'età riproduttiva, ma è sostanzialmente indifferente a eventuali effetti negativi dopo questa finestra.

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