Giorgio Parisi ha scritto: ↑04/01/2022, 14:13
Questa sfiducia di massa nella scienza è dovuta anche al fatto che
la scienza insiste a presentarsi come superiore al gioco delle parti e in un certo senso sapienza assoluta, rispetto agli altri pareri opinabili, quando in realtà non lo è affatto. Proprio il rifiuto caparbio di
accettare la propria non-neutralità indebolisce il prestigio degli scienziati che sbandierano un'obiettività che non è autentica, davanti ad un'opinione pubblica che in qualche modo ne avverte la parzialità di vedute e i limiti. Si concepisce la scienza come una superiore stregoneria, non si riesce a valutare realisticamente ciò che di concreto la scienza offre. Il risultato è che chi non è scienziato si mette in una posizione irrazionale di fronte alla scienza intesa come
magia inaccessibile, destinato ad essere deluso e quindi a preferire altre speranze irrazionali.
È da un po' che vedo queste accuse verso la scienza arrogante, e per carità capisco perfettamente quando si parla dei soliti Burioni o comunque ricercatori inadatti a divulgare pubblicamente, ma mi sembrano davvero assurde almeno tre cose:
- additare "la comunità scientifica" come colpevole, che sembra di parlare del comitato della SEELE. La comunità scientifica sono scienziati che fanno ricerca in tutto il mondo e la stragrande maggioranza pubblica i propri risultati senza troppo clamore, prendere su tutti per sineddoche quando la colpa è di pochi esponenti che si ergono o vengono posti sopra gli altri, è un tantino fuorviante
- mettere in dubbio l'oggettività della scienza. I dati sono oggettivi, che non vuol dire siano assoluti ed irrevocabili, ma che quando vengono presentati (ammesso che la ricerca sia stata svolta correttamente) portano una situazione precisa, il che apre precise vie di azione; e qui diventa compito della politica decidere quale via adottare.
- ritenere la scienza opinabile al pari di altri pareri. Posto che qualunque parere approfondito richiede studio, ma comunque tutti i pareri che non siano scienza sono costruzioni morali nostre che ogni secolo cambiamo in base ai nostri gusti (detta cinicamente ma facciamo a capirci); abbiamo deciso che l'eutanasia va normalizzata perché abbiamo deciso che la vita non è sacra e che quindi vale la pena regolamentare una dolce morte per chi lo richiedesse; sempre per la desacralizzazione abbiamo regolamentato il divorzio e l'aborto (parlo come occidentali, lasciate perdere l'Italia nello specifico). I tempi passano, le morali cambiano, la scienza si aggiorna. La differenza è che l'uomo sostituisce delle idee con delle altre; i dati scientifici, quando frutto di ricerca, si scoprono parziali e si rinnovano, ma non sono mai falsi: sono parziali, incompleti, insufficienti. Ma per quello che ne possiamo sapere in un determinato contesto, con determinati strumenti, quelli sono i dati, e l'unica maniera possibile immaginabile per confutarli è presentarne di altri più validi. Per cui, la scienza non è opinabile come qualunque altro campo della conoscenza, perché il suo oggetto di studio non dipende dal pensiero umano. I dati infatti, che siano ottenuti per finanziamenti inopportuni, che siano strumentalizzati dalla propaganda, che diventino base per una tesi, progressista o conservatrice, restano neutri. Cioè se mi spari muoio, ma la mia morte non è morale, al massimo la mia percezione della mia morte lo è, la mia morte è un dato neutro.
Sì dunque, la scienza è scienza, ed è neutra, e la politica è politica, che non vuol dire siano totalmente slegate l'una dall'altra, sarei deficiente, ma che non sono necessariamente interdipendenti. La scienza presenta dei dati, in sè per sè neutri, e la politica, sulla base della convenienza e dell'etica (si spera) li utilizza per agire. E dal momento che i dati sono potenzialmente accessibili a tutti, la scienza non può prefigurarsi come una magia, appunto perché i dati stanno lì, e al massimo è di nuovo compito della politica, se importante come in questo periodo, trovare un metodo efficace per comunicarli alla popolazione con chiarezza. Solitamente aspetteremmo di avere delle ricerche complete prima di agire, ma visto che stiamo in emergenza dobbiamo appigliarci a quei dati anche con l'ampia possibilità che siano imparziali, incompleti, insufficienti e che verranno aggiornati tra qualche mese, ma non
smentiti, come spesso e volentieri leggo in giro.
Parisi per me generalizza in maniera un po' pericolosa, quando il problema vero è di una retorica mediatica ignobile, di un contraddittorio insensato quando si parla di scienza e di ricercatori boriosi che puntualmente vengono ospitati e fanno casino, non certo di una fantomatica
comunità scientifica che agisce come un corpo solo.
Quindi bene togliere spazio a divulgatori ostili che screditano il valore della comunità tutta (io sono sempre più propenso ad assumere la figura del divulgatore, il cui lavoro sarebbe essere formato dall'esperto di turno e rielaborare il contenuto con un linguaggio pop, o se vogliamo rimanere più tradizionali, un divulgatore che intervisti e faccia da spalla allo specialista per condurre la discussione in maniera digeribile; sono strategie anche infantili, me ne rendo conto, ma per una comunicazione di massa sempre più polarizzata, e quindi infantile, ce n'è bisogno).
Attenzione però a non finire dall'altra parte e screditare davvero la scienza (che ricordo sono i risultati nero su bianco approvati e pubblicati contingenti a un determinato contesto, non è l'opinione degli scienziati nè la verità definitiva)